Tonga: arrivano i primi aiuti dopo l’eruzione, ma le autorità temono che i soccorritori possano portare uno “tsunami di Covid”
Tonga: arrivano i primi aiuti dopo l’eruzione, ma le autorità temono che i soccorritori possano portare uno “tsunami di Covid”
Le autorità di Tonga, finora risparmiata dalla pandemia, temono che l’arrivo dei soccorritori dopo l’eruzione degli scorsi giorni possa portare uno “tsunami di Covid” nel piccolo paese del Pacifico. Lo ha dichiarato all’emittente australiana ABC Curtis Tuihalangingie, dell’ambasciata tongana in Australia. Secondo il diplomatico, fermare l’arrivo del nuovo coronavirus continua a essere una priorità per il paese, che ha finora registrato un solo caso di Covid-19 dall’inizio della pandemia.
L’arcipelago è stato colpito da uno tsunami alto fino a 15 metri dopo l’enorme eruzione di un vulcano sottomarino a soli 65 chilometri dalla capitale Nuku’alofa. L’Australia e la Nuova Zelanda hanno annunciato l’invio di aiuti e soccorritori, nel rispetto delle regole del distanziamento sociale.
“Stiamo davvero attenti, per evitare che la nostra risposta porti più problemi”, ha detto Sophie Ford, coordinatrice della risposta internazionale alle emergenze per la Croce Rossa australiana, ribadendo che le organizzazioni umanitarie sono consapevoli delle restrizioni anti-Covid presenti nell’arcipelago, che impongono un periodo di isolamento che può arrivare a tre settimane. Secondo Ford, la partenza della nave HMAS Adelaide è prevista oggi da Brisbane, con un carico che include materiali per offrire un riparo agli sfollati e acqua potabile.
La Nuova Zelanda ha annunciato l’invio di due navi militari, il cui arrivo è previsto per venerdì. Secondo il ministro della Difesa Peeni Henare, il loro compito principale sarà quello di occuparsi della fornitura di acqua, minacciata dalla nuvola di cenere causata dall’eruzione.
Secondo il governo, l’eruzione di sabato scorso ha causato la morte di tre persone: una donna e un uomo di Tonga e una donna britannica. Inoltre sono state distrutte tutte le abitazioni sull’isola di Mango, in cui abitano 50 persone, e sull’isola di Fonoifua, dove ne sono rimaste in piedi solo due. Il disastro naturale ha danneggiato anche il cavo sottomarino utilizzato dal paese per comunicare con il resto del mondo, riducendo la capacità