La Turchia continua a bombardare l’Isis e il Pkk
Per il terzo giorno consecutivo, il governo turco ha condotto raid aerei contro basi dell'Isis in Siria e postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan in Iraq
La Turchia ha condotto diversi attacchi aerei contro alcune basi dello Stato islamico in Siria e postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord dell’Iraq.
I raid del governo turco sono cominciati tre giorni fa in quella che secondo molti analisti è una svolta importante nella politica estera turca. Per la prima volta, infatti, la Turchia ha attaccato l’Isis al di fuori dei propri confini nazionali.
La decisione di intervenire contro l’Isis e il Pkk è stata presa in seguito all’attentato di Suruç, in Turchia, con cui un ragazzo turco affiliato all’Isis ha compiuto un attacco suicida causando la morte di almeno 32 persone, e dopo l’uccisione di due poliziotti turchi rivendicata dal Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).
Tra l’altro, erano quattro anni che il governo turco non prendeva di mira il Pkk. Finora, secondo quanto dichiarato dal premier Ahmet Davutoglu, sarebbero stati fermati almeno 590 combattenti tra miliziani dell’Isis e membri del Pkk.
Il primo ministro Davutoglu ha riferito che la Turchia non ha intenzione di inviare truppe via terra in Siria per il momento, limitando la propria offensiva ai soli bombardamenti aerei.
Il quotidiano turco Hurriyet Daily News riporta una citazione del primo ministro Davutoglu, secondo cui questi recenti bombardamenti ai danni dello Stato islamico e del Pkk potrebbero “cambiare le regole del gioco in questa regione”.
In seguito a una richiesta arrivata da parte del governo turco, la Nato ha organizzato una riunione d’emergenza prevista per martedì 28 luglio, durante la quale verrà discusso l’intervento turco.
Nel corso della settimana precedente, in Turchia ci sono state diverse proteste contro il governo turco, accusato di non aver fatto abbastanza per fermare l’avanzata dell’Isis alla frontiera con la Siria.