Discriminate per i loro capelli afro: la ribellione delle studentesse sudafricane
Centinaia di studentesse hanno manifestato la loro ribellione contro la scuola di Pretoria, accusata di costringere gli studenti afro a legarsi o lisciarsi i capelli
Ragazzine nere discriminate per il loro capelli afro. È quello contro cui da giorni si protesta in Sudafrica, a Pretoria, dove centinaia di studentesse sono scese in strada per manifestare la loro ribellione contro una scuola, accusata di voler costringere gli studenti afro a legarsi o lisciarsi i capelli.
Malaika Maoh Eyoh è una delle tante studentesse che ha preso parte alla protesta. È una studentessa di 17 anni della prestigiosa scuola superiore femminile di Pretoria. Spesso gli insegnanti le dicevano che i suoi capelli erano una “distrazione all’apprendimento degli altri”.
Le immagini della protesta sono diventate immediatamente virali in tutto il Sudafrica, e anche all’estero, e la petizione contro la politica dei capelli raccolti o allisciati è stata firmata già da più di 31 mila persone. Coloro che hanno proposto la petizione chiedono che si agisca rapidamente per assicurare:
– Un codice di condotta della scuola che non discrimini ragazze nere e musulmane
– L’azione disciplinare contro gli insegnanti e gli altri membri dello staff scolastico che attuano una politica razzista e/o azioni razziste
– Protezione per gli studenti che hanno protestato per garantire che vi siano ripercussioni.
Panyaza Lesufi, responsabile dell’istruzione della provincia di Gauteng ha avviato un’indagine indipendente per indagare su tutte le accuse di razzismo.
“Il codice di condotta è insensibile a persone diverse e discrimina gravemente le studentesse nere chiedendo loro di tenere i capelli raccolti”, ha detto Lesufi. “Questo non è giusto, perché questi allievi hanno i capelli ricci di natura. Abbiamo deciso insieme al consiglio degli studenti che questa regola verrà sospesa”.
Anche i partiti politici sono intervenuti sulla questione. Alleanza democratica e la Lega delle donne hanno denunciato questa presunta politica. I membri dell’Economic Freedom Fighters hanno accusato la scuola di cercare di sopprimere la cultura e l’estetica della popolazione nera.
Eyoh, che ricorda numerosi atti di discriminazione subiti, ricorda anche l’episodio di una ragazza cacciata via dalla classe e a cui era stato lanciato un tubetto di vasellina per appiattirsi i capelli.
La scuola femminile di Pretoria storicamente era aperta ai soli studenti bianchi, ma dalla fine dell’Apartheid nel 1994 ammette anche bambine nere.
In realtà il codice di condotta ha una serie di regole su come vanno portati i capelli, ma non menziona esplicitamente le acconciature afro.
Tantissimi ex studenti, dopo che la polemica è diventata virale con l’hashtag #StopRacismAtPretoriaGirlsHigh, hanno deciso di raccontare anche le loro esperienze passate. E tantissimi quelli che hanno espresso la loro solidarietà sui social network.
In risposta all’annuncio di Lesufi, la preside della scuola femminile di Pretoria ha rilasciato una dichiarazione promettendo che la scuola “lavorerà a stretto contatto con gli studenti, gli insegnanti, il dipartimento della Pubblica Istruzione e la comunità scolastica al fine di garantire che tutti possano sentirsi inclusi e accolti”.