Washington rischia un processo per crimini di guerra per il sostegno all’Arabia Saudita in Yemen
Gli Stati Uniti hanno venduto armi e fornito supporto logistico all'aviazione di Riad, responsabile di numerosi bombardamenti che hanno ucciso migliaia di civili in Yemen
Gli Stati Uniti rischiano di essere citati per crimini di guerra per aver supportato la campagna militare dell’Arabia Saudita in Yemen, che ha ucciso migliaia di civili. Nel 2015 avrebbero infatti venduto armi per un valore di 1,3 miliardi di dollari all’aviazione di Riad.
A confermarlo, oltre alle testimonianze di decine di funzionari, ci sono anche documenti ufficiali ed e-mail visionate da Reuters.
I funzionari del Dipartimento di Stato americano sarebbero stati fin dall’inizio scettici circa la capacità dell’aviazione saudita di colpire esclusivamente i ribelli Houthi senza uccidere civili o distruggere infrastrutture fondamentali per la nazione più povera della penisola araba.
Gli avvocati dell’amministrazione Obama non sono ancora giunti a una conclusione per stabilire se gli Stati Uniti possano essere considerati, in base al diritto internazionale, “cobelligeranti” dei sauditi. Secondo alcuni di loro, però, il supporto logistico fornito dagli Stati Uniti all’aviazione saudita sarebbe sufficiente a causare l’incriminazione.
Almeno in teoria, il personale militare potrebbe finire sotto processo per avere venduto armi senza avere fatto accertamenti sufficienti sulla campagna militare di Riad, diventandone di fatto complice.
Infatti, al termine di un processo all’ex-presidente liberiano Charles Taylor, accusato di aver commesso crimini di guerra, è stato stabilito che “l’assistenza pratica, l’incoraggiamento o il supporto morale” sono sufficienti per configurare un crimine di guerra. Secondo la Corte penale internazionale, insomma, non è necessario che i giudici provino che è stato commesso un crimine specifico.
Una decisione citata dagli stessi Stati Uniti durante il processo a Khalid Sheikh Mohammed, un jihadista imprigionato a Guantanamo.
Da marzo 2015, Washington ha autorizzato la vendita di armamenti a Riad per un valore di 22,2 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali devono essere ancora erogati. La lista include 1,29 miliardi di dollari in munizioni per fucili automatici.
I documenti ufficiali visionati da Reuters fanno luce sui dibattiti all’interno dell’amministrazione Obama su quello che è definito un “cruciale dilemma politico”: come rassicurare l’Arabia Saudita in seguito all’accordo nucleare raggiunto con l’Iran, nemico di Riad, senza esacerbare il conflitto in Yemen nel quale finora sono morti 3.800 civili.
L’Arabia Saudita è intervenuta in Yemen nel marzo del 2015 per reinsediare al potere il presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, che era stato cacciato dai ribelli sciiti Houthi, sostenuti dall’Iran. Secondo le accuse delle Nazioni Unite, il 60 per cento delle vittime civili sono state causate da bombardamenti su ospedali e scuole.
Riad ha rigettato l’accusa di aver commesso crimini di guerra, ma dai documenti visionati da Reuters emerge la preoccupazione del Dipartimento di Stato per la gestione del conflitto, anche se la colpa viene attribuita all’incompetenza dell’esercito saudita.
Gli Stati Uniti hanno inviato a Riad una lista di obiettivi da non colpire in Yemen, con la speranza di limitare il numero di vittime tra i civili, ma in alcune occasioni, come quella del ponte che unisce il porto di Hodeidah alla capitale Sanaa, principale via di accesso degli aiuti umanitari dell’Oxfam, l’aviazione ha bombardato infrastrutture ed edifici inclusi nella lista.
A maggio Washington ha sospeso la vendita a Riad delle cosiddette munizioni a grappolo, considerate particolarmente pericolose per la popolazione civile, ma almeno 60 deputati della Camera dei rappresentanti stanno facendo pressioni su Obama affinché interrompa totalmente la vendita di armi all’Arabia Saudita.
“Secondo il diritto internazionale, si può essere considerati colpevoli per istigazione e favoreggiamento di crimini di guerra. Le prove nei confronti dell’Arabia Saudita sono sempre più pesanti e ritengo che la posizione degli Stati Uniti sia in questo momento insostenibile”, ha dichiarato il deputato democratico Ted Lieu.