Le torture in Burundi contro gli oppositori del presidente Nkurunziza
La polizia del Burundi avrebbe torturato i detenuti arrestati per costringerli a confessare informazioni sui gruppi d'opposizione del presidente Pierre Nkurunziza
Le forze armate del Burundi hanno torturato gli oppositori del presidente Pierre Nkurunziza, secondo quanto denuncia un report dell’ong Amnesty International.
Il servizio di intelligence nazionale e la polizia del Burundi avrebbero imprigionato i manifestanti senza mandato d’arresto e li avrebbero torturati per obbligarli a confessare informazioni circa i gruppi d’opposizione nel Paese.
Le vittime hanno raccontato che la polizia li colpiva con spranghe di metallo, immergeva le loro teste sotto l’acqua sporca o li sottoponeva a scosse elettriche.
Un testimone ha detto di essere stato rinchiuso in stanze piccolissime, riempite di pietre o di lastre di ghiaccio con cui la polizia minacciava di colpirlo se non avesse confessato i nomi di altri dissidenti politici. Ha dovuto stilarne una lista e firmare una dichiarazione in cui si impegnava a non partecipare più ad altre manifestazioni contro il presidente Nkurunziza.
“Hanno iniziato a picchiarmi con una sbarra di ferro. Poi mi hanno chiesto di spogliarmi. Hanno preso un contenitore pieno di sabbia e l’hanno legato ai miei testicoli. Mi hanno lasciato così per oltre un’ora e sono svenuto. Quando ho ripreso conoscenza, mi hanno fatto sedere sopra una pozza di acido di batteria, che bruciava terribilmente”, ha raccontato una delle vittime all’ong.
Ai prigionieri non è stato concesso di essere assistiti da un avvocato e finora non è stata iniziata alcuna indagine in relazione ai casi di tortura denunciati.
“Le testimonianze che abbiamo ricevuto sono devastanti perché la tortura e altri maltrattamenti sono proibiti sia dalla costituzione del Paese che dai trattati regionali e internazionale, di cui il Burundi è parte”, ha dichiarato Sarah Jackson, vice direttore di Amnesty International per l’Africa orientale, il corno d’Africa e la regione dei Grandi Laghi.
Nei mesi scorsi è successo più o meno di tutto in Burundi: le elezioni presidenziali sono state inizialmente rimandate, cui ha fatto seguito un periodo di duri scontri e proteste tra manifestanti e autorità.
Gli oppositori protestavano contro la decisione del presidente Nkurunziza di candidarsi per la terza volta, nonostante la costituzione del Paese imponesse un limite di due mandati.
Nel maggio è stato anche tentato un colpo di stato. Da allora sono proseguiti i disordini, che si sono concentrati nel nord del Paese. Nkurunziza è infine stato rieletto per la terza volta il 21 luglio scorso, ma i partiti dell’opposizione hanno boicottato il voto.