Siria, il segretario della Nato Stoltenberg: “La Turchia non tocchi i civili”
Il segretario generale della Nato (di cui anche Ankara fa parte) ha incontrato il presidente turco Erdogan
Conflitto Turchia-Siria, il segretario della Nato Stoltenberg: “Non si tocchino i civili”
La tensione è altissima al confine tra Turchia e Siria da quando Ankara, il 7 ottobre, ha aperto l’offensiva militare contro i curdi del nord-est.
Per cercare di contenere la situazione, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg è oggi, venerdì 11 ottobre, in visita ad Ankara e prima di recarsi dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha dichiarato: “Quanto succede in Siria dimostra ancora una volta la necessità di una soluzione politica”.
La Turchia invade la Siria: la Nato in visita
In un’intervista al Corriere della Sera, Stoltenberg riconosce che la Turchia “è l’alleato contro il quale è stato compiuto il numero più alto di attacchi terroristici, che ha alcune legittime preoccupazioni di sicurezza”.
Ma allo stesso tempo, continua, “darò risalto all’importanza del contenersi e di evitare perdite civili”. L’importante per Stoltenberg è anche che le tensioni aumentate in Siria “non facciano tornare liberi i foreign fighter, combattenti stranieri, adesso prigionieri”.
La Nato, ha spiegato il segretario generale, “appoggia gli sforzi guidati dalle Nazioni Unite. L’escalation dimostra l’esigenza che la comunità internazionale favorisca il creare condizioni per soluzioni politiche”. E, ribadisce, “occorre attenzione sui foreign fighter. Ossia sugli stranieri di Daesh prigionieri di milizie rivali nei territori che vengono attaccati dalla Turchia. Va evitato che con le tensioni nel Nord della Siria tornino in libertà. Parliamo di migliaia di combattenti colpevoli di tremende violenze contro gente innocente”.
Cosa sta succedendo in Siria
Non si placano le tensioni per l’attacco ai curdi della Turchia in Siria. Migliaia di persone sono in fuga dalle loro zone e ci sono vittime civili. Mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan minaccia l’Europa. “Se l’Ue ci accuserà di occupazione e ostacolerà la nostra operazione militare, apriremo le porte a 3,6 milioni di rifugiati e li manderemo da voi”, ha detto ieri, giovedì 10 ottobre, ai leader del suo partito.
La reazione europea è stata durissima. “Parole inaccettabili”, hanno commentato il presidente francese Emmanuel Macron e il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Italia e Francia hanno convocato l’ambasciatore turco.
Ma anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avvertito Ankara: “Se non agirà secondo le regole, sarà colpita molto duramente finanziariamente e con delle sanzioni”. Gli Usa all’Onu poi: “Non abbiamo avallato il blitz”. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, decine di migliaia i civili in fuga dal nord-est.