“Qui in Svezia se ne fregano del Coronavirus. Abbiamo paura”: la testimonianza di due italiani a TPI
Mentre il resto del mondo è in quarantena, in Svezia parchi, scuole, bar, ristoranti, palestre e negozi sono tutti aperti, ma ora anche qui i contagi e i morti stanno crescendo a dismisura e il governo sembra pronto a cambiare rotta. "Qui è tutto delegato alla responsabilità individuale. Siamo molto preoccupati. Se non dovesse cambiare la situazione, corriamo un rischio enorme. Crediamo che stiano davvero sottovalutando il problema", due italiani raccontano a TPI cosa significa vivere nel paese che va controcorrente nel bel mezzo della pandemia
Mentre il resto d’Europa è in lockdown per l’emergenza Coronavirus, in Svezia la vita prosegue quasi normalmente. Bar, ristoranti, palestre, parrucchieri, uffici ed esercizi pubblici sono aperti. E così nel bel mezzo di una pandemia globale nel paese scandinavo regna la calma offrendo al resto del mondo uno scenario quasi surreale.
“Non c’è la quarantena qui e quasi nessuno indossa la mascherina”, raccontano a TPI Claudia (nome di fantasia, ndr), 28 anni ingegnere in una multinazionale, e Daniele (nome di fantasia, ndr), 31 anni, tecnico operatore in un comprensorio sciistico. Due italiani che vivono in Svezia (nella contea lappone di Jämtland) da parecchi anni, 10 lui e 4 lei.
Nonostante l’atteggiamento morbido del governo svedese nei confronti del virus, che appare quasi irresponsabile al resto del mondo, anche qui il bilancio delle vittime è in costante aumento. La Svezia è il terzo paese della Unione Europea per grandezza, anche se ha solo 10 milioni di abitanti (tanti quanti la Lombardia), ma secondo gli ultimi dati 6.443 pazienti sono infetti, di cui 520 in terapia intensiva, e 373 morti, perlopiù concentrati nella capitale Stoccolma.
La strategia svedese ha sollevato diverse critiche e, a fronte del trend di progressione dell’infezione, anche il primo ministro Stefan Löfven sembra che ci stia ripensando. In un’intervista al quotidiano Dagens Nyheter, ha avvertito che a causa del Coronavirus il Paese deve prepararsi a “migliaia di morti”. Sempre nella stessa intervista il premier ha però difeso la scelta fatta finora di non adottare particolari misure di contenimento del virus: “Ognuno decide come procedere per il distanziamento sociale e per rafforzare il sistema sanitario”, ha aggiunto Löfven. “Noi lo facciamo in un modo diverso. Certe volte dipende anche dal fatto che siamo in una fase diversa”.
“Qui non ci sono restrizioni. Solo raccomandazioni come quella di lavarsi bene le mani o evitare i luoghi affollati. C’è solo un divieto in vigore che è quello di assembramento per più di 50 persone, prima di venerdì scorso era addirittura fino a 500. Solo le università sono state chiuse e le scuole con studenti dai 16 anni in su. Quindi le scuole primarie per intenderci sono ancora aperte”, ci spiega Claudia.
Nel resto del mondo i cittadini sono confinati nelle proprie case (gli ordini dei governi riguardano 3,9 miliardi di persone) e le economie di diversi Paesi sono in ginocchio, in Svezia, invece, ci sono solo raccomandazioni (per ora, ndr): chi è malato deve stare a casa, nei locali è consentito solo il servizio al tavolo, se è possibile è preferibile lavorare da casa, vanno evitate le visite non necessarie agli anziani (over 70).
Persino le vicine Danimarca e Norvegia hanno adottato misure più drastiche chiudendo scuole, uffici e frontiere, nonostante ci siano molti meno casi di contagi da Coronavirus. La posizione del paese nordico ricorda per certi versi quella che prese inizialmente il Regno Unito. Anders Tegnell, il principale epidemiologo svedese, che sta guidando la gestione della crisi da parte del governo, sostiene una strategia di mitigazione: consentire al virus di diffondersi lentamente senza schiacciare il sistema sanitario e senza ricorrere alle misure draconiane adottate dagli altri Stati.
In un’intervista al Corriere della Sera, il direttore dell’Agenzia di sanità pubblica svedese Tegnell ha spiegato perché la Svezia ha deciso di rinunciare per ora ad ogni misura di restringimento delle libertà personali: “Voi fate come se l’epidemia possa scomparire nel giro di qualche settimana, o al massimo mese. Noi invece stiamo solo cercando di rallentarla, perché crediamo che questa malattia non se ne andrà così presto, e dovremo conviverci a lungo. Almeno fino all’introduzione di un vaccino, e questo richiederà anni. Anche la Corea del Sud, che è riuscita per ora a contenerla, si prepara a un suo ritorno”.
“Si rifiutano di chiamarla ‘immunità di gregge'”, sostiene invece l’italiano Daniele che vive in Svezia. “Non vogliono dichiarare che il loro obiettivo è probabilmente quello dell’immunità di gregge, dopo la marcia indietro che ha fatto il governo britannico di fronte a delle cifre incredibili di potenziali morti non vogliono dichiararlo apertamente. Il fatto che i bus a Stoccolma fino a settimana scorsa fossero completamente pieni di gente era sotto l’occhio di tutta la stampa internazionale”.
“Qui è tutto delegato alla responsabilità individuale”, dice Daniele a TPI. “Il primo ministro socialdemocratico Stefan Löfven ha detto che dobbiamo comportarci da adulti e non diffondere il panico”. In uno degli ultimi discorsi in tv rivolti a tutta la nazione ha infatti dichiarato: “Come individui, dobbiamo assumerci la responsabilità. Non possiamo legiferare e vietare tutto”.
“Il tono tranquillo che ha il governo in Svezia riesce a illudere e a rassicurare tutte quelle parti della popolazione che non vogliono vedere o non vogliono accettare il pericolo del Coronavirus”, sostengono Daniele e Claudia.
“La situazione è assurda. I nostri familiari dall’Italia ci raccontano che non possono uscire di casa e qui invece si va avanti come se nulla fosse. Sono perfettamente conscio che anche in Italia quando si parlava del virus localizzato solo in Cina c’era una sorta di triste superiorità razzista. Il problema è che all’epoca non c’era ancora una nazione così vicina con quasi mille morti al giorno. Credo che ormai sia sotto gli occhi di tutti il fatto che la situazione è grave in molti Paesi. Oltre 100mila contagiati negli Stati Uniti, quasi 900 morti al giorno in Italia e dalla Spagna arrivano immagini che mostrano gente all’ospedale per terra”, afferma Daniele.
In Svezia, invece, al momento chi ha sintomi assimilabili al Covid-19 può rientrare a lavoro dopo soli due giorni se si sente meglio.
“La verità è che la Svezia è sempre stata vista come un modello di modernità, di accoglienza. Sono un emigrato italiano in Svezia da anni e ho sempre creduto la Svezia fosse bandiera in Europa e nel mondo dei diritti umani e del progresso, dove il rispetto e il welfare per i cittadini sono sempre stati un’eccellenza e motivo d’orgoglio”, dice Daniele.
“Col cuore infranto dal dolore e dalla rabbia voglio raccontare quelle che sta succedendo qui, nel civilissimo nord. Perché come si sta affrontando qui la crisi pandemica non è solo vergognoso, ma anche spietato, degno atteggiamento di una società giovane, viziata ed egoista. Lo stato svedese ha deciso di sacrificare la parte più fragile della società, gli anziani e i malati, in nome del profitto. Ormai sono troppo legati al proprio ricco stile di vita che non può essere turbato”, è l’opinione di Daniele.
“Non posso fare a meno di fare notare come dietro alla facciata del politicamente corretto svedese, si nasconda una realtà diversa. Per volontà governativa non vengono fatti tamponi a chi mostra i sintomi di Covid-19 e l’auto quarantena di due settimane per i lavoratori, che lo Stato coprirebbe economicamente ai datori di lavoro, è fruibile solo da chi è stato in nazioni già duramente colpite come l’Italia e mostra sintomi. Per tutti gli altri, si può stare a casa arbitrariamente se si crede di aver contratto il virus fino al termine dei sintomi percepibili in due giorni, poi di nuovo a lavorare”, continua Daniele.
“In Svezia va tutto bene fino a che l’economia non viene intaccata. Bisogna sfatare il mito della Svezia paese perfetto dove tutto funziona. Da quello che la situazione sta dimostrando ora, che si è messo in discussione il fatto che l’economia dovrebbe fermarsi per proteggere gli anziani e le persone già malate, di fronte a questa scelta se ne sono andati a quel paese i diritti umani, i sani principi socialdemocratici svedesi e tanti bei discorsi di facciata. Purtroppo è un fatto perché il ministero della Salute sta dando indicazioni non solo blande ma anche contraddittorie”, Daniele è un fiume in piena.
“Io lavoro in un comprensorio sciistico e adesso che arriva Pasqua sono molto preoccupato perché non essendoci divieti di spostamento le piste da sci e gli impianti si affolleranno”, spiega Daniele.
“E il divieto di assembramento per più di 50 persone è ridicolo”, aggiunge lei. “Perché se si mettono in fila per la seggiovia 49 persone anziché 50 pensi che il virus non si diffonda e che non ci sia più il rischio di contagio. E’ assurdo la contaminazione avviene comunque”, sottolinea la ragazza.
“Nei periodi di alta stagione, solo nel mio comprensorio, arrivano decine di migliaia di turisti in genere arrivano dalle grandi città come Stoccolma dove ci sono stati più morti per Coronavirus. Il problema è che la Contea Jämtland dove vivo, grande più della Sicilia, ha solo un ospedale centrale e qualche ambulatorio e una popolazione di anziani più alta rispetto ad altre zone della Svezia”, continua.
“A breve sarà Pasqua e il mio supervisore mi ha spiegato che gli impianti sciistici verranno chiusi solo sotto ordine delle autorità competenti. Il ministero della Sanità così come quello del Welfare sconsigliano di non andare fuori dalla propria Contea di origine per le vacanze di Pasqua ma è solo una raccomandazione. Siamo molto preoccupati. Se non dovesse cambiare la situazione, corriamo un rischio enorme. Credo che stiano davvero sottovalutando il problema”.
Secondo gli ultimi aggiornamenti l’agenzia nazionale per la Salute svedese sta mettendo a punto un piano per dissuadere la popolazione a partire per le imminenti vacanze di Pasqua, durante le quali migliaia di svedesi sono soliti spostarsi nelle seconde case e il governo di minoranza socialdemocratico si dice pronto a bypassare il Riksdag, Parlamento svedese, per introdurre misure eccezionali.
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