A poche ore dall’inizio della tregua in Siria Assad ha promesso di riconquistare tutto il paese
Il presidente siriano ha gettato una lunga ombra sulle possibilità reali che il nuovo accordo sul cessate il fuoco possa reggere
Al tramonto di lunedì 12 settembre 2016, in Siria è entrato in vigore il cessate il fuoco negoziato dagli Stati Uniti e dalla Russia per ridare vigore a un processo di pace miseramente arenato principalmente sulle macerie di Aleppo, ex centro commerciale e seconda città del paese.
Ma il presidente siriano Bashar al-Assad ha gettato una lunga ombra sulle reali possibilità che questa nuova tregua regga e che apra la strada alla risoluzione di un conflitto che dura da oltre cinque anni, che ha causato centinaia di migliaia di vittime e 11 milioni di sfollati.
In un gesto altamente simbolico, Assad si è recato a Daraya, sobborgo di Damasco a lungo in mano ai ribelli e schiacciato dall’assedio delle forze governative, e lì ha celebrato la preghiera della festività musulmana Eid al-Adha, il giorno del sacrificio.
Il presidente ha poi rilasciato un’intervista all’emittente governativa. “Lo stato siriano è determinato a riguadagnare ogni area ancora in mano ai terroristi”, ha dichiarato Assad, aggiungendo che l’esercito continuerà a fare il suo lavoro “senza esitazioni e indipendentemente da qualsiasi circostanza interna o esterna”.
L’accordo per il cessate il fuoco include il pieno accesso degli aiuti umanitari a ogni area e una maggior collaborazione tra forze americane e russe nel colpire i gruppi terroristici. Ma di fatto incontrerà diversi ostacoli nell’implementazione.
La tregua prevede che le forze filogovernative, sostenute dalla Russia, e i gruppi di opposizione, sostenuti dagli Stati Uniti e dai paesi del Golfo, interrompano i combattimenti. Ai ribelli moderati viene inoltre chiesto di separarsi dai gruppi estremisti.
Tuttavia, l’ex Fronte al-Nusra, ribattezzato Jabhat Fateh al-Sham nel tentativo di prendere le distanze da al-Qaeda e liberarsi dell’etichetta di gruppo terroristico, gioca un ruolo vitale nella battaglia per Aleppo al fianco di altre fazioni ribelli. Esso però non è compreso nell’accordo.
I ribelli sostengono che l’accordo stretto da Washington e Mosca favorisce Assad, ma si sono impegnati a rispettare il cessate il fuoco.
Gli Stati Uniti hanno assicurato che il governo di Damasco non lancerà attacchi aerei su delle aree individuate in accordo con il Cremlino, ma l’opposizione teme che tale clausola non venga rispettata. Anzi, sostiene che l’accordo corrente abbia gli stessi difetti del precedente: la mancanza di garanzie, meccanismi di controllo e sanzioni per chi lo viola.