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Tutte le tappe del conflitto siriano dal 2011 a oggi

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Le informazioni di base e gli eventi fondamentali per capire com'è nata e in che modo si è sviluppata la rivoluzione siriana, diventata poi una guerra civile

La crisi siriana è al centro delle cronache internazionali dal 2011, quasi sei anni: un conflitto che ha causato circa 400mila vittime, secondo le stime delle Nazioni Unite. Oltre 11 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case: più di 6 milioni sono sfollati interni; 4,8 milioni sono registrati dall’agenzia dell’Onu per i rifugiati in Giordania, Libano, Turchia e Iraq; un altro milione circa ha chiesto asilo in Europa. 

La guerra in Siria, pur essendo sotto gli occhi di tutti, è difficile da decifrare. È davvero difficile ricostruire la cronologia esatta degli eventi, capire come si è evoluta la situazione, fino alle accuse di crimini contro l’umanità, orientandosi tra le diverse fazioni in lotta.

TPI ha scritto una guida per aiutare il lettore a interpretare le notizie dalla Siria, che affollano i media e i social network.

Com’è cominciata

Sull’onda delle primavere arabe, nate nel 2010 in diversi paesi del Medio Oriente e Nord Africa – a partire dalla rivoluzione dei gelsomini in Tunisia –, la Siria è raggiunta da un desiderio rivoluzionario che esige libertà, democrazia e dignità, dopo quarant’anni di regime autoritario dominati dalla famiglia alawita degli Assad: prima dal presidente Hafez al-Assad, salito al potere nel 1971, poi dal figlio Bashar al-Assad, succedutogli alla sua morte nel 2000.

Lo stato di emergenza imposto nel 1963 dal colpo di stato baathista non era mai stato revocato. Di fatto, esso ha sospeso per 48 anni la protezione costituzionale e le libertà civili dei cittadini siriani, limitandone la capacità di esprimere dissenso.

Nel 2011 sono nate nel paese manifestazioni pacifiche, che chiedevano a un presidente giovane un nuovo corso riforme in senso democratico, e non necessariamente la sua rimozione.

Ma le manifestazioni si sono trasformate in proteste e le proteste in rivoluzione. E quando gli scontri armati si sono estesi in tutto il paese, la rivoluzione è diventata nel 2012 una guerra civile.

A scontrarsi non erano più solo le forze del regime e quelle dell’opposizione. Nel paese elementi estremisti si sono insinuati nel conflitto, fino all’avvento, nel 2014, del sedicente Stato islamico.

Diversi paesi stranieri sono intervenuti direttamente e indirettamente in Siria, a sostegno dell’una o dell’altra fazione, ma l’azione militare decisiva è stata quella della Russia, al fianco del presidente Assad, a settembre 2015.

Chi combatte in Siria

L’esercito regolare siriano, fedele al presidente Bashar al-Assad, è sostenuto da diverse milizie lealiste. Gli iraniani e il movimento sciita libanese Hezbollah hanno inviato i propri uomini a supporto di Damasco. Le forze aeree russe rafforzano dal cielo le azioni del governo.

I ribelli sono divisi in diverse fazioni: l’alleanza denominata Esercito siriano libero (Fsa), le milizie curde e quelle islamiste. Infine, si inseriscono nel quadro i combattenti estremisti dell’Isis.

Il conflitto siriano è caratterizzato da alleanze fluttuanti, divergenze di obiettivi e una lotta di tutti contro tutti. 

— LEGGI ANCHE: Chi combatte in Siria

I momenti salienti del conflitto siriano

Qui di seguito le tappe più importanti per capire com’è nata e in che modo si è sviluppata la crisi siriana, esplosa poi in un conflitto, anno per anno, mese per mese: 

2011 • Le origini della crisi

Marzo – Cominciano le proteste

All’inizio di marzo alcuni adolescenti, contagiati dai movimenti delle primavere arabe di altri paesi della regione, scrivono sui muri di Deraa, una cittadina meridionale del paese, “as-sha’b yurid isqat an-nizam” (“il popolo vuole la caduta del regime”). I ragazzi sono arrestati e si diffonde la notizia che la polizia militare li ha torturati.

15 marzo – È il Giorno della rabbia: si verificano manifestazioni in favore della democrazia nelle due principali città della Siria: a Damasco, la capitale, e Aleppo, il centro commerciale settentrionale del paese. Presto le proteste si propagano in altri centri urbani in tutto il paese fino alla regione settentrionale curda, dove diverse centinaia di migliaia di persone non godono dei diritti di cittadinanza.

18 marzo – Migliaia di persone si riuniscono per manifestare pacificamente a Deraa, scandendo lo slogan “Allah, Suriyye, Hurriyye ou bas” (“Dio, Siria, Libertà e basta”) chiedendo il rilascio dei ragazzi arrestati all’inizio del mese e riforme democratiche. Le forze di sicurezza aprono il fuoco sulla manifestazione uccidendo quattro persone. Damasco sostiene che alcuni infiltrati abbiano agito per fomentare la violenza. 

21 marzo – I ragazzi arrestati il 6 marzo sono rilasciati per concessione del presidente.

Nella seconda metà di marzo, Deraa è il centro delle proteste antigovernative e si verificano diversi episodi di violenza. Un numero imprecisato di persone resta ucciso. Ma le manifestazioni si svolgono anche in altri centri tra cui Homs, Hama, Deir ez-Zor, Raqqa e persino Latakia, nella zona costiera considerata roccaforte del sostegno agli Assad. A Damasco si tengono sia manifestazioni lealiste sia proteste contro il regime.

26 marzo – In risposta alle richieste di liberazioni dei prigionieri politici, le autorità rilasciano oltre 200 detenuti, secondo diverse fonti la maggior parte di loro sono islamisti.

Sin dalle prime fasi, le informazioni che si diffondono sono contraddittorie. La televisione di stato parla di infiltrati che fomentano le violenze, gli attivisti siriani denunciano la reazione brutale delle forze di sicurezza contro manifestanti pacifici.

29 marzo – In diverse città, inclusa Damasco, si svolgono manifestazioni a sostegno di Assad, impiegati pubblici, a cui sono state concesse appositamente ore di permesso, e intere classi scolastiche partecipano. Intanto, il governo guidato da Naji al-Otari si dimette.

30 marzo – Durante la prima apparizione televisiva dall’inizio delle proteste, Assad denuncia una “cospirazione” da parte di “poteri stranieri” che vogliono distruggere la Siria.

Aprile – Dalle proteste alla rivoluzione

Deraa è circondata dalle forze armate siriane. La città sarà attaccata e occupata dall’esercito alla fine del mese.

8 aprile – Amnesty International rende noto che dal 18 marzo sono già state uccise 171 persone.

Mentre proseguono le proteste, gli attivisti accusano il governo di tagliare occasionalmente le linee elettriche e telefoniche. Centinaia di persone, nel frattempo, sono state arrestate.

14 aprile – Viene formato un nuovo governo guidato dal primo ministro Adel Safar. Lo stesso giorno la televisione di stato annuncia che Assad ha ordinato il rilascio di tutte le persone arrestate in relazione alle proteste che non abbiano commesso crimini contro la nazione e i cittadini.

18 aprile – Il ministro dell’Interno dichiara che il paese si trova a fronteggiare “un’insurrezione armata guidata dal motto jihad per creare uno stato salafita”. È la prima volta che il governo parla di estremismo islamico alla base della rivoluzione.

21 aprile – Lo stato di emergenza è revocato dopo 48 anni.

22 aprile – È il Great Friday: proteste antigovernative si tengono in almeno 20 centri urbani di tutta la Siria. Secondo diverse fonti e analisti questo è il giorno più sanguinoso tra marzo e settembre 2011. Al Jazeera dice che quelle siriane non sono più semplici proteste, ma una rivoluzione.

Alla fine di aprile anche Douma, un sobborgo popolare di Damasco, è isolato per diversi giorni dall’esercito e dalle forze di sicurezza. 

Maggio – L’assedio di Deraa

5 maggio – La città di Homs è invasa dai carri armati. Nel frattempo l’esercito si ritira da Deraa, ma non rompe l’assedio.

Altre località percorse da proteste vengono messe sotto assedio e perquisite casa per casa mentre si moltiplicano gli arresti.

9 maggio – L’Unione europea impone un embargo sulle armi e ordina sanzioni contro la Siria ma non contro il presidente Bashar al-Assad.

11 maggio – Il segretario generale delle Nazioni Unite chiede alle autorità siriane che l’Onu abbia accesso a Deraa, dove l’assedio ha lasciato la popolazione senza scorte alimentari. Deraa è la prima città sulla quale Damasco usa l’arma della fame per sedare le proteste.

Alcune migliaia di siriani hanno già cominciato ad attraversare il confine occidentale con il Libano.

20 maggio – Per la prima volta la comunità assiro-cristiana si unisce alle proteste.

Per la fine di maggio anche ad Aleppo si verificano manifestazioni di massa.

Le regioni di Deraa e Homs sono quelle più coinvolte nelle proteste.

Giugno – Per la prima volta si parla di crimini contro l’umanità

Human Rights Watch accusa per la prima volta il regime di Damasco di aver commesso crimini contro l’umanità nel soffocare le proteste.

Il segretario di Stato americano Hillary Clinton afferma che Assad sta perdendo legittimità.

6 giugno – La televisione di stato rende noto che 120 soldati sono caduti in un’imboscata e sono stati uccisi da una “gang armata” a Jisr al-Shughour, una città nel nord del paese sulla quale è lanciata un’operazione militare. Circa duemila persone lasciano il governatorato di Idlib per rifugiarsi nella vicina Turchia.

Francia e Regno Unito si preparano a presentare una risoluzione Onu di condanna per il violento giro di vite in Siria. Arriva anche la denuncia del presidente turco Recep Tayyip Erdogan (allora in carica come primo ministro) che accusa l’esercito siriano di aver commesso atrocità contro i civili.

Si diffondono notizie secondo cui uomini iraniani si sono uniti alle truppe siriane e che i soldati siriani che si rifiutano di sparare contro i civili vengono giustiziati, mentre altri disertano e si uniscono alle proteste.

19 giugno – I gruppi dell’opposizione creano il Consiglio nazionale che riunisce gli oppositori interni e in esilio per “guidare la rivoluzione” e fornire alla comunità internazionale un’alternativa credibile ad Assad.

20 giugno – Reiterando le accuse contro cospiratori stranieri, Assad promette riforme e un’amnistia nei confronti dei manifestanti pacifici, ma asserisce anche che darà la caccia ai “terroristi”: sono oltre 64mila le persone ricercate per sedizione e terrorismo.

Le autorità tentano di scoraggiare ulteriori proteste ad Aleppo arrestando decine di persone e bloccando strade e autostrade.

Luglio – La nascita dell’Esercito siriano libero

Membri delle forze armate siriane che hanno disertato fondano l’Esercito siriano libero (Fsa) con l’obiettivo dichiarato di rimuovere Bashar al-Assad. Inizia a profilarsi la possibilità di una guerra civile.

Agosto – La condanna internazionale

Il consiglio di sicurezza dell’Onu condanna per la prima volta le violazioni dei diritti umani commesse contro i manifestanti siriani.

Re Abdullah dell’Arabia Saudita condanna il governo siriano. Arabia Saudita, Kuwait e Bahrein ritirano i propri ambasciatori.

18 agosto – I governi di Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti chiedono ad Assad di dimettersi.

22 agosto – Il Consiglio dell’Onu per i diritti umani decide di avviare un’indagine sui presunti crimini contro l’umanità commessi dal governo siriano, malgrado la contrarietà di Russia e Cina.

Settembre – Nasce il Consiglio nazionale siriano (Snc)

I manifestanti siriani chiedono protezione alla comunità internazionale.

12 settembre – Per la prima volta alcuni religiosi alawiti condannano le atrocità commesse dal governo contro i manifestanti e si dissociano dal presidente Assad.

14 settembre – Funzionari diplomatici di Francia, Germania, Canada, Giappone, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea partecipano a una veglia in solidarietà con i manifestanti.

15 settembre – Sono eletti i 140 membri del Consiglio nazionale siriano (Snc) a Istanbul, in Turchia.

19 settembre – Baghdad fa sapere che l’Iraq ha chiesto a Bashar al-Assad di dimettersi.

21 settembre – Erdogan annuncia che la Turchia ha interrotto le relazioni con la Siria.

Ottobre – Il veto di Cina e Russia alle sanzioni Onu

4 ottobre – Cina e Russia mettono il veto su una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu in merito a sanzioni contro la Siria.

5 ottobre – In un gesto altamente simbolico alcuni sabotatori manomettono la fontana della principale piazza di Damasco in modo che l’acqua diventi rossa, a rappresentare il sangue dei martiri della rivoluzione.

5-6 ottobre – L’esercito siriano entra in Libano per dare la caccia a presunti uomini armati che si sono rifugiati oltre confine.

9 ottobre – Il ministro degli Esteri siriano minaccia ritorsioni contro qualunque paese riconosca la legittimità dell’Snc.

23 ottobre – Per la prima volta il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad condanna le uccisioni e il massacro in corso in Siria.

28 ottobre – Dimostranti chiedono una no fly zone. Intanto un ufficiale libanese accusa soldati siriani di aver minato il confine con il Libano per impedirne l’attraversamento.

Novembre – La sospensione della Siria dalla Lega Araba

La Lega araba sospende la Siria e invita i paesi membri a richiamare i propri ambasciatori da Damasco.

Re Abdullah II di Giordania invita Bashar al-Assad a lasciare il potere. Nel frattempo, l’Snc invoca l’invio delle forze di pace dell’Onu in Siria.

Dicembre – Gli attentati di Damasco

Si fanno più frequenti gli scontri armati tra l’esercito siriano e il Fsa.

23 dicembre – Due autobombe esplodono davanti a un edificio di Damasco che ospita gli uffici dei servizi di sicurezza, causando 44 vittime e oltre 160 feriti. Le autorità siriane accusano al-Qaeda, ma gli attivisti sospettano che il governo siriano abbia inscenato l’attacco a sostegno della propria tesi sull’infiltrazione dei terroristi nel paese.

La Lega Araba invia un team di osservatori nel paese.

2012 • È guerra civile

Gennaio – Il fallimento della missione della Lega Araba

La missione degli osservatori della Lega Araba si rivela un fallimento e viene ritirata.

Febbraio – Kofi Annan inviato speciale per la Siria

Il Regno Unito richiama l’ambasciatore in Siria e gli Stati Uniti annunciano la chiusura della propria rappresentanza diplomatica a Damasco.

L’Unicef denuncia che centinaia di bambini sono morti dall’inizio della rivoluzione.

Russia Today riferisce che 15mila membri delle forza d’élite iraniana Quds si stanno preparando a entrare in Siria per aiutare il regime di Assad.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon denuncia i crimini commessi dalle forze governative, il bombardamento indiscriminato e l’uso sistematico della tortura.

Kofi Annan è nominato inviato speciale dell’Onu e della Lega Araba per la Siria.

Il gruppo degli Amici della Siria, composto da 70 paesi occidentali e arabi, annuncia il riconoscimento dell’Snc come legittimo rappresentante del popolo siriano. 

Aprile – Il primo cessate il fuoco

12 aprile – Il cessate il fuoco sponsorizzato da Kofi Annan e appoggiato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu entra in vigore ma viene violato diverse volte. Le forze armate siriane, in particolare, non hanno ritirato le proprie truppe e armi pesanti.

Maggio – L’avvento del Fronte al-Nusra

Per la prima volta emerge il nome della milizia islamista legata ad al-Qaeda denominata Fronte al-Nusra, che ha rivendicato attacchi dinamitardi a Damasco e Aleppo. Si comincia a parlare anche di violenza di stampo settario, nonostante i proclami rivoluzionari di una Siria unita per tutte le etnie e confessioni.

25 maggio – Il massacro di almeno 90 civili, inclusi 32 bambini, a Houla, in provincia di Homs, porta Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna a espellere gli alti funzionari diplomatici siriani.

Giugno – La Siria abbatte un jet turco

Ban Ki-moon riferisce al Consiglio di sicurezza dell’Onu che armi pesanti, proiettili e droni per la sorveglianza sono stati usati contro gli osservatori Onu per impedirgli di monitorare il conflitto.

Le forze armate siriane abbattono un jet militare turco.

Luglio – Quasi metà della Siria è in mano all’opposizione

Il Fsa annuncia che le forze dell’opposizione controllano ormai circa il 40 per cento del paese. I ribelli ottengono il controllo di parte di Aleppo.

Gli Stati Uniti denunciano che la Siria sta mobilitando il proprio arsenale di armi chimiche.

15 luglio – Il Comitato internazionale della croce rossa annuncia che i combattimenti in Siria sono talmente estesi che si può ormai parlare di guerra civile. Lo stesso giorno i ribelli lanciano un’operazione per “liberare” Damasco.

Agosto – La linea rossa delle armi chimiche

Kofi Annan rinuncia all’incarico come inviato speciale per la Siria.

Il presidente americano Barak Obama dichiara che l’uso di armi chimiche da parte delle forze governative siriane non sarebbe privo di conseguenze e inviterebbe un’azione militare esterna.

Il primo ministro siriano Riad Hijab diserta e si rifugia in Giordania insieme alla famiglia, passando all’opposizione.

Intanto anche i ribelli sono accusati di aver commesso crimini di guerra.

I soldati siriani e giordani si scontrano nella zona di confine tra i due paesi, dopo che gli uomini siriani hanno aperto il fuoco sui rifugiati che tentano di lasciare il paese.

26 agosto – Avviene un massacro di Darayya, un sobborgo di Damasco.

Ottobre – Scontro tra Siria e Turchia

Salgono le tensioni transfrontaliere tra Damasco e Ankara. Un colpo di mortaio siriano colpisce oltre confine uccidendo cinque civili turchi. La Turchia risponde al fuoco. Lo scontro prosegue per diversi giorni. I due paesi chiudono i rispettivi spazi aerei ai voli civili dell’altro.

Human Rights Watch accusa la Siria di usare bombe a grappolo di fabbricazione russa.

I ribelli siriani e le forze curde si scontrano ad Aleppo, mentre lo storico mercato a ridosso della cittadella è quasi del tutto distrutto.

Novembre – Nasce la Syrian national coalition

Israele spara colpi di avvertimento verso la Siria dopo che una postazione delle forze armate israeliane è stata attaccata con un mortaio.

I gruppi di opposizione formano la Syrian national coalition a Doha, in Qatar, che entro metà dicembre verrà riconosciuta da oltre 100 paesi.

Dicembre – Le vittime raggiungono quota 45mila

Il Fronte al-Nusra è dichiarato organizzazione terroristica da parte degli Stati Uniti.

L’Unhcr annuncia che i rifugiati siriani sono ormai oltre 500mila.

23 dicembre – Si parla per la prima volta di un attacco chimico da parte delle forze siriane, presumibilmente con gas sarin.

Il capo della polizia militare siriana diserta.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce che da marzo 2011 a oggi sono morte oltre 45mila persone.

2013 • Le armi chimiche usate su Ghouta

Gennaio – Damasco accusa Israele

Damasco accusa le forze aeree israeliane di aver colpito un centro di ricerca militare siriano.

Marzo – I ribelli conquistano Raqqa

I ribelli del Fsa e altre milizie tra cui gli islamisti di al-Nusra ottengono il controllo di Raqqa, capitale dell’omonima provincia nel nord del paese.

Le forze aeree siriane bombardano quella che ritengono essere una roccaforte dei ribelli in territorio libanese.

L’aeronautica di Damasco bombarda anche Raqqa, appena conquistata dai ribelli.

Maggio – Le vittime sono 80mila

La Russia interrompe i voli civili nello spazio aereo siriano.

Le Nazioni Unite stimano il bilancio delle vittime del conflitto a 80mila.

La marina russa staziona permanentemente alcuni vascelli nella propria base navale nel porto siriano di Tartus.

Rinforzi dalle milizie d’élite del movimento sciita libanese Hezbollah raggiungono la Siria per aiutare le forze lealiste. I ribelli promettono ritorsioni contro Hezbollah anche in territorio libanese e persino a Beirut.

Luglio – Israele attacca il porto di Latakia

Un raid aereo israeliano sul porto siriano di Latakia distrugge missili da crociera anti nave forniti al governo di Damasco dalla Russia.

Uno di comandanti del Fsa è ucciso da miliziani legati ad al-Qaeda.

Agosto – L’attacco chimico su Ghouta

Ghouta, un sobborgo di Damasco, è attacca dal regime con gas nervino. Le Nazioni Unite lanciano un’indagine in merito.

Settembre – L’Onu conferma l’uso di armi chimiche a Ghouta

Gli ispettori dell’Onu confermano sono state usate armi chimiche contro i civili di Ghouta e che circa 300 persone sono rimaste uccise, ma senza individuare un responsabile.

Ottobre – Distruzione delle armi chimiche

Il presidente Assad autorizza gli ispettori internazionali a distruggere le armi chimiche siriane, in base a un accordo tra gli Stati Uniti e la Russia.

Dicembre – Le armi dei ribelli in mano agli islamisti

Gli Stati Uniti e il Regno Unito sospendono la fornitura di supporto “non letale” alle forze ribelli nel nord della Siria dopo aver appreso che forze islamiste hanno ottenuto il controllo di alcune basi del Fsa.

2014 • L’arrivo dell’Isis

Gennaio – L’Isis entra a Raqqa

I miliziani del sedicente Stato islamico sono ormai parte integrante del conflitto siriano. Si infiltrano anche a Raqqa, destinata a diventare la capitale siriana dell’Isis, ottenendone il controllo quasi completo.

Febbraio – Il fallimento dei colloqui di pace di Ginevra

La Russia pone il veto a una risoluzione Onu per consentire l’accesso di aiuti umanitari, sostenendo che si tratta di un piano per preparare attacchi contro il governo del presidente Assad.

I colloqui di pace sponsorizzati dall’Onu a Ginevra, aperti a fine gennaio, falliscono in larga parte per il rifiuto del governo siriano di discutere una transizione politica.

Marzo – Washington chiude l’ambasciata siriana

Gli Stati Uniti espellono i diplomatici siriani e chiudono l’ambasciata siriana a Washington.

Le forze aeree israeliane hanno lanciato diversi raid aerei su siti militari siriani.

Gli F16 turchi abbattono un aereo militare siriano che ha violato lo spazio aereo turco.

Aprile – L’Iraq attacca l’Isis in Siria

Elicotteri militari iracheni colpiscono per la prima volta in territorio siriano attaccando un convoglio dell’Isis.

Maggio – I ribelli si ritirano da Homs

I ribelli dopo tre anni di resistenza si ritirano dalla città di Homs in ottemperanza a un accordo sponsorizzato dall’Onu.

Russia e Cina mettono il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che avrebbe chiesto alla Corte penale internazionale di indagare sui presunti crimini di guerra commessi in Siria.

Giugno – Le elezioni presidenziali

Elezioni presidenziali giudicate inutili e prive di significato dagli osservatori internazionali si svolgono nelle aree della Siria sotto il controllo governativo. Assad vince con quasi il 90 per cento delle preferenze e una partecipazione del 73 per cento degli aventi diritto.

Le Nazioni Unite annunciano che le scorte ufficiali di armi chimiche in possesso del governo siriano sono state rimosse o eliminate.

L’aeronautica siriana bombarda postazioni dell’Isis in Iraq.

Luglio – Raqqa diventa la capitale dell’Isis in Siria

L’Isis ottiene il controllo di un giacimento di gas nella provincia di Homs. I miliziani estremisti decapitano diversi soldati ed espongono le teste mozzate nella sua nuova capitale siriana, Raqqa.

10 luglio – il diplomatico italo-svedese Staffan de Mistura viene nominato inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria.

Agosto – Le vittime sono ormai 190mila

L’Isis conquista una porzione di territorio siriano tale da controllare le principali risorse petrolifere e di gas del paese.

19 agosto – L’Isis diffonde il video della decapitazione del giornalista americano James Wright Foley, rapito due anni prima.

Per fine agosto, l’Onu aumenta la stima delle vittime del conflitto a oltre 190mila. I rifugiati hanno raggiunto quota tre milioni e gli sfollati interni 6,5 milioni.

Settembre – Nasce la coalizione internazionale anti-Isis

Gli Stati Uniti annunciano la formazione di una coalizione internazionale per condurre una campagna contro l’Isis.

Israele abbatte un jet siriano che ha violato lo spazio aereo israeliano.

Ottobre – L’Isis minaccia Kobane

L’Isis minaccia la città curda di Kobane, nel nord della Siria, dopo aver già catturato diversi villaggi nella regione.

I 18mila palestinesi nel campo di Yarmouk, a Damasco, teatro di scontri tra ribelli e lealisti e ormai assediati dall’esercito siriano, si trovano in condizioni di estrema privazione. 

La provincia orientale di Deir ez-Zor è teatro di scontri tra l’Isis e le forze governative.

Novembre – L’Isis abbatte un jet siriano

Per la prima volta, l’Isis riesce ad abbattere un aereo da guerra siriano nei cieli di Deir ez-Zor.

Dicembre – L’Isis cattura un pilota giordano

Il World Food Programme sospende il proprio programma di aiuti alimentari per 1,7 milioni di rifugiati siriani a causa del fallimento dei paesi donatori di erogare il denaro promesso.

Le forze aeree israeliane bombardano nuovamente postazioni militari siriane.

Un aereo da guerra dell’aeronautica giordana precipita nell’area di Raqqa e il pilota è catturato dall’Isis. Sarà bruciato vivo e il video sarà diffuso su internet.

2015 • L’intervento della Russia 

Gennaio – La liberazione di Kobane

27 gennaio – Le forze curde riescono a liberare Kobane ed espellere i miliziani dell’Isis.

Marzo –  I ribelli di Jaish al-Fatah conquistano Idlib

L’alleanza di milizie ribelli d’ispirazione islamista denominata Jaish al-Fatah e sostenuta da Arabia Saudita, Qatar e Turchia ottiene il controllo di Idlib, nel nord della Siria.

L’Isis minaccia la base aerea di Tadmur, in una zona desertica centrale della Siria, dove si trova il sito archeologico dell’antica Palmira.

Aprile – La regione autonoma del Rojava

L’Isis riesce a infiltrarsi nel campo palestinese di Yarmouk, a Damasco, mentre prosegue l’offensiva su Tadmur.

Il ministro siriano per la riconciliazione nazionale incontra i rappresentanti curdi della regione del Rojava per discutere della sua autonomia, di fatto già realizzata da un governo locale.

Maggio – L’Isis conquista Palmira

L’Isis riesce a ottenere il controllo dell’antica città di Palmira. Diversi monumenti del sito archeologico saranno distrutti dai miliziani estremisti che li considerano idolatri.

Giugno – L’Isis attacca Kobane e Hasakeh

L’Isis lancia attacchi contro le città di Kobane e Hasakeh nel nord della Siria uccidendo diverse decine di civili.

Agosto – L’attacco del regime sul mercato di Douma

Le forze aeree siriane lanciano un attacco su Douma colpendone il principale mercato e uccidendo un centinaio di civili. Di nuovo, barili bomba vengono sganciati sul sobborgo damasceno in mano ai ribelli.

Settembre – Mosca scende in campo al fianco di Assad

La Francia comincia a lanciare i primi raid aerei in Siria per colpire i campi di addestramento dell’Isis.

30 settembre – La Russia interviene nel conflitto civile siriano al fianco del presidente Bashar al-Assad e lancia i suoi primi raid aerei. Malgrado sostenga di colpire obiettivi dell’Isis, l’opposizione siriana e i paesi occidentali denunciano che a subire gli attacchi sono principalmente i ribelli anti Assad.

L’intervento russo cambia da subito le sorti del conflitto e la bilancia comincia a pendere in favore del regime che, prima del soccorso di Mosca, stava rapidamente perdendo terreno.

Ottobre – L’offensiva del governo su Hama

L’esercito siriano, aiutato dalle forze aeree russe, lancia una nuova offensiva per ottenere il controllo di Hama.

Il nuovo primo ministro canadese Justin Trudeau annuncia il ritiro del Canada dalla coalizione anti-Isis.

Un raid aereo russo colpisce un ospedale. Durante il conflitto civile siriano quasi 400 attacchi sono stati diretti contro ospedali e altre strutture mediche. 

Novembre – Le prime defezioni nell’Fsa

Il Fsa subisce diverse diserzioni nella zona di Aleppo. I combattenti non ricevevano più lo stipendio.

Gli F16 turchi abbattono un aereo da guerra russo.

Dicembre – Nasce l’Alto comitato negoziale

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ammette per la prima volta che le forze israeliane operano sul territorio siriano.

Il Regno Unito si unisce ai raid della coalizione contro l’Isis.

Un rapporto compilato dal Centro sulla religione e la geopolitica sostiene che il 60 per cento dei ribelli sposa un’ideologia islamista e condivide gli obiettivi dell’Isis.

I gruppi d’opposizione e oppositori indipendenti formano a Riad, in Arabia Saudita, l’Alto comitato negoziale (Hnc) che manderà una delegazione ai colloqui di pace.

2016 • La riconquista di Aleppo

Gennaio – L’Onu invia convogli umanitari

Un convoglio di aiuti umanitari delle Nazioni Unite entra nella città di Madaya per consegnare a 40mila persone scorte alimentari e mediche.

I miliziani dell’Isis rapiscono circa 400 civili da un sobborgo di Deir ez-Zor.

Un attentato suicida rivendicato dall’Isis uccide oltre 70 persone a Damasco.

Febbraio – I colloqui di pace di Ginevra

Cominciano i colloqui di pace sponsorizzati dall’Onu a Ginevra. Partecipano i rappresentanti del governo siriano e l’Hnc, che rappresenta i gruppi dell’opposizione. I colloqui non sono diretti ma mediati dall’inviato speciale dell’Onu per la Siria de Mistura.

Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti si dicono disponibili a mandare in Siria truppe di terra se gli Stati Uniti dovessero mettersi a capo di una campagna militare.

La Turchia bombarda le postazioni delle forze curde siriane nel nord di Aleppo.

Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu accusa la Russia di agire come “un’organizzazione terroristica”.

27 febbraio – Entra in vigore un cessate il fuoco sponsorizzato da un accordo tra Stati Uniti e Russia, che esclude l’Isis e il Fronte al-Nusra. Si verificano quasi immediatamente diverse violazioni. 

Marzo – La liberazione di Palmira

La Russia comincia un ritiro parziale delle proprie forze dalla Siria, ma prosegue i raid aerei.

24 marzo – Le forze governative sottraggono Palmira all’Isis grazie al sostegno aereo delle forze russe.

Aprile – Collassa il cessate il fuoco di febbraio

Il Fronte al-Nusra abbatte un aereo siriano e ne cattura il pilota nei pressi di Aleppo.

Il cessato il fuoco entrato in vigore a fine febbraio collassa definitivamente. 

Maggio – Si prepara l’offensiva su Raqqa

Cominciano i preparativi per un’offensiva su Raqqa volta a espellere i miliziani dell’Isis dalla loro capitale in Siria.

Giugno – Assad bombarda Darayya

Per la prima volta dal 2012 la città assediata di Darayya riceve aiuti umanitari da parte dell’Onu. Tuttavia, poco dopo le forze di Assad bombardano la città provocando l’indignazione della comunità internazionale.

Luglio – Inizia l’assedio di Aleppo

Le forze siriane e i loro alleati tagliano le vie di rifornimento ai quartieri orientali di Aleppo controllati dai ribelli e ne completano l’assedio.

Raid aerei della coalizione anti Isis guidata dagli Stati Uniti nella città settentrionale di Manbij uccidono oltre 50 civili inclusi diversi bambini.

Agosto – La liberazione di Manbij

Un elicottero militare russo viene abbattuto. 

Ankara lancia l’operazione Scudo dell’Eufrate in territorio siriano, a sostegno dei ribelli contro l’Isis con lo scopo di rendere sicuro il confine tra Siria e Turchia e di contrastare le forze curde.

La città settentrionale di Manbij è liberata dall’Isis grazie alle Forze democratiche siriane (Sdf), un’alleanza multietnica e multiconfessionale.

Settembre – L’attacco sui convogli umanitari

12 settembre – Un accordo tra Russia e Stati Uniti sancisce un nuovo cessate il fuoco. L’accordo prevede che gli Stati Uniti collaborino con i ribelli da loro sostenuti perché si separino dai gruppi islamisti designati come organizzazioni terroristiche e che Mosca e Damasco collaborino per la consegna degli aiuti umanitari nelle zone assediate.

Un raid aereo della coalizione anti Isis guidata dagli Stati Uniti colpisce “per errore” un convoglio dell’esercito siriano uccidendo diverse decine di soldati.

20 settembre – Un convoglio di aiuti umanitari è attaccato, ma Damasco e Mosca, ritenuti i responsabili dell’aggressione dal resto della comunità internazionale, negano ogni coinvolgimento.

A fine settembre, con la tregua completamente collassata, le forze governative siriane lanciano l’offensiva terrestre per riconquistare i quartieri orientali di Aleppo in mano ai ribelli dal 2012.

Ottobre – Prosegue l’assedio ad Aleppo est

La situazione dei quartieri orientali di Aleppo si fa sempre più complicata. Sono diverse decine di migliaia i civili sotto assedio e le scorte mediche e alimentari cominciano a scarseggiare. Le strutture mediche sono state messe fuori uso da ripetuti attacchi.

A fine ottobre, le forze siriane e gli alleati russi inaugurano una tregua su Aleppo che durerà tre settimane, fino a metà novembre.

Novembre – Israele attacca gli Hezbollah in Siria

Israele attacca un convoglio di armi destinato a Hezbollah in territorio siriano, non lontano da Damasco.

Dicembre – La disfatta dei ribelli di Aleppo

Le forze governative, sostenute dall’aeronautica russa, lanciano l’offensiva finale contro i ribelli di Aleppo che si conclude a metà dicembre con la disfatta di questi ultimi. 

11 dicembre – L’Isis riottiene in appena quattro giorni il controllo di Palmira.

13 dicembre – I ribelli di Aleppo perdono il controllo di tutti i territori nelle loro mani e rimangono confinati in pochi chilometri quadrati. 

Mentre si moltiplicano i timori di atrocità commesse dalle milizie lealiste contro i civili, si cerca di organizzare l’evacuazione delle decine di migliaia di persone rimaste intrappolate durante l’assedio e gli scontri.

15 dicembre – Dopo un tentativo fallito, comincia l’evacuazione da Aleppo est.

16 dicembre – Dopo aver trasferito alcune migliaia di persone dall’ultima enclave ribelle di Aleppo, l’evacuazione viene sospesa tra segnalazioni di conflitti a fuoco.

17 dicembre – Viene stretto un nuovo accordo per l’evacuazione dei villaggi sciiti di Foua e Kefraya, nel nordovest della Siria, assediati dai ribelli che consentirà anche la ripresa dell’evacuazione di Aleppo est.

22 dicembre – Si conclude la battaglia di Aleppo, le truppe fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad completano la conquista dei quartieri orientali che erano in mano ai ribelli dal 2012.

28 dicembre – Turchia e Russia annunciano un cessate il fuoco esteso a tutto il paese.

2017 • L’iniziativa di Russia e Turchia

Gennaio

Damasco è afflitta da una crisi idrica a causa dei combattimenti nella regione del Wadi Barada.

23-24 gennaio – Si tengono ad Astana colloqui di pace mediati da Russia, Iran e Turchia.

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