Turchia: oltre 1.400 arresti per le proteste dell’opposizione contro l’arresto del sindaco di Istanbul Imamoglu

Tra i "provocatori" arrestati figurano almeno sette giornalisti accusati di aver partecipato a "raduni illegali". Il sindaco arrestato: “Quando arriveremo al potere, non faremo quello che ci avete fatto voi"
Oltre 1.400 persone sono state arrestate in Turchia dal 19 marzo scorso durante le proteste scoppiate in seguito all’arresto del sindaco di Istanbul e principale rivale del presidente Recep Tayyip Erdogan, Ekrem Imamoglu, accusato di corruzione e attualmente in custodia cautelare nel carcere di Silivri in attesa del processo.
“Attualmente ci sono 979 sospettati in custodia, oggi 478 persone saranno portate in tribunale”, ha rivelato oggi sui social il ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya. “Non verrà fatta alcuna concessione a coloro che tentano di terrorizzare le strade, di attaccare i nostri valori nazionali e morali e i nostri agenti di polizia”. In mattinata, il ministero aveva annunciato l’arresto di 43 “provocatori” dopo un’altra notte di manifestazioni in diverse città della Turchia, nel corso di un’ondata di proteste senza precedenti dai tempi delle imponenti manifestazioni di Gezi Park a Piazza Taksim del 2013. Tra i fermati figurano anche sette giornalisti arrestati insieme a quasi 200 persone accusate di aver partecipato a “raduni illegali”, una “decisione scandalosa” come l’ha definita Reporter Senza Frontiere (Rsf).
Anche ieri, come ormai ogni sera dal 19 marzo, decine di migliaia di persone sono scese in piazza a sostegno di Imamoglu davanti al municipio di Istanbul, dove intorno alla mezzanotte la polizia ha disperso con la forza i dimostranti, e in molte altre città della Turchia. Intanto le autorità di Ankara hanno prorogato fino al 1° aprile il divieto di manifestazioni nella capitale, un bando previsto anche a Smirne fino al 29 marzo e tuttora in vigore a Istanbul, dove per questa sera Ozgur Ozel, leader del Partito Popolare Repubblicano (Chp) che ha ufficialmente candidato Imamoglu alle presidenziali del 2028, ha convocato un’altra notte di proteste contro il “fascismo” delle autorità.
Lo stesso Ozel si è recato oggi nel carcere di Silivri, alla periferia di Istanbul, dove dal 23 marzo sono detenuti Imamoglu e i suoi 48 coimputati, tra cui due sindaci del Chp di altrettanti distretti cittadini. “Ho incontrato tre leoni lì dentro”, ha commentato il leader del Partito Popolare Repubblicano ai giornalisti assiepati fuori dalla prigione. “Stavano in piedi con la testa alzata (…) come leoni”.
Eletto sindaco di Istanbul due volte, nel 2019 e nel 2023, sconfiggendo i candidati del partito Akp del presidente Erdogan, Imamoglu è accusato di corruzione per una vicenda risalente al periodo in cui era sindaco del distretto di Beylikduzu, guidato dal politico del Chp dal 2014 al 2019, un’indagine già aperta nel 2023 per alcune presunte irregolarità nelle gare d’appalto assegnate nel 2015 che gli aveva impedito di correre contro Erdogan alle presidenziali di quell’anno. “Mi trovo di fronte a una delle più grandi ingiustizie della nostra storia politica. Naturalmente combatteremo contro il colpo di Stato del 19 marzo con tutti i mezzi legittimi”, ha scritto oggi Imamoglu su X. “Quando arriveremo al potere, non faremo quello che ci avete fatto voi. La giustizia sarà la garanzia per tutti, la legge assicurerà la sicurezza della vita e della proprietà di tutti e nessuno potrà violare la proprietà, l’onore, la dignità o la reputazione altrui”.