Dai complotti sul web al tentato golpe: così Trump ha legittimato il neo-terrorismo americano
Quasi tutto si può dire sul tentativo (seppur goffo) di colpo di Stato andato in scena a Washington il 6 gennaio. Quasi tutto, fuorché ciò che è successo a Capitol Hill sia stata una sorpresa inaspettata. La crescita esponenziale dei gruppi suprematisti e cospirazionisti da almeno due anni era infatti sotto la lente investigativa del Federal Bureau of Investigation americano, che in un primo rapporto del 2018 ha definito il cosmo di associazioni pro-Trump come potenziale “minaccia terroristica interna”.
QAnon, Proud Boys e Boogaloo sono le sigle più famose e non è la prima volta che schegge impazzite rappresentano per le autorità statunitensi un pericolo per la sicurezza pubblica.
Chi sono gli insorti: Proud Boys, QAnon e Boogalo
Ultras della politica, i militanti più intransigenti dell’elettorato sono pronti a tutto pur di far mantenere al proprio leader il potere. Hanno diverse conformazioni, sono singoli individui o gruppi organizzati, in alcuni casi vere e proprie milizie strutturate in maniera paramilitare in grado di paralizzare o far indietreggiare le forze armate ufficiali.
Gravitano nel mondo dell’estrema destra e del suprematismo bianco, come il caso dei Proud Boys o i Boogalo, ma sono anche sostenitori di teorie del complotto e di nuove forme religiose, come gli adepti della teoria QAnon. Proprio di questi ultimi ci siamo occupati su TPI a novembre con uno speciale in quattro puntate: QAnon è in assoluto la fazione più numerosa e pericolosa.
Sono convinti che il mondo sia governato da una coalizione di pedofili e satanisti, il Deep State (o Cabala) e solo un uomo starebbe in grado di riportare la pace e l’ordine negli Usa e sul pianeta Terra: Donald J. Trump. Ad oggi, secondo una ricerca di Hope not Hate sarebbero circa 19 milioni gli americani a credere, a vari livelli, alla teoria cospirazionista.
Al momento attendono ancora che Trump mostri al mondo le prove delle messe nere e del cannibalismo organizzate dai democratici. I Proud Boys, diventati celebri per le contro-manifestazioni armate durante le movimentazioni di Black Lives Matters e ritenuti dei suprematisti bianchi, sono stati definiti molte volte dal presidente come “patrioti”. Il leader di questa organizzazione di stampo neofascista, Enrique Tarrio, è stato arrestato e poi rilasciato durante le ore concitate del tentato golpe. Sono solo uomini (le donne sono escluse) e sono convinti sostenitori del ritorno a valori tradizionali.
Bogaloo è invece il nome del gruppo razzista che ha diverse rappresentanze nel Sud del Paese. Sono convinti che ci sarà una seconda guerra civile e sono pronti ad una vera e propria guerra in difesa della razza bianca.
Dal web agli allarmi dell’Intelligence: tutt’altro che un fenomeno di innocuo folklore
La galassia di movimenti cospirazionisti nasce nel web, sui principali social network. L’anno zero di questo conglomerato di gruppi suprematisti pro Trump è fissato al 2015, un anno prima della sua elezione. Ben presto emergono dalle conversazioni e dai materiali di propaganda claim violenti, minacce, tentativi di organizzare crimini.
Le piattaforme del web se ne accorgono tardi e ben prima che vengano presi dei provvedimenti seri questi movimenti crescono e nascono organizzazioni paramilitari, forum, gruppi di addestramento e assemblee riorganizzate nel deep web. La scia di sangue non tarda a seguire: attentati incendiari, omicidi, rapimenti, assalti.
Ciò che nasce come movimento di protesta diventa un fenomeno incontrollabile ed esponenziale che trova il suo apice con il tentato golpe di ieri. Non bisogna avere paura a dirlo senza mezzi termini: sebbene non tutti gli aderenti a questi gruppi siano cattive persone, le teorie che ne stanno alla base sono potenzialmente esplosive.
Ad affermarlo è anche l’FBI, che in una nota del 2019 aveva classificato questo fenomeno come “potenziale minaccia di terrorismo interno”, sottolineando al tempo come molto probabilmente “emergerà, si diffonderà e si evolverà nella moderna sfera dell’informazione, spingendo di tanto in tanto sia gruppi che singoli estremisti a compiere atti criminali o violenti”.
La politica e l’intelligence dunque sanno da tempo del pericolo: a inizio 2020 per esempio il direttore dell’FBI Christopher Wray aveva detto alla commissione giudiziaria del Senato che la violenza dei suprematisti bianchi è stata “la motivazione per la maggior parte dei casi di terrorismo domestico su cui l’ufficio ha indagato nell’anno fiscale 2019”.
Ciò che si teme di più di tutto, secondo le fonti dell’FBI, è la radicalizzazione di questi gruppi: essere convinti che il mondo sia in mano a dei satanisti pedofili, che forze oscure stiano lavorando per l’estinzione della tua etnia o che la democrazia sia stata scippata in cabina elettorale trasforma il dibattito politico un’arena, l’avversario in un nemico e ogni mezzo legittimo per raggiungere il proprio fine.
Un pericolo che l’intelligence Usa aveva messo nero su bianco solo l’anno scorso quando scriveva che “la nuova categoria dell’estremismo si concentra specificamente sui punti di vista che tentano di spiegare eventi o circostanze come risultato di un gruppo di attori che lavorano in segreto per avvantaggiarsi a spese degli altri” e sono “di solito in contrasto con le spiegazioni ufficiali o prevalenti degli eventi”. Rimescolare la narrazione per stravolgere il reale, abbiamo avuto diversi esempi in passato di quali siano gli effetti.
Il ruolo di Trump e l’impreparazione della polizia
Nemmeno di fronta ai morti, alle minacce o alle organizzazioni paramilitari Trump ha mai condannato i gruppi cospirazionisti. Anzi, spesso li ha sostenuti, definendoli “persone che amano il proprio Paese”. Ed è questo secondo gli analisti l’elemento esplosivo: gli adepti credono di essere in una guerra civile e il loro leader, travolto da un narcisismo quasi patologico, lascia credere loro qualsiasi cosa, lo fomenta e chiama all’azione quando lo ritiene opportuno.
Quello che è successo a Capitol Hill è solo un drammatico epilogo del comportamento sconsiderato di Trump: nei giorni precedenti al 6 gennaio il presidente uscente aveva chiesto ai propri sostenitori di circondare il Congresso e di farsi sentire “con decisione”, soffiando sul fuoco dei presunti brogli elettorali e sulla sospensione della democrazia.
Trump aveva parlato nei giorni precedenti di una manifestazione “selvaggia” e nelle chat dei gruppi cospirazionisti giravano materiali estremamente minacciosi, come foto di esplosivi e fucili d’assalto da portare alla manifestazione.
La polizia posta a difesa del Congresso, la Capitol Police, e il corpo di polizia di Washington d’altra parte sapevano bene che le manifestazioni avrebbero avuto un potenziale violento eppure hanno posto a difesa pochi uomini e mal equipaggiati. Che Qanon, Proud Boys e Bogaloo sarebbero stati presenti era cosa nota ma nonostante il clima teso, le note e i report degli ultimi anni e la scia di sangue lasciata da questi gruppi nessun organo federale ha pensato all’ipotesi di un’azione violenta. L’FBI è scesa in campo solo alla fine, qualche ora dopo l’occupazione, per mettere fine all’azione dei sedicenti golpisti.
Il paradosso del terrorismo domestico
Risulta difficile pensare che un terrorista possa essere bianco, di destra, della middle class e con l’asta di una bandiera statunitense fieramente salda tra le mani. Eppure negli ultimi 4 anni all’interno dei confini statunitensi il terrorismo suprematista e cospirazionista è stato certamente il più pericoloso.
Nell’immaginario comune il terrorista è esogeno, diverso, quasi disumano. Certamente è più facile pensare ad un terrorista tra le fila di Black Lives Matters o sotto la tunica di un cittadino mediorientale. Eppure non è così e tutto il mondo ne ha avuto la drammatica prova: gli Stati Uniti si sono dovuti svegliare di colpo da questa rassicurante illusione.
Bob, il tuo vicino che espone la bandiera confederata e fa strani discorsi sul Deep State potrebbe essere un nemico di quella che fino a poco fa si riteneva essere la democrazia più solida del mondo. Chi lo avrebbe detto, anche solo 10 anni fa?
Leggi anche: 1. Come il cospirazionismo può influenzare le elezioni Usa e perché il post voto può trasformarsi in un incubo / 2. “Trump segretamente in guerra contro Obama, pedofilo satanista”: la folle teoria che porta i seguaci a uccidere / 3. La teoria del complotto QAnon spopola anche in Italia: ecco chi c’è dietro
4. Il giorno più buio dell’America (di Giulio Gambino) / 5. Il golpe di Trump (di Luca Telese) / 6. La democrazia Usa cancellata per qualche ora, ma il vero sconfitto è Trump (di Giampiero Gramaglia)