In Sud Sudan gli accordi di pace sono a rischio
Il capo dei ribelli, atteso nella capitale per formare il governo di unità nazionale, ha fatto sapere che il suo arrivo è stato rimandato a tempo indefinito
Il governo del Sud Sudan e i ribelli si accusano reciprocamente di ostacolare il ritorno nella capitale Juba del capo dell’opposizione, Rieck Machar, per formare un governo di unità nazionale.
Machar era atteso a Juba lunedì 18 aprile, ma ha fatto sapere che il suo arrivo è stato rimandato a tempo indefinito per “motivi logistici”. “L’accordo di pace è a rischio”, è l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite.
Nel paese, da quando nel dicembre del 2013 il presidente Salva Kiir accusò il suo ex vice Riek Machar, attuale leader dei ribelli, di aver tentato un colpo di stato, è esploso un conflitto che si è ben presto tramutato da scontro politico a conflitto etnico tra i Dinka e i Nuer, le tribù dei due leader rivali.
In tre anni di combattimenti sono morte migliaia di persone e oltre due milioni di sud sudanesi vivono sfollati in campi profughi. L’economia del paese è al collasso e c’è scarsità di cibo e acqua in molte zone del paese.
I due nell’agosto del 2015 hanno stipulato un accordo di pace per porre fine alle violenze, che tuttavia è stato difficilissimo da far rispettare.
Le Nazioni Unite e l’Unione Africana hanno accusato entrambe le parti del conflitto di crimini di guerra e atrocità ai danni della popolazione sud sudanese.
Un ufficiale del governo sud sudanese ha fatto sapere che il ritardo è dovuto al fatto che Machar voleva arrivare a Juba con più dei 1.300 soldati posti a sua difesa personale previsti dall’accordo di pace. Secondo i ribelli, invece, il governo starebbe creando “ostacoli” per il suo ritorno.
Una volta giunto nella capitale, Machar dovrebbe giurare come vice presidente e formare un governo di unità nazionale, replicando di fatto la situazione politica del 2013, cioè prima che scoppiasse la guerra civile.
“Dopo essere arrivati così vicini alla formazione di un governo di transizione di unità nazionale, tutte le parti devono assicurare che lo spirito di riconciliazione, compromesso e dialogo venga rispettato”, è l’appello delle Nazioni Unite.
È l’ultima occasione per pacificare una delle nazioni più povere al mondo, nata nel 2011 dopo la scissione dal Sudan.
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