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La Casa Bianca pubblica una foto di 9 migranti in catene verso il rimpatrio: “Trump invia un messaggio forte al mondo”

Immagine di copertina
Credits: AGF e White House

Nove immigrati con le manette ai polsi e una catena di ferro stretta in vita si imbarcano in fila indiana su un volo militare degli Stati Uniti che li rimpatrierà nel loro Paese d’origine. È la foto pubblicata sui social dall’account ufficiale della Casa Bianca oggi, venerdì 24 gennaio, a quattro giorni dall’insediamento alla presidente di Donald Trump.

Sull’immagine campeggiano due scritte: in alto “Promesse fatte, promesse mantenute” e in basso, in caratteri più grandi, “I voli per i rimpatri sono iniziati”.

“Come promesso, il presidente Trump sta inviando un messaggio forte al mondo: chi entra illegalmente negli Stati Uniti andrà incontro a gravi conseguenze”, si legge nella didascalia che accompagna lo scatto.

Il post in pochi minuti è diventato virale su scala globale, scatenando reazioni di segno opposto, dal plauso nei confronti della politica anti-immigrazione di Trump all’indignazione per le catene a cui sono costretti i migranti.

In un post precedente, la Casa Bianca fornisce il report giornaliero di oggi sull’applicazione delle norme sull’immigrazione da parte dell’Ice (United States Immigration and Customs Enforcement), l’Agenzia federale del Dipartimento per la Sicurezza nazionale responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere: nelle ultime 24 ore sono stati 538 i migranti irregolari arrestati.

“Il presidente Trump sta usando ogni leva del suo potere esecutivo per proteggere i confini della nostra nazione”, ha affermato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, intervistata da Fox News. Trump, ha ribadito la portavoce, “sta inviando un messaggio molto chiaro al resto del mondo: se anche solo per un secondo pensate di entrare illegalmente nel nostro paese e di infrangere le leggi degli Stati Uniti d’America, ne subirete le conseguenze!”.

Durante la campagna elettorale per le presidenziali, Trump aveva promesso di realizzare “la più grande deportazione di massa degli immigrati irregolari nella storia degli Stati Uniti”. Ora il presidente sta portando avanti quel disegno.

Appena si è insediato nello Studio Ovale, ha dichiarato l’immigrazione “emergenza nazionale” e ha deciso di rafforzare i controlli al confine, annunciando che il Pentagono manderà fino a 1.500 soldati in servizio attivo al confine con il Messico per supportare la Polizia di frontiera nel fronteggiare l’immigrazione clandestina.

Trump ha anche dato il via libera alle retate contro i migranti irregolari anche in luoghi precedentemente considerati “protetti”, come scuole, chiese e ospedali.

Nell’ambito di questo programma di contrasto all’immigrazione clandestina, il presidente ha anche disposto l’abolizione dello Ius Soli, quel meccanismo – previsto dalla Costituzione degli Stati Uniti – in base al quale chiunque nasce sul territorio nazionale è automaticamente un cittadino statunitense. L’ordine esecutivo in questione, tuttavia, è stato temporaneamente bloccato da un giudice federale di Seattle, che ha dichiarato il provvedimento “incostituzionale”. Trump, da parte sua, ha annunciato che farà ricorso.

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