Chi è Tom Perez, il nuovo presidente del partito democratico statunitense
Figlio di immigrati dominicani, appoggiato da Obama e contestato dai sostenitori di Sanders, l'ex segretario del Lavoro potrebbe catalizzare il consenso dei latinos
Figlio di immigrati dominicani, 55 anni, cattolico con educazione gesuitica, ex avvocato per la difesa dei diritti civili e già Segretario al Lavoro nell’amministrazione Obama. È il profilo di Tom Perez, il nuovo presidente del comitato nazionale dei democratici negli Stati Uniti (Democratic national committee), che dovrà prendere in mano le redini del partito dell’Asinello nell’era Trump, con in difficile compito di rilanciarlo dopo la sconfitta di Hillary Clinton nella corsa alla Casa Bianca.
Sostenuto dall’ex presidente statunitense Barack Obama, nella convention di Atalnta, in Georgia, Perez ha sconfitto il suo principale sfidante, il deputato afroamericano del Minnesota Keith Ellison – primo musulmano eletto al Congresso Usa – con 235 voti su 445.
Il nuovo presidente Dem, che ha scelto Ellison come suo vice, è descritto da tutti gli osservatori statunitensi come uno dei rappresentati più influenti dell’establishment democratico, supportato, oltre che da Obama, dalla stessa Clinton, anche se non l’endorsement della ex candidata alla Casa Bianca non è mai arrivato ufficialmente.
Subito dopo la risicata vittoria, dal palco di Atlanta Perez ha subito attaccato il tycoon, annunciando battaglia contro “il peggior presidente della storia degli Stati Uniti” e dicendo di essere favorevole a un’inchiesta indipendente sulle interferenze russe nella campagna elettorale americana.
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Immediata e altrettanto dura la replica di Donald Trump. “Non potrei essere più felice per il partito repubblicano”, ha dapprima scritto su Twitter l’inquilino dello Studio Ovale, congratulandosi sarcasticamente con Perez. Poi l’attacco: “la corsa per il presidente dei democratici è stata, naturalmente, totalmente truccata. Il candidato di Bernie, come Bernie stesso, non ha mai avuto nessuna possibilità. Clinton ha chiesto Perez!”.
Un chiaro tentativo, quello di Trump, di screditare la figura del nuovo presidente dei democratici, identificandola con quella “corrotta” di Hillary e con il complotto, rivelato da Wikileaks, che sarebbe stato ordito dall’establishment democratico contro l’ex sfidante di Hillary Clinton alla Casa Bianca, Bernie Sanders. e avrebbe portato alle dimissioni del predecessore di Perez, Debbie Wasserman Schultz.
La vittoria di Perez è stata incerta fino all’ultimo. Quando è arrivata – al secondo turno – i sostenitori di Ellison, che gravitano attorno all’ala sinistra dei democratici incarnata da Sanders, hanno fatto esplodere la loro rabbia, contestando l’opportunità di mettere alla guida del partito un uomo dell’establishment vicino a Hillary Clinton. Con un’abile mossa, Perez ha messo a tacere la protesta nominando subito come vice Ellison, che ha invitato i suoi all’unità.
L’elezione di Perez, primo presidente Dem di origine ispaniche, arriva in un uno dei periodi più difficili della storia politica dei democratici, con i repubblicani che hanno in mano il Congresso, due terzi dei governi federali e dei parlamenti locali, nonché la Corte Suprema degli Stati Uniti. Le sue origini potrebbero catalizzare il consenso delle comunità di latinos, deluse da Trump per le sue politiche anti-immigrazione.
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