Tsipras vince le elezioni in Grecia
Syriza, il partito di Alexis Tsipras, si conferma primo partito, senza ottenere la maggioranza. Formerà un nuovo governo con i nazionalisti dell'Anel
Syriza, la Coalizione della sinistra radicale guidata da Alexis Tsipras, ha vinto le elezioni legislative greche di domenica 20 settembre.
Con il 35,5 per cento dei voti, il partito ha superato il 28,1 raggiunto dal centrodestra di Nea Dimokratia di Vangelis Meimarakis. L’estrema destra di Alba dorata, invece, si è confermata terzo partito con un consenso pari a circa il 7 per cento dei votanti.
Syriza non ha, però, raggiunto la maggioranza assoluta e si prepara a un nuovo governo di coalizione con il partito nazionalista Greci indipendenti (Anel), che ha ottenuto il 3,7 per cento dei consensi.
Delusione elettorale invece per Unità popolare, il partito creato dai parlamentari che hanno lasciato Syriza in disaccordo con la linea di Alexis Tsipras, che resta fuori dal parlamento non avendo raggiunto lo sbarramento necessario del 3 per cento.
Il leader di Syriza ha commentato la vittoria sottolineando come il popolo greco gli abbia concesso questa seconda possibilità “per sbarazzarsi del regime di corruzione e di interessi intrecciati che ha governato il Paese per anni”.
La nuova coalizione di governo avrà l’obiettivo di attuare prima della fine dell’anno le riforme previste dal piano di accordi con l’eurozona e la ricapitalizzazione delle banche greche.
Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Interno greco, il 45,2 per cento degli aventi diritto al voto si sarebbe astenuto, mentre a gennaio coloro che non si sono recati alle urne erano il 36,4 per cento.
Syriza è alla guida del Paese dal 25 gennaio, giornata in cui aveva ottenuto il 36,3 per cento dei consensi.
A inizio 2015, Tsipras aveva promesso la messa in discussione delle condizioni di austerità imposte dai creditori internazionali alla Grecia, che rischiava il fallimento.
Il leader di Syriza aveva indetto un referendum il 5 luglio per far decidere ai greci se accettare o meno le proposte dei creditori, che avrebbero garantito al Paese i prestiti d’emergenza necessari per evitare il tracollo in cambio dell’accettazione di un pacchetto di riforme concordato con l’Unione europea.
Dopo la vittoria popolare del “no”, che aveva ottenuto il 61,3 per cento dei voti, il 13 luglio Tsipras aveva raggiunto un accordo con l’Ue che permetteva alla Grecia di incassare un primo prestito di sette miliardi di euro, che avrebbe consentito, tra le altre cose, la riapertura delle banche, che avevano sospeso il servizio tre settimane prima per mancanza di liquidi nel Paese. Il 14 di agosto l’eurogruppo aveva approvato un ulteriore prestito di 85 miliardi di euro.
La capitolazione di Tsipras aveva portato a una rottura interna a Syriza. Alcuni suoi membri avevano lasciato il partito per dare vita una nuova formazione: Unità popolare, sostenuta, tra gli altri, dall’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che si era dimesso il 6 luglio, in disaccordo con la nuova linea del suo partito, Syriza.
La rivolta interna aveva privato il primo ministro della maggioranza in parlamento e lo aveva portato alle dimissioni e alle elezioni anticipate di domenica 20 settembre.
Ora Tsipras ha tempo quattro anni per trovare una soluzione alla crisi che ha piegato la Grecia negli ultimi mesi, facendole rischiare l’uscita dall’euro.