Sudan, vittoria storica: le mutilazioni genitali femminili ora sono un reato
Sudan, mutilazioni genitali femminili ora sono reato: l’annuncio del governo
Presto in Sudan praticare le mutilazioni genitali femminili sarà reato: l’annuncio, che rappresenta uno storico passo avanti nella lunga strada verso il pieno rispetto dei diritti delle donne, è stato stato dal governo provvisorio del Paese africano, in carica dall’anno scorso dopo la destituzione del dittatore Omar Hassan al-Bashir. L’esecutivo di transizione del Sudan ha fatto sapere che le nuove norme saranno inserite all’interno di un nuovo articolo del Codice penale, che richiamerà il Capitolo 14 della Dichiarazione costituzionale sui diritti e le libertà, approvata nell’agosto 2019.
La pena prevista per chi pratica le mutilazioni genitali femminili, che consistono nella rimozione totale o parziale dell’apparato genitale per motivi culturali, è di tre anni di carcere, oltre a una multa. Il ministero degli Esteri di Khartoum ha definito la decisione del governo “uno sviluppo positivo importante”, mentre la Five Foundation, un’organizzazione che spinge per la fine delle Mgf, ha parlato di “un grande passo per il Sudan e il suo nuovo governo”. Nonostante ciò, ricordano gli esperti, non è ancora il momento di cantare vittoria: una sola legge, infatti, potrebbe non essere sufficiente a porre fine alla pratica in Sudan, dove – secondo i dati aggiornati al 2018 – il 65 per cento della popolazione femminile è stata sottoposta a mutilazioni genitali.
Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili
Le Mgf vengono praticate, ad oggi, in almeno 27 Paesi africani, ma anche in Medio Oriente e in Asia. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono almeno 200 milioni le bambine, ragazze e donne in almeno trenta Paesi del mondo, che hanno subito una forma di mutilazione genitale. Sono tante però le associazioni che si battono per porre fine a quella che è una gravissima violazione dei diritti umani oltre che un grande pericolo per la salute di chi la subisce.
Le mutilazioni genitali femminili vengono considerate, dalle comunità che le praticano, un rito di passaggio verso l’essere donna o comunque un requisito essenziale per il matrimonio. Sul sito dell’Unicef si legge che ogni anno sono almeno tre milioni le ragazze e le bambine a rischio in Africa. Se non ci sarà una riduzione della pratica, il numero delle ragazze mutilate ogni anno rischia di crescere dai 3,6 milioni del 2013 ai 6,6 milioni entro il 2050.
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