L’imam Fetullah Gulen, accusato dalla Turchia di aver ispirato il golpe del 2016, è morto in esilio negli Usa
L’imam Fetullah Gulen, considerato dal governo della Turchia l’ispiratore del fallito tentativo di colpo di stato del luglio 2016, è morto nella notte negli Stati Uniti, dove viveva “in esilio volontario” dal 1999.
L’83enne, secondo la televisione pubblica turca Trt che cita una serie di gruppi vicini a Gulen, è deceduto nella notte in un ospedale in Pennsylvania. La notizia è stata confermata dal portale Herkul, che pubblica i sermoni di Gulen, secondo cui il religioso turco è morto “alle 21:20 di sera del 20 ottobre 2024, nell’ospedale dove era ricoverato da tempo”.
Sostenitore della prima ora del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, con cui però negli anni si erano guastati i rapporti, all’imam, che guidava un movimento chiamato Hizmet, era stata revocata la cittadinanza da Ankara nel 2017.
La sua persona e la sua organizzazione erano state accusate dalle autorità turche di “terrorismo” e di aver pianificato il golpe che nel 2016 avrebbe dovuto rovesciare il governo di Erdogan, provocando oltre 200 morti, accuse sempre respinte al mittente da Gulen e dai suoi seguaci.
Dopo il fallito tentativo di colpo di stato, Ankara ha disposto l’arresto di decine di migliaia di persone, compresi funzionari pubblici, docenti, religiosi, attivisti e giornalisti, accusate di avere legami con la rete dell’imam. Il governo turco ha anche inviato quasi un migliaio di richieste di estradizione per altrettanti sospetti residenti in decine di diversi Paesi del mondo.