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Home » Esteri

Gli studenti cinesi espulsi dalle scuole statunitensi

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Nel 2014, 8mila studenti cinesi sono stati espulsi da istituti negli Stati Uniti a causa di una media dei voti bassa, disonestà intellettuale e violazione delle regole

Sempre più famiglie benestanti cinesi appartenenti al ceto medio mandano i propri figli a studiare all’estero, dove credono ci sia un sistema di istruzione migliore.

Ma un numero sempre maggiore di studenti cinesi rischia di essere espulso a causa delle difficoltà di integrazione nel sistema scolastico occidentale.

Lo scorso anno circa 8mila studenti cinesi sono stati espulsi da istituti americani, secondo quanto riportato da una società di Pittsburgh specializzata in servizi di istruzione all’estero.

La maggior parte è stata espulsa a causa di una media dei voti troppo bassa, come è successo anche per molti degli studenti americani. Ma tra i comportamenti negativi in aumento fra gli studenti cinesi vi sono anche la violazione delle regole e la disonestà in ambito accademico, secondo quanto riporta Andrew Chen, capo responsabile dello sviluppo di WholeRen Education, una società di consulenza per gli studenti cinesi che vivono negli Stati Uniti.

Secondo un sondaggio di WholeRen Education, basato sui dati raccolti tra 1.600 studenti cinesi residenti negli Stati Uniti, dai liceali fino ai dottorandi, le tre principali cause delle espulsioni sono: una media dei voti troppo bassa, un comportamento scorretto in ambito accademico e una scarsa frequenza alle lezioni.

Un report ufficiale statunitense del 2015 sulle questioni legate alle espulsioni degli studenti cinesi residenti negli Stati Uniti mostra che il 58 per cento degli studenti intervistati è stato espulso a causa di una media dei voti troppo bassa.

Comportamenti scorretti in ambito accademico hanno riguardato il 23 per cento, mentre la scarsa frequenza è stata la causa di espulsione per quasi il 10 per cento.

Inoltre, mentre le espulsioni causate da una media voti troppo bassa o dalla scarsa frequenza sono in calo, quelle legate alla disonestà accademica o alla violazione delle regole sono entrambe aumentate dell’un per cento.

“Gli studenti cinesi non prendono i loro studi accademici abbastanza sul serio”, spiega Chen. “Molti di loro sono irresponsabili o poco lungimiranti, oppure scelgono la strada sbagliata per ottenere voti buoni, o ancora non immaginano minimamente che sia necessario accreditare le fonti che si citano.”

Il principale motivo è la mediocre educazione accademica ricevuta in Cina, sostiene Chen: “La maggior parte dei genitori cinesi ha un’ossessione per le scuole più prestigiose. Fanno il possibile per iscrivere i propri figli in una delle cento università migliori”.

Chen afferma che lo scorso anno circa il 15 per cento degli studenti cinesi residenti negli Stati Uniti non è riuscito a laurearsi, incluso il tre per cento di studenti che è stato espulso.

Secondo un rapporto del 2014 realizzato dall’organizzazione no-profit Institute of International Education, la Cina rimane il Paese da cui proviene la maggior parte di studenti stranieri negli Stati Uniti. Fra più di 274mila iscritti all’anno accademico 2013-2014, circa 8mila sono stati espulsi.

A differenza di quelli che studiavano negli Stati Uniti una ventina di anni fa, la maggior parte dei quali era estremamente povera e doveva impegnarsi tantissimo per riuscire a vincere una borsa di studio, gli studenti cinesi di oggi provengono per la maggior parte da famiglie benestanti e sono spesso mandati all’estero perché non sono riusciti a entrare nelle scuole migliori del loro Paese.

In sostanza, non hanno il talento dei loro colleghi migliori rimasti in Cina, e in più si trovano a dover affrontare gli svantaggi derivanti dallo shock culturale, la barriera linguistica e altre problematiche simili.

“Rispetto a loro, gli studenti indiani hanno il privilegio di parlare inglese, mentre gli studenti africani sono in generale maggiormente supportati dalla società americana,” sostiene Chen.

L’articolo è stato originariamente pubblicato qui. Traduzione a cura di Andrea De Pascale 

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