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Trenta giorni al voto

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Un mese dalle elezioni a Berlino. Ecco il bilancio della campagna elettorale, il profilo dei candidati e dei principali partiti

Il prossimo 22 settembre sarà l’equinozio d’autunno, ma sarà anche il giorno delle elezioni politiche in Germania, le più attese del 2013 in Europa e nel mondo. Dalle scelte politiche ed economiche del prossimo governo tedesco dipendono i mercati finanziari e la sorte dell’Euro, con conseguenze che travalicheranno i confini nazionali.

La campagna elettorale fino a ora non sembra aver portato grandi sorprese. La favorita ancora una volta, è Angela Merkel – 59 anni e due mandati da cancelliera alle spalle – che in un ipotetico confronto diretto otterrebbe secondo i sondaggi il 62 per cento dei voti contro il 38 per cento del rivale Peer Steinbrück – leader dei socialdemocratici, 66 anni e già ministro delle finanze della Merkel nella “grande coalizione” al governo tra il 2005 e il 2009.

Una vittoria che sembra quindi scontata per l’Unione dei cristiani-democratici della Merkel (Cdu) cui da settimane i sondaggi assegnano il 40 per cento dei voti contro il 25-26 per cento dei socialdemocratici della Spd, principale partito di sinistra. Il giornalista Peter Schneider ha addirittura affermato che “queste elezioni rischiano di diventare le più noiose della storia tedesca”.

Ad ogni modo la “Cancelliera di ferro” non ha voluto dare nulla per scontato, e ha investito 20 milioni di euro in una campagna elettorale a ritmi molto serrati, che la vedrà partecipare a due manifestazioni politiche al giorno e tenere 56 comizi. A sostenerla il “Team Deuschland”, un esercito di 22 mila fedelissimi. Lo scorso 20 agosto la Merkel ha visitato il museo del campo di concentramento di Dachau. Si tratta della prima visita ufficiale di un cancelliere sul posto, e la scelta ha destato aspre critiche.

La strategia della Cancelliera è innovativa anche per quanto riguarda le proposte politiche, dal momento che il suo programma “cambia i paradigmi degli ultimi 40 anni”, come lei stessa ha sottolineato. Non si era mai vista tanta generosità per le famiglie e le infrastrutture tedesche: la Merkel prevede di investire 25 miliardi in ampliamenti e risanamenti delle autostrade tedesche nel corso dei prossimi 4 anni, e di aumentare gli assegni familiari e gli sgravi fiscali per i lavoratori, così come la pensione delle casalinghe. Nelle imprese tedesche sarà inoltre imposto il “salario minimo”, come auspicato dai socialdemocratici.

A chi ha accusato la Merkel di aver trasformato la Cdu in una “Spd light” lei ha risposto ironica: “Anche loro hanno buone idee”. Il vero rischio per Angela Merkel, si annida nel gioco delle alleanze, poiché i liberali (Fdp) con cui è attualmente al governo, rischiano di non superare la soglia di sbarramento del 5 per cento.

Dal canto loro i socialdemocratici hanno investito 23 milioni di euro nella propaganda, e hanno promesso che, se toccasse a loro salire al governo, elimineranno i privilegi fiscali di commercianti, hotel e ricchi ereditieri. In tal modo recupererebbero 20 miliardi da investire in cultura, scuole e asili nido.

Anche i verdi guidati da Jürgen Trittin, propongono un aumento delle tasse, ma promettono una Germania alimentata esclusivamente da fonti rinnovabili entro il 2030. I sondaggi hanno però registrato per loro un calo dei consensi dal 18 al 13 per cento, dovuto probabilmente allo scandalo legato alla notizia venuta fuori di recente degli abusi sessuali commessi negli anni Ottanta durante i loro convegni.

Deludono i Pirati tedeschi, che oscillano da tempo intorno al 2-4 per cento, cioè sotto la soglia del 5 per cento necessaria per entrare nel Bundestag. Dopo gli ottimi risultati nelle elezioni locali del 2011 e 2012, la crisi, che ha colpito il partito da alcuni mesi, non sembra possa essere risolta prima delle prossime elezioni.

La grande incognita è costituita, piuttosto, dal nuovo partito “Alternative für Deutschland”(Afd), nato lo scorso febbraio. Il movimento ha un solo punto nel suo programma: far fuori l’euro. Il suo fondatore, Bernd Lucke, insegna economia all’università di Amburgo e sostiene che la moneta unica sia la rovina dell’economia tedesca. L’alternativa sostenuta dal partito è semplice: introdurre in Germania, Olanda, Austria e Finlandia – i paesi forti – l’ “euro del nord”; e invece far circolare nel meridione d’Europa l’ “euro del sud”.

Secondo la teoria di Lucke, in tal modo i paesi indebitati ci guadagnerebbero perché potrebbero svalutare la propria moneta. Il partito anti-euro potrebbe attrarre i voti del mondo accademico, dei professionisti e dei conservatori delusi dalla Merkel. Una parte del ceto medio, infatti, secondo lo storico Paul Nolte, si sente attratta dal nazionalismo dell’Afd, che non ha comunque nessuna affinità con la Npd, il partito neonazista. I sondaggi al momento vedono l’Afd intorno al 3 per cento, ma manca ancora un mese di campagna elettorale, durante la quale tutto potrebbe accadere.

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