La statua dedicata alle schiave sessuali sudcoreane che non piace al Giappone
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La statua in bronzo è alta un metro e cinquanta ed è diventata un simbolo delle vittime di abusi in Giappone durante la seconda guerra mondiale
Lo scorso 28 dicembre 2016, nella città sud coreana di Busan, alcuni attivisti hanno realizzato una statua in bronzo per celebrare la memoria delle “donne di conforto”, anche conosciute come “schiave del sesso”.
Un simbolo voluto dagli attivisti per onorare la memoria di tutte le donne coreane che durante la seconda guerra mondiale sono state sfruttate dai militari giapponesi nei bordelli.
Un problema che ha logorato a lungo i rapporti diplomatici tra Giappone e Corea del Sud: molte delle circa 200mila donne costrette ad essere schiave del sesso in tempo di guerra erano coreane. Altre provenivano dalla Cina, Filippine, Indonesia e Taiwan.
Nel 2015 il Giappone aveva presentato le scuse per la vicenda ed aveva anche promesso di donare un miliardo di yen ad un fondo per le donne coreane. Questa scelta ha provocato le polemiche di chi sostiene che l’accordo tra Giappone e Corea del Sud sia stato stipulato senza una vera compensazione diretta alle vittime.
In virtù di queste critiche è stata voluta la statua, installata dagli attivisti fuori al consolato giapponese nella città sudcoreana.
La statua in bronzo, alta un metro e cinquanta centimetri, raffigura una giovane donna a piedi nudi seduta su una sedia. È diventata simbolo del disagio provato dalle donne, nonché della mancanza di adeguate scuse e di risarcimento da parte del Giappone.
La polizia di Busan ha inizialmente rimosso la statua ma a seguito di forti pressioni ha permesso che rimanesse.
Secondo il Giappone la statua viola gli accordi del 2015 che avrebbero dovuto definitivamente risolvere il problema. In una dichiarazione dello scorso venerdì 30 dicembre 2016 il primo ministro giapponese Shinzo Abe aveva sollecitato la risoluzione della controversia con azioni da entrambe le parti.
Il Giappone, però, ha temporaneamente ritirato il suo ambasciatore in Corea del Sud ed ha inoltre ha rinviato alcuni incontri diplomatici di carattere economico.
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