Cosa è successo in Thailandia
Gli attacchi hanno colpito cinque diverse località e sarebbero opera dello stesso gruppo, ma al momento non è arrivata alcuna rivendicazione
Tra giovedì 11 e venerdì 12 agosto una serie di esplosioni coordinate hanno avuto luogo in cinque diverse province della Thailandia, la maggior parte in località turistiche. Secondo la polizia sarebbero rimaste uccise quattro persone e ci sarebbero decine di feriti. La Farnesina ha reso noto che tra questi ultimi ci sarebbero anche due italiani.
Le esplosioni sono state in tutto oltre dieci. Quattro hanno avuto luogo nella località turistica di Hua Hin, dove sono rimaste uccise due persone. Due bombe sono esplose a Suran Tani, dove una persona è morta. Un’altra persona è morta a causa della bomba esplosa a Trang, e altri ordigni sono deflagrati a Patong, sull isola di Phuket, e sulla spiaggia di Phang Nga.
Huang Hin, Phuket e Phang Nga sono alcuni dei luoghi della Thailandia maggiormente frequentati dai turisti, noti soprattutto per le loro spiagge e i loro resort.
Il generale Prawit Wongsuwan, vice primo ministro del governo militare del paese, ha riferito che gli attacchi sono stati senz’altro realizzati dallo stesso gruppo. Le autorità locali hanno dichiarato che non si tratterebbe di terrorismo internazionale. Potrebbe dunque trattarsi dei ribelli separatisti della Thailandia meridionale, ma al momento non ci sono indizi evidenti a riguardo.
I ribelli separatisti del sud, riunitisi Fronte nazionale rivoluzionario (BRF), puntano alla costituzione di uno stato al confine tra Thailandia e Malesia che ricalchi i confini del vecchio Sultanato di Pattani, conquistato nel 1785 dal regno del Siam. Dal 2004 questo gruppo è impegnato in un conflitto con il governo thailandese che ha causato oltre 6mila vittime.
Secondo il reporter della BBC Jonathan Head, se fosse confermato che la responsabilità sia da attribuire alla guerriglia della Thailandia meridionale, si tratterebbe di un netto cambiamento della strategia di questo gruppo, che non aveva mai colpito il turismo.
Verosimilmente, avrebbero cercato di colpire un settore fondamentale per l’economia del paese. Ma c’è anche dell’altro secondo Head, che vede come simbolica la scelta di compiere un attacco a Hua Hin, città di mare non lontana dalla capitale Bangkok e considerata la residenza fuori città preferita dal re di Thailandia.
Il 17 agosto 2015 un attentato aveva ucciso 20 persone a Bangkok, nei pressi del santuario Erawan. L’attacco non fu mai rivendicato, ma si sospettò la pista del nazionalismo thailandese e non dei separatisti del sud.