Svezia, chiusa l’inchiesta sull’omicidio del premier Olof Palme: il killer si è ucciso 20 anni fa
Per la Procura svedese il colpevole è Stig Engstrom, conosciuto anche come "Skandia Man", suicidatosi nel 2000. L'uccisione di Palme ha ossessionato giornalisti e scrittori, tra cui il noto Stieg Larsson, autore della saga "Millennium" scomparso nel 2004
Svezia, chiusa l’inchiesta sull’omicidio del premier Olof Palme: il killer si è ucciso 20 anni fa
La procura di Stoccolma ha chiuso il caso dell’uccisione del premier svedese Olof Palme, avvenuta 34 anni fa, indicando il nome del principale sospettato. Si tratta di Stig Engstrom, conosciuto anche come “Skandia Man”, morto suicida nel 2000. “Dal momento che la persona è morta, non posso incriminarlo e ho deciso di chiudere l’indagine”, ha riferito il capo procuratore Krister Petersson.
Il primo ministro socialdemocratico Olof Palme fu ucciso a 59 anni il 28 febbraio 1986, mentre camminava nel centro di Stoccolma dopo essere andato al cinema con la moglie, il figlio e la sua fidanzata. Quella sera aveva mandato via le guardie del corpo. Un uomo gli si avvicinò da dietro e gli sparò alla schiena, uccidendolo. Nel 1989 un uomo, Christer Pettersson, venne riconosciuto dalla moglie di Palme, Lisbet, in un confronto all’americana e condannato all’ergastolo ma fu scagionato in appello perché non venne mai stabilito il motivo né trovata l’arma.
Il grafico Stig Engstrom, soprannominato “Skandia Man” dal nome della compagnia assicurativa presso la quale lavorava, all’inizio invece non era stato preso in considerazione dagli investigatori. Ma in seguito, scavando nel suo passato, si è scoperto che sapeva maneggiare le armi, era stato nell’esercito ed è membro del poligono di tiro; inoltre faceva parte di un gruppo di destra di oppositori alle politiche di Palme. L’uomo, inoltre, aveva problemi finanziari e una dipendenza dall’alcol. Dal 2017 era diventato il principale sospettato, dopo che erano state notate incongruenze nel suo racconto rispetto a quello di altri testimoni.
La sera del 28 febbraio 1986 Engstrom si era fermato fino a tarda sera nel suo ufficio, che si trovava vicino alla scena del crimine. Era stato tra la ventina di persone che aveva assistito all’assassinio e aveva anche sostenuto – mentendo – di aver tentato di rianimare Palme. Il primo a identificarlo
Olof Palme, leader social-democratico, aveva condannato l’invasione sovietica della Cecoslovacchia e il bombardamento americano del Vietnam, aveva denunciato il regime sudafricano colpevole di apartheid e in patria aveva fatto infuriare gli imprenditori con una serie di riforme, schierandosi anche contro il nucleare.
Il suo omicidio è rimasto irrisolto per decenni, diventando un’ossessione per giornalisti e scrittori e dando luogo a diverse teorie. Tra le varie ipotesi avanzate per spiegare il motivo dell’assassinio di Palme, è stata tirata in ballo l’opposizione all’apartheid, la dichiarazione di gruppo terrorista per il Pkk curdo e uno scandalo legato a un giro di mazzette e vendita di armi, ma anche il ruolo di servizi segreti stranieri e della CIA.
Il autore della saga “Millennium” Stieg Larsson, scomparso nel 2004, si occupò a lungo del caso. Le sue ricerche – ricostruite in un puzzle dal giornalista svedese Jan Stocklassa – sono state pubblicate in un libro uscito in Italia per Rizzoli e intitolato L’uomo che scherzava col fuoco. Larsson, che aveva definito il caso Palme: “Uno dei delitti più sconvolgenti di cui io abbia mai avuto l’ingrato compito di occuparmi”, riteneva che dietro l’omicidio potesse esserci un estremista di destra su commissione dei servizi segreti sudafricani, a causa dell’appoggio del premier svedese all’Anc di Mandela e alla sua posizione contro l’apartheid.
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