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Sentenza storica negli Usa: Trump condannato per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels

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Donald Trump è il primo ex presidente Usa - e il primo candidato alla Casa Bianca - a subire una condanna penale. Credit: AGF

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato giudicato colpevole di tutti i 34 capi di imputazione nel processo sul caso dei pagamenti effettuati alla pornostar Stormy Daniels. Il verdetto è stato emesso giovedì 30 maggio da una giuria del Tribunale di New York che si è pronunciata all’unanimità dopo due giorni di camera di consiglio.

Trump, che fra due settimane compirà 78 anni, diventa così il primo ex presidente della storia degli Stati Uniti a essere condannato in un processo penale e anche il primo candidato alle elezioni presidenziali a correre come pregiudicato. La condanna non gli impedisce comunque di partecipare alla competizione elettorale né, in caso di vittoria, di rivestire la carica di presidente.

Dopo la sentenza di colpevolezza, la pena sarà stabilita in un’udienza fissata per l’11 luglio, quattro giorni prima dell’inizio della convention del Partito repubblicano che lo incoronerà ufficialmente come candidato alla Casa Bianca. La pena potrà variare da un massimo di 4 anni di reclusione alla messa in prova sino ad una multa. Peraltro, considerata la sua età avanzata e il fatto che finora era incensurato, è assai improbabile che Trump finisca in carcere. In ogni caso l’ex presidente farà appello e quindi ci vorranno mesi, se non anni, per la definitiva conclusione della vicenda.

Il miliardario ha assistito impassibile in aula alla pronuncia della sentenza, ma poi l’ha duramente commentata fuori dal tribunale: “È stato un processo farsa, è una vergogna. Sono un uomo innocente”, ha detto, annunciando che “continuerà a combattere”. “Il vero verdetto sarà il 5 novembre”, ha poi aggiunto, riferendosi al giorno delle elezioni presidenziali.

Una sfida subito raccolta dal suo principale avversario per la Casa Bianca, il presidente in carica Joe Biden, che su X ha scritto: “C’è un solo modo per tenere Donald Trump fuori dallo studio ovale: andare alle urne”. In una nota, la campagna presidenziale del leader democratico ha affermato che la sentenza newyorkese dimostra che “nessuno è al di sopra della legge”.

Trump era accusato di 34 reati per aver falsificato altrettanti documenti contabili della sua holding allo scopo di occultare un pagamento da 130mila dollari effettuato in favore della pornostar Stormy Daniels. Con quei soldi il tycoon avrebbe comprato il silenzio della donna sulla notte di sesso che i due avevano avuto dieci anni prima in una suite d’albergo durante un torneo di golf a Lake Tahoe, nel Nevada (al tempo Trump era sposato da un anno con la sua attuale moglie Melania).

Il pagamento sarebbe stato effettuato dall’ex avvocato del magnate, Michael Cohen, che avrebbe poi ricevuto un rimborso da Trump sotto forma di spese legali fittizie. Cohen ha successivamente confessato l’esistenza dell’accordo tra il tycoon e la pornostar, venendo condannato per vari reati e diventando così il testimone chiave dell’accusa contro Trump. Anche Stormy Daniles, nel 2018, ha confermato la vicenda.

Questo caso riguarda “un complotto e un insabbiamento”, il primo “per corrompere le elezioni del 2016”, il secondo “per nascondere il complotto e mascherarlo falsificando i documenti aziendali”, ha accusato nella sua requisitoria processuale il procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, democratico.

La difesa di Trump, da parte sua, sostiene “i documenti non sono falsi” e che l’ex presidente “è innocente” e “non aveva alcuna intenzione di truffare”. “Oggi è un giorno vergognoso nella storia americana”, ha scritto su X il presidente della Camera Mike Johnson, esponente repubblicano, definendo il caso “un esercizio puramente politico, non legale”. A cinque mesi dalle elezioni presidenziali, gli Stati Uniti sono un Paese spaccato più che mai.

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