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Home » Esteri

In Thailandia il popolo è in rivolta perché vuole più vaccini

Immagine di copertina
Credit: Redem - Free Youth Thailand

All’apparenza sono manifestazioni equivalenti a quelle che vediamo in Europa ormai da giorni: migliaia di persone in strada, cartelli, fumogeni, arresti. Eppure le proteste che in questi giorni affollano le strade della Thailandia, presentano una sostanziale differenza: i cittadini chiedono al governo più vaccini, e vaccini più efficaci contro la variante Delta (ovvero a tecnologia mRNA).

Cittadini novax non si trovano facilmente in un Paese che da decenni fa i conti con pandemie e diffusioni di virus (come la SARS nel 2002 o la MERS nel 2016) e con i relativi costi umani ed economici. Il Paese era uscito relativamente bene dalla prima fase della pandemia, quella del 2020. Grazie al contributo dei suoi abitanti, all’esperienza del Paese nella gestione di pandemie, il governo Thai aveva registrato numeri record (in negativo) di contagi.

La situazione si è però ribaltata a partire dalla primavera 2021 ed è peggiorata con l’estate. Complice una lenta riapertura del Paese, la diffusione della variante delta, lo scarso numero di vaccini e la ridotta capacità del siero Sinovac (promosso dal Partito Comunista Cinese con un accordo con il governo Thailandese), il Paese si è trovato di fronte ad un’emergenza gravissima, economica e sanitaria. I manifestanti thailandesi sono riuniti sotto l’egida del movimento Restart Democracy, ma tra loro vi sono numerosi attivisti e sostenitori di partiti di opposizione, come il Move Forward Party, sostenuto dai reduci del Future Forward Party (il partito progressista più in crescita in Thailandia, dissolto dal Governo nel 2020).

I movimenti di protesta in Thailandia sono stati una costante nella storia del Paese, che ha potuto contare su una lunga e stabile monarchia (quella di Rama IX è stata la più longeva al mondo, terminata nel 2016) che ha visto alternarsi, negli ultimi anni, governi militari non sempre graditi al popolo.

Il movimento Restart Democracy, in strada in queste settimane, chiede che vengano rispettate tre istanze: l’uso di vaccini a tecnologia mRNA (come Moderna e Pfizer), le dimissioni del primo ministro del governo militare, il generale Prayut Chan-o-cha, e l’allocazione di budget militare per la gestione dell’emergenza. A questa chiamata ha risposto, da poco, anche il governo americano, inviando oltre un milione e mezzo di dosi di vaccini Pfizer.

All’emergenza sanitaria si è inoltre aggiunta quella economica: il Paese, ha limitato sia alcune attività industriali per ridurre il rischio di contagi (frequenti nelle fabbriche), sia il turismo. Anche le ragioni economiche spingono i cittadini thailandesi a scendere in piazza. La crisi economica è considerata frutto della scarsa distribuzione dei vaccini. Le proteste non sembrano terminare, nonostante la dura repressione della polizia, che da luglio ha arrestato decine di persone.

Le piazze infuocate, i cartelli, i megafoni: da un lato alcuni cittadini europei che chiedono di abolire il Green Pass, dall’altro un popolo funestato già da altre pandemie, che non vuole rivivere lo stesso incubo e che, per questo motivo, chiede al contrario più vaccini, e vaccini più efficaci.

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