Erdogan pronto a lanciare un’offensiva di terra in Siria e Iraq contro i curdi
Ai bombardamenti nel kurdistan nel nord della Siria ed in Iraq iniziati ieri dalla Turchia potrebbero presto seguire delle invasioni via terra. “Se Dio vuole, presto li eradicheremo con i nostri carri armati, la nostra artiglieria e i nostri soldati”, ha detto il presidente turco Recep Tayyp Erdogan parlando dei membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerata un’associazione terroristica da Ankara. Il leader imputa ai curdi le responsabilità dell’attentato che lo scorso 13 novembre ha causato sei morti ad Istanbul: un ordigno piazzato nelle vie del centro cittadino da una donna considerata vicina agli ambienti del Pkk, nonostante quest’ultimo non abbia rivendicato l’attacco e anzi abbia smentito ufficialmente di voler prendere di mira i civili.
“Abbiamo risposto al vile attacco che è costato la vita a sei innocenti distruggendo obiettivi terroristi nel nord dell’Iraq e della Siria”, ha aggiunto il presidente turco, “sappiamo molto bene chi arma e incoraggia i terroristi”. Già ieri si era paventata l’ipotesi di un attacco via terra, il fatto che Erdogan vi abbia fatto menzione anche oggi ha fatto temere che l’operazione fosse imminente. Russia e Stati Uniti hanno entrambi manifestato la loro preoccupazione per l’eventuale instabilità che verrebbe a crearsi nell’area. Da Washington il Dipartimento di Stato ha espresso preoccupazione per “l’escalation in Siria” e si è detta “profondamente contrario ad azioni militari non coordinate che violano la sovranità nazionale dell’Iraq”. Mosca ha invitato Ankara a “trattenersi dall’uso eccessivo della forza militare in Siria, ed evitare ogni destabilizzazione”.
In mattinata l’agenzia Anadolu ha comunicato che 184 “terroristi” sono stati “neutralizzati” grazie ai missili lanciati ieri in territori dove il Pkk “ha nascondigli illegali” e pianifica “attacchi sul suolo turco”. L’attentato di due settimane fa ha offerto a Erdogan l’occasione di usare il terrorismo come campagna elettorale in vista delle prossime elezioni. “Giocando la carta dell’antiterrorismo e del protagonismo internazionale rispetto alla guerra in Ucraina – spiega Francesco Strazzari, politologo e professore di relazioni internazionali presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – Erdogan punta a riguadagnare quei punti che gli servono per superare gli effetti negativi della crisi politico-economica che sta attraversando la Turchia”.