Gli Stati Uniti tagliano 285 milioni di dollari alle Nazioni Unite come ritorsione per voto su Gerusalemme
Dopo essere stati duramente sconfitti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla questione di Gerusalemme capitale d'Israele, gli Stati Uniti stanno mettendo in atto le minacce rese esplicite prima del voto
Gli Stati Uniti hanno reso noto di avere negoziato un taglio di circa 285 milioni di dollari per il biennio 2018-2019 al bilancio dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
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Dopo essere stati duramente sconfitti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla questione di Gerusalemme capitale d’Israele, gli Stati Uniti stanno mettendo in atto le minacce rese esplicite prima del voto.
L’annuncio della missione statunitense al Palazzo di Vetro non specifica quale sia ora l’ammontare del budget o quale effetto questo taglio avrà sul contributo Usa alle Nazioni Unite.
L’ambasciatrice di Washington all’Onu, Nikki Haley, ha detto che “l’inefficienza e la spesa eccessiva” dell’organizzazione sono “note”, e che lei non lascerà “che si approfitti della generosità del popolo americano”.
La diplomatica si è detta soddisfatta del risultato del negoziato, ma ha spiegato che continuerà “a cercare modi per aumentare l’efficienza dell’Onu, e al tempo stesso proteggere i nostri interessi”.
Alla vigilia del voto in Assemblea generale dell’Onu sulla mozione contro la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, la Haley aveva anche minacciato non meglio precisate ritorsioni contro i paesi che avessero votato contro gli Usa.
“All’Onu ci chiedono sempre di fare e donare di più. Quindi, quando prendiamo una decisione, su volontà del popolo americano, su dove collocare la nostra ambasciata, non ci aspettiamo di essere presi di mira da quelli che abbiamo aiutato. Giovedì ci sarà un voto che critica la nostra scelta. Gli Stati Uniti segneranno i nomi di chi voterà la mozione”, annunciava via Twitter l’ambasciatrice statunitense.
Il 21 dicembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato in larga maggioranza a favore della risoluzione, non vincolante ma dall’enorme peso politico, che rifiuta la decisione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele.
Solo nove paesi hanno espresso voto contrario alla risoluzione: oltre naturalmente a Stati Uniti e Israele, vi sono Guatemala, Honduras, Repubblica di Palau, Isole Marshall, Nauru, Stati federati della Micronesia e Togo.