ESCLUSIVA TPI: ecco le accuse contro Patrick George Zaki, lo studente arrestato oggi in Egitto
ESCLUSIVO: accuse contro Patrick George Zaki, studente arrestato oggi in Egitto
Quando oggi, sabato 8 febbraio 2020, è stata diffusa la notizia secondo cui un giovane studente di 27 anni dell’università di Bologna, Patrick George Zaki, è stato arrestato in Egitto, non sono state diffuse informazioni sulle accuse che Il Cairo ha mosso contro il ragazzo. TPI però è in grado di ricostruire in esclusiva tutti i capi d’accusa che pendono sullo studente.
Le accuse contro Patrick George Zaki
A chiarire la situazione di Zaki, che stava rientrando nel suo Paese di origine per un periodo di vacanza ed è stato fermato proprio al suo arrivo all’aeroporto del Cairo, è il leader del Movimento 6 aprile, Sayed E. Nasr.
I capi d’accusa nei confronti di Zaki sono i seguenti: diffusione di false notizie per disturbare la quiete pubblica; incitamento a proteste non autorizzate, con l’obiettivo di screditare il prestigio dello Stato e disturbare la pace e la sicurezza pubblica; propaganda per rovesciare il governo e cambiare i principi basilari della costituzione; utilizzo di account social per destabilizzare l’ordine pubblico e soprattutto promozione di comportamenti violenti e crimini di matrice terroristica.
L’interrogatorio e il carcere
Per tutte queste accuse, lo studente arrestato oggi in Egitto è stato sottoposto a un lungo interrogatorio durante il quale – denuncia ancora a TPI il leader del Movimento 6 aprile – è stato sottoposto a torture, compreso l’elettroshock.
Solo dopo, Zaki è stato condannato a 15 giorni di carcere mentre vanno avanti le indagini. Una procedura, questa, che non è foriera di buone notizie per il giovane studente: spesso, infatti, nei confronti dei prigionieri politici i 15 giorni di carcere preventivo vengono rinnovati più e più volte.
Subito dopo la condanna al carcere, Zaki è stato ancora trattenuto nella stazione di polizia di Mansoura. L’agenzia di stampa Dire riferisce che, dopo l’arresto, “al ragazzo non sarebbe stata data la possibilità di contattare né i famigliari né un avvocato”.