Turchia, arrestato l’attivista italiano Gianfranco Castellotti a Istanbul
L'uomo, un veterinario di Massa, era lì come osservatore di un processo a una band turca
Un uomo italiano di 53 anni è stato arrestato giovedì 4 ottobre 2018 a Istanbul dove si trovava come osservatore per assistere a un processo contro una band turca. Ai suoi legali le autorità locali hanno fatto sapere che a suo carico non sono state formulate accuse formali, ma resterà comunque in stato di fermo fino a lunedì 8 ottobre quando si terrà l’udienza.
Gianfranco Castellotti, veterinario e attivista dell’Anti imperialist front, nato in Francia ma residente a Massa, era arrivato in Turchia pochi giorni prima. Come racconta Il Tirreno, era lì per seguire il processo contro Grup Yorum, un gruppo musicale con oltre 30 anni di attività, accusato di terrorismo a causa delle proprie canzoni e dell’impegno sociale e politico.
Castellotti si trovava nel centro culturale Idil, frequentato da musicisti, artisti e altri attivisti. Gli agenti hanno fatto irruzione nella struttura intorno alle 11 di mattina con le armi in mano e urlando parole in turco.
In quel momento nella struttura c’erano una decina di persone, che sono state caricate sui blindati e portate nel commissariato di Ferikoy in stato di fermo.
Dopo dieci ore il vice console per l’Italia in Turchia ha contattato la compagna di Castellotti, informandola che non è stato ancora accusato di nulla e che “è solo ospite” del commissariato. Sarebbe in buone condizioni di salute ma avrebbe rifiutato cibo e acqua.
È stato il legale turco che si occupa di tutte le persone fermate a Idil a confermare invece che l’attivista toscano è stato trasferito in carcere e che ci rimarrà fine a lunedì. Secondo l’avvocato a Castellotti verrà recapitato un foglio di via che gli imporrà di andarsene dalla Turchia, senza possibilità di ritorno.
Ma il veterinario massese rischia anche la conferma dell’arresto e l’accusa di terrorismo. Castellotti è uno storico militante di sinistra che è stato più volte in Turchia, spettatore dei processi contro artisti e giornalisti voluti dal presidente Erdogan.
“Conosceva i rischi a cui andava incontro seguendo questi processi – fanno sapere dal suo collettivo – ma non si è mai arreso. Aveva bisogno a tutti i costi di trasmettere il suo calore umano e il suo spirito combattivo ai militanti rinchiusi nelle celle fredde delle prigioni di tipo F”.
In una nota, la Farnesina ha fatto sapere di seguire da vicino e con la massima attenzione la vicenda, mantenendosi in contatto con i familiari e le autorità locali. “Funzionari del Consolato hanno incontrato il connazionale verificandone le buone condizioni di salute”, si legge nella nota.
Il 10 aprile 2017 a finire in stato di fermo nella provincia turca di Hatay, al confine con la siria, fu Gabriele Del Grande, giornalista, blogger e regista italiano. Fu scarcerato dopo 2 settimane.