La polizia chiude i canali televisivi vicini all’opposizione turca
A pochi giorni dalle elezioni le forze dell'ordine hanno oscurato le trasmissioni delle Tv che avevano criticato Erdogan
A pochi giorni dalle elezioni la polizia turca chiude le televisioni dell’opposizione. Mercoledì 28 ottobre a Istanbul le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nella sede gruppo editoriale Ipek vicino a Fethullah Gulen, oppositore del presidente Erdogan. Sono state interrotte le trasmissioni di molte emittenti tra cui Bugun Tv e Kanalturk.
La polizia è arrivata alle quattro del mattino nella sede delle stazioni televisive di Kanalturk e Bugun Tv a Istanbul, ha rotto le catene con cui erano state bloccate le entrate e ha fatto irruzione nell’edificio. I manifestanti che si erano radunati per protestare a favore della libertà di stampa sono stati dispersi l’uso di lacrimogeni.
Le trasmissioni della più grande piattaforma turca di pay-tv, Digiturk, sono state bloccate da un’ordinanza di un pubblico ministero. I canali oscurati erano canali vicini all’oppositore del presidente Tayyip Erdogan, l’ecclesiastico Fethullah Gulen.
La chiusura arriva pochi giorni prima delle elezioni parlamentari di domenica 1 novembre, per le quali Erdogan spera che il suo partito, l’Akp, ottenga la maggioranza dei voti.
Digiturk è la terza piattaforma a dover interrompere le trasmissioni dei canali vicini a Gulen su ordine del pubblico ministero di Ankara. Tra i canali che sono stati banditi ci sono Bugun Tv, che si occupa di notiziari televisivi, e S Haber, un canale per bambini.
Secondo un documento ufficiale dell’ufficio del procuratore capo di Ankara, si la chiusura sarebbe motivata da crimini contro l’ordine costituzionale. KanalTurk e Bugun Tv, altri tre giornali e una stazione radiofonica, sono posseduti dalla compagnia Koza Ipek Holding, che secondo le accuse starebbe raccogliendo fondi per una presunta organizzazione terroristica di cui Gulen è leader.
Erdogan accusa Gulen di volerlo deporre, utilizzando una “struttura parallela” di sostenitori all’interno di diverse istituzioni, tra cui la polizia, i media e quella giudiziaria.
Il capo del consiglio di amministrazione della Koza Ipek Holding, Akin Ipek, ha dichiarato che le autorità non avevano nessuna prova o alcuna motivazione legale per sequestrare l’azienda. Koza Ipek farà appello alla decisione della corte lunedì 2 novembre.
Secondo il governo, i raid di mercoledì mattina non sono contro la libertà di stampa, ma sono parte di una lunga guerra contro il terrorismo che la Turchia conduce, con diversi obiettivi come l’Isis, i ribelli curdi, militanti di estrema sinistra considerati illegali, e la rete dell’imam Fethullah Gulen.
Non sono della stessa idea Stati Uniti ed Europa secondo cui il governo turco dovrebbe proteggere la libertà di pensiero, soprattutto prima delle elezioni di domenica.
Anche Ismet Demirdogen, un membro del partito dell’opposizione Republican People’s Party (CHP), non condivide le azioni del governo. “Questo è un tentativo del partito AK di silenziare i media dell’opposizione nella prossima elezione generale”, ha detto Demirdogen.