Stupri in uniforme
Una donna dell'esercito americano ha più probabilità di essere stuprata da un commilitone che di essere uccisa dal fuoco nemico
Trina McDonald aveva 18 anni quando ha subito il primo stupro. Era in servizio con l’aeronautica militare in Alaska da due mesi. Nei nove successivi, è stata drogata e violentata ripetutamente dai suoi superiori. Hanno minacciato di ucciderla se avesse mai raccontato qualcosa.
“Una volta mi hanno scaraventata nel mare di Bering per cercare di affogarmi. Mi hanno lasciata lì a morire, sperando di tapparmi la bocca per sempre”, racconta Trina.
La sua storia non è unica. Ogni giorno 70 soldati dell’esercito americano subiscono violenze sessuali. Tre ogni ora. Nel 2012, secondo un sondaggio anonimo effettuato dal Dipartimento della difesa statunitense che prendeva in considerazione sia gli uomini che le donne, ci sono stati complessivamente 26mila casi di “contatti sessuali indesiderati”.
Qui il trailer del film The Invisible War, un documentario del regista americano Kirby Dick sulla violenza sessuale all’interno dell’esercito statunitense)
Le donne rappresentano il 15% delle unità attive dell’esercito americano. Ma costituiscono il 47% delle vittime di molestie sessuali totali nelle forze armate statunitensi. Il problema non è nuovo: già nel 2008 l’allora membro del Congresso americano Jane Harman aveva dichiarato che “una donna arruolata per servire il suo Paese ha più probabilità di essere stuprata da un commilitone che non di essere uccisa dal fuoco nemico”.
Gli uomini che hanno subito violenza nel 2012 sono 13.900 circa. Si stima che quando un soldato si arruola nelle forze armate, le probabilità di essere stuprato aumentino di 10 volte
Nella foto qui sotto: Conny Sue Foss è stata stuprata mentre serviva nell’esercito americano. Nella foto mostra le cicatrici che le sono rimaste dopo aver dato un pugno a una finestra durante un episodio di stress post traumatico e un molare che ha perso digrignando i denti durante il sonno.
(Credits: Mary F. Calvert/ZUMA Wire)
Indipendentemente dal sesso della vittima, circa 3 abusi su 4 non vengono riportati alle autorità. Ci sono diverse ragioni per questo, basti pensare che fino al 2011 un uomo vittima di stupro da parte di un altro poteva essere congedato per “atti omosessuali”.
Il motivo più diffuso per cui uomini e donne non denunciano le violenze subite è che gli stupratori solitamente sono i loro superiori, e per questo rimangono impuniti nella maggior parte dei casi.
Nella foto qui sotto: Melissa Bania mostra un telo dove racconta la sua esperienza di vittima di violenza sessuale nell’esercito, prima di appenderlo al cavalcavia che sorge davanti alla base militare di San Diego.
(Credits: Mary F. Calvert/ZUMA Wire)
Katie Weber aveva 18 anni ed era arrivata da pochi giorni in una base militare in Germania vicino a Norimberga. La prima sera di libera uscita è andata in un locale con degli amici. Un soldato che già conosceva e che si trovava nello stesso club in compagnia della moglie incinta, l’ha attirata all’esterno con una scusa. Poi l’ha picchiata, stuprata e fatta precipitare dal secondo piano.
“La prima volta che ho provato a denunciare lo stupro al sergente della mia divisione, lui mi ha detto di stare zitta e di non raccontarlo a nessuno”, dice Katie.
Quindi si è rivolta a una donna nella speranza che fosse più comprensiva, ma senza fortuna. “Lui lo conosco”, le ha detto la donna, “è sposato e non farebbe mai una cosa del genere. E poi tu non sei proprio il suo tipo. Sei una puttana bugiarda”.
Nel frattempo gli altri soldati si tenevano alla larga dalla Weber, perchè ormai lei era stata etichettata come una che accusava la gente di stupro.
Nella foto qui sotto: Jennifer Norris e Jennifer Hinves fumano e discutono dei rispettivi episodi in cui sono state vittime di violenze sessuali. La Hinves era un meccanico dei jet da combattimento, il suo caso è stato dismesso il giorno prima della data in cui sarebbe dovuto iniziare il processo.
(Credits: Mary F. Calvert/ZUMA Wire)
Ma negli ultimi anni sempre più uomini e donne hanno deciso di parlare. Anche per questo, l’America sta cominciando a realizzare che non si tratta esclusivamente di singoli casi, ma di un vero e proprio cancro sociale
Trina McDonald ha lanciato una petizione in cui chiede al Congresso statunitense di cambiare le procedure legali con cui vengono investigati i casi di violenza sessuali in ambito militare, in modo che non siano più gli stessi accusati a dover giudicare se il fatto sussista o meno. McDonald propone che a investigare sugli stupri sia un gruppo civile, e non uno militare.
L’appello di Trina McDonald è stato accolto dalla Senatrice Kirsten Gillibrand, e il Senato americano sarà chiamato a esprimersi in materia nei prossimi mesi.