Turchia, Erdogan continua la sua guerra digitale contro le piattaforme social: “Bloccato l’accesso a Roblox”
La decisione, ha spiegato il ministro della Giustizia turco Yilmaz Tunç, è legata alla presenza di “contenuti” che potrebbero risultare dannosi per i “minori”. Ma al Parlamento di Ankara si discute anche della chiusura di TikTok
Dopo Instagram, il cui accesso in Turchia risulta ormai bloccato da una settimana, Ankara ha deciso di bandire anche la piattaforma per videogiochi online Roblox, che conta più di 15 milioni di utenti nel Paese ed è frequentata soprattutto dai più giovani.
Il ministro della Giustizia turco Yilmaz Tunç ha spiegato ieri sera su X (ex Twitter) che la decisione è legata alla presenza di “contenuti” che potrebbero risultare dannosi per i “minori”, preoccupazioni che “sono state oggetto di un’indagine condotta dalla Procura generale di Adana”, una città nel sud della Turchia.
Roblox è una piattaforma di videogiochi online che consente anche di sviluppare nuovi titoli. Secondo Apple Store e Google Play, oltre 41 milioni di utenti in Turchia hanno scaricato questa app dalla sua comparsa sul mercato nel gennaio del 2015, per un interscambio economico totale pari ad almeno 37,5 milioni di dollari.
Gli altri fronti della guerra digitale di Erdogan
Il blocco di Roblox ha provocato numerose reazioni in Turchia, non solo sul web, mentre dal 2 agosto continua ancora a non risultare accessibile la piattaforma Instagram, tra accuse poco chiare di censura sulla guerra condotta da Israele nella Striscia di Gaza e di diffusione di presunti “contenuti illeciti”.
In risposta alle accuse delle autorità turche, il social network di proprietà di Meta ha fatto sapere di aver rimosso, su richiesta di Ankara, quasi 2.500 contenuti considerati illeciti soltanto durante i primi sei mesi del 2024. Ma evidentemente non è stato sufficiente.
L’offensiva della Turchia contro i social però potrebbe non fermarsi qui: il presidente della Commissione parlamentare sulle piattaforme digitali, Huseyin Yayman, ha infatti annunciato un’ulteriore stretta, stavolta contro Tiktok, di cui – secondo il politico del partito del presidente Erdogan Akp – “la nazione” chiede la chiusura.
“La gente che mi vede per strada mi grida: ‘Andrai in paradiso se chiudi Tiktok’”, ha assicurato in un filmato pubblicato per la prima volta dall’agenzia di stampa locale DHA, in cui Yayman ha ricordato le richieste ricevute dai cittadini incontrati nelle località di Hatay, Adana, Mersin e persino nella capitale Ankara e a Istanbul.
Proprio il sindaco di Istanbul nonché una delle voci più autorevoli dell’opposizione, Ekrem Imamoglu, ha però giudicato “inconcepibile” l’atteggiamento delle autorità turche nei confronti delle piattaforme social. “Coloro che prendono queste decisioni sono menti ignoranti riguardo al nuovo mondo, all’economia e alla tecnologia”, ha reagito Imamoglu su X.