Turchia: migliaia in piazza per protesta contro l’arresto di Imamoglu. Manifestazioni di solidarietà anche in Italia

Scontri tra manifestanti e polizia e arresti a Istanbul e Ankara ai cortei di sostegno al sindaco e principale oppositore del presidente Erdogan. Sit-in anche a Milano, Bologna e Roma
Una folla di migliaia di manifestanti presidia ormai da due notti la sede del municipio di Istanbul mentre la protesta a sostegno di Ekrem Imamoglu, il sindaco e principale oppositore del presidente Recep Tayyip Erdogan, arrestato il 19 marzo con l’accusa di corruzione, rischia di allargarsi a tutta la Turchia, mentre una serie di sit-in e manifestazioni di solidarietà sono già andate in scena o sono in programma anche a Milano, Bologna e Roma.
Eletto sindaco di Istanbul due volte, nel 2019 e nel 2023, sconfiggendo i candidati dell’Akp, Imamoglu è stato arrestato insieme al suo portavoce Murat Ongun e ad altre 98 persone accusate dall’ufficio del procuratore capo di Istanbul di far parte di “un’organizzazione criminale”. Le accuse risalgono al periodo in cui Imamoglu era sindaco del distretto di Beylikduzu, nella zona europea del comune metropolitano guidato dal 2014 al 2019 dal politico del Partito Popolare Repubblicano (Chp), il principale movimento di opposizione in Turchia. Un’indagine già aperta nel 2023 per alcune presunte irregolarità nelle gare d’appalto assegnate nel 2015 che gli aveva impedito di correre contro Erdogan alle presidenziali di quell’anno e che ora, complice l’annullamento (senza giustificazione) del suo titolo di laurea avvenuto il giorno prima dell’arresto, può costargli la candidatura anche nel 2028.
“È stata avviata un’indagine nei miei confronti perché ho aperto un asilo nido”, ha ricordato oggi Imamoglu sui social. “Vorrei rilasciare una dichiarazione, ma al momento sono in custodia cautelare, altrimenti difenderei volentieri con tutte le mie forze gli asili nido che abbiamo costruito per i bambini di questa città. Continueremo a commettere il crimine di aprire asili nido. Affido alla nostra nazione gli asili nido dei nostri bambini, che sono il nostro futuro”.
Le proteste in Turchia
Dal suo arresto sempre più persone, in gran parte studenti delle università cittadine, si sono riunite davanti alla sede del comune, dove da due giorni il Chp continua a convocare manifestazioni di protesta dopo il tramonto. “È un colpo di stato civile!”, aveva denunciato il partito di Imamoglu subito dopo il suo arresto, mentre il leader del Chp, Ogur Ozel, ha nuovamente invitato i sostenitori del sindaco a scendere in piazza anche stasera, per la terza notte consecutiva, dopo l’iftar, il pasto che interrompe il digiuno del Ramadan. Stavolta però non soltanto nella capitale economica ma “in tutte le 81 province e 973 distretti” della Turchia, malgrado gli avvertimenti delle autorità fedeli a Erdogan. Il ministro della Giustizia Yilmaz Tunc, ad esempio, ha definito “illegali e inaccettabili” i ripetuti appelli alle proteste da parte dell’opposizione, che in questi giorni, nonostante i divieti, ha organizzato manifestazioni di solidarietà a Imamoglu in una trentina di province del Paese.
Già ieri sera però, sia a Istanbul che ad Ankara, dove le manifestazioni restano vietate fino a domenica 23 marzo (come anche a Smirne), si sono registrati momenti di tensione tra la polizia e i dimostranti. Dopo il sit-in organizzato davanti al municipio della capitale economica, che oltre a Ozgur Ozel ha visto anche la presenza del sindaco del Chp di Ankara Mansur Yavas (in predicato di sostituire l’arrestato alle presidenziali del 2028) e della moglie di Imamoglu Dilek Kaya, i manifestanti hanno cercato di marciare verso l’iconica Piazza Taksim ma la polizia è intervenuta a colpi di gas lacrimogeni e proiettili di gomma per bloccarli. Stessa scena, con anche l’utilizzo degli idranti, vista ieri sera nella capitale politica turca. In tutto, secondo l’agenzia di stampa ufficiale Anadolu, almeno 53 persone sono state arrestate e 16 agenti di polizia sono rimasti feriti. La repressione però non si ferma.
Le autorità hanno disposto un cordone di sicurezza presso i luoghi più simbolici per le proteste a Istanbul, Piazza Taksim e l’adiacente Parco Gezi, sospendendo persino le relative fermate della metropolitana e degli autobus. Al contempo, secondo l’osservatorio digitale Netblocks, hanno limitato l’accesso in città a diversi social network e servizi di messaggistica, tra cui X e WhatsApp mentre il ministro degli Interni Ali Yerlikaya ha annunciato l’arresto di 37 utenti per aver pubblicato “messaggi provocatori” online.
Solidarietà anche dall’Italia
La stretta contro il dissenso ha scosso anche la comunità turca in Italia, che attraverso la pagina Instagram “italiadirenis” si è data diversi appuntamenti per manifestare solidarietà a Imamoglu. Un sit-in di protesta è stato organizzato ad esempio ieri a Milano. “Il governo turco continua a smantellare la democrazia arrestando sindaci oppositori, eletti dal popolo, per sostituirli con amministratori imposti dal regime”, si legge nell’appello per la manifestazione. “Giornalisti, attivisti, oppositori politici e cittadini vengono incarcerati, torturati e ridotti al silenzio. Il regime autoritario reprime il dissenso e ignora i diritti fondamentali. Non possiamo rimanere in silenzio mentre la democrazia viene smantellata e i diritti fondamentali calpestati”. Altre manifestazioni sono invece previste domani, sabato 22 marzo, e domenica 23 a Bologna, Roma, Torino, Firenze e Messina.
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“Perché scendiamo in piazza?”, si legge nell’appello alla manifestazione di domani a Roma. “Per denunciare la censura e la soppressione della libertà di stampa. Per opporci alla repressione contro studenti, sindacalisti e attivisti. Per chiedere giustizia per tutti i prigionieri politici. Per difendere i diritti umani, la democrazia e la libertà di espressione”, continua il comunicato. “Negli ultimi anni, il governo turco ha intensificato il controllo sui media, soffocato il dissenso politico e criminalizzato il diritto di protesta. La libertà di espressione è sotto attacco, con migliaia di persone arrestate per aver espresso opinioni critiche”,
Dall’Italia poi è partita anche un’altra iniziativa, che coinvolge diversi sindaci europei. L’ex primo cittadino di Firenze e presidente di Eurocities, l’eurodeputato del Partito democratico Dario Nardella, ha promosso, insieme alla sindaca di Parigi Anne Hidalgo, una campagna a favore della liberazione di Imamoglu. “We stand with Ekrem Imamoglu, we stand for Democracy in Turkiye” (letteralmente: “Noi siamo dalla parte di Ekrem Imamoglu, noi siamo dalla parte della Democrazia in Turchia”), è lo slogan della campagna a cui hanno aderito anche i sindaci di Milano, Firenze e Roma, Beppe Sala, Sara Funaro e Roberto Gualtieri.