La Turchia accusa l’Isis per l’attentato di Ankara
Il governo turco ha parlato di prove concrete che collegano l'Isis all'attacco più grave della storia moderna del Paese, che ha causato la morte di circa 100 persone
La Turchia dichiara di avere “prove concrete” che collegano l’Isis alle esplosioni di sabato 10 ottobre ad Ankara. È quanto sostengono alcune fonti vicine al governo.
Il premier turco Ahmet Davutoğlu ha riferito che l’Isis è il “sospettato principale” nelle indagini su quello che risulta essere l’attacco più grave nella storia moderna del Paese.
“Si è trattato senza dubbio di un attentato suicida (…) i test del DNA sono in corso. È stato stabilito il modo in cui gli attentatori suicidi sono giunti sul luogo dell’attacco. Siamo vicini a un nome che porterebbe a un gruppo”, ha inoltre aggiunto Davutoğlu.
Nessuno ha ancora rivendicato l’attentato. L’Isis finora non ha in alcun modo fatto riferimento all’attacco di Ankara nelle proprie comunicazioni su internet.
Secondo quanto riporta l’agenzia Associated Press, il vicepremier turco Numan Kurtulmus ha parlato di due attentatori suicidi che hanno fatto esplodere circa cinque chilogrammi di tritolo ciascuno durante la marcia pacifista di sabato 10 ottobre, causando la morte di circa cento persone.
Kurtulmus ha detto che le autorità hanno arrestato “un gran numero di sospetti”, ma si è rifiutato di fornire una cifra esatta. Nei giorni scorsi i filmati della marcia sono stati analizzati più volte per tentare di individuare i responsabili dell’attacco.
Ufficialmente le esplosioni hanno ucciso 97 persone, ma gli organizzatori della marcia credono che i morti siano stati 128. Anche il Partito Democratico del Popolo (Hdp), che è filo-curdo, è d’accordo su questa cifra. Molte vittime appartenevano proprio al partito Hdp.
Un funzionario del governo turco ha detto che i servizi di sicurezza stanno monitorando da diversi mesi alcune cellule dell’Isis presenti nel Paese. Le misure di sicurezza al confine sono state rafforzate e circa 10mila individui sono stati inseriti in una lista di persone che non possono entrare in Turchia.
Intanto il governo ha ricevuto critiche per non aver saputo prevenire le esplosioni. “Il governo, che ha informazioni d’ogni tipo, che sa anche quando un uccello vola e batte le ali, non è stato capace di prevenire un massacro nel cuore di Ankara”, ha detto Selahattin Demirtas, uno dei due capi dell’Hdp.
Migliaia di civili sono scesi in piazza nei giorni dopo l’attacco, puntando il dito contro il governo per il modo in cui ha gestito la vicenda.
“Il governo assassino sarà responsabile dei suoi crimini”, hanno intonato alcuni dimostranti ad Ankara lunedì 12 ottobre, durante il funerale di una delle vittime, Kubra Meltem Mollaoglu. “Erdogan capo e assassino” o “morte al fascismo” sono stati altri slogan sentiti in piazza domenica 11 ottobre.
Il governo turco ha negato fortemente di essere responsabile dell’attacco, ma ha riconosciuto alcune leggerezze nella gestione della sicurezza.
“Ovviamente c’è stato un errore, ma la sua portata sarà chiara solo dopo le indagini”, ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Erdogan ha comunque definito le esplosioni come un attacco al Paese.
“Questo attacco è stato contro la Turchia”, ha detto Erdogan. “L’obiettivo di questo attacco erano i nostri cittadini come anche la totalità del nostro Paese”.
Nel pomeriggio di lunedì 12 ottobre ci sono stati brevi scontri durante i quali la polizia turca ha usato gas lacrimogeni contro alcuni civili che cercavano di posare fiori sul luogo delle esplosioni. Il governo ha inoltre riferito che sosterrà finanziariamente le famiglie delle vittime.
Dopo l’attacco di sabato, il Pkk aveva annunciato una tregua con il governo turco. Ma la sera stessa, l’esercito turco ha ammesso che alcuni suoi aerei avevano colpito postazioni del Pkk in Turchia e nel nord dell’Iraq. Questo raid aereo avrebbe causato la morte di 49 militanti curdi, secondo quanto reso noto da un comunicato ufficiale dell’esercito turco.
Il Pkk, in un comunicato, ha detto di voler continuare la tregua nonostante i bombardamenti contro le proprie basi. “Non romperemo la sosta alle ostilità”, ha detto Murat Karayilan, un comandante del Pkk, secondo l’agenzia stampa turca Firat. Mantenere la tregua è un dovere verso le persone uccise ad Ankara, ha aggiunto Karayilan.
Fra meno di tre settimane, il primo novembre, si terranno le elezioni per il rinnovo del parlamento turco: si svolgeranno regolarmente, secondo quanto riferito dai funzionari del governo.