Sri Lanka, i turisti rientrati in Italia: “Un inferno all’improvviso”
“All’improvviso è scoppiato l’inferno. Nessuno se lo aspettava: né gli abitanti del posto, davvero pacifici, né tanto meno noi, costretti poi ad interrompere il viaggio in anticipo”. È con queste parole che i primi turisti italiani rientrati oggi a Roma descrivono gli attentati della domenica di Pasqua in Sri Lanka, rivendicati dall’Isis.
Il 21 aprile 2019, infatti, in Sri Lanka si sono verificate ben otto esplosioni in altrettanti luoghi di culto e alberghi di lusso. Il bilancio delle vittime, ancora provvisorio, parla di 321 morti, tra cui 45 bambini. (Le foto – Il video)
Tanti gli stranieri coinvolti nella strage: tra essi, tuttavia, non ci sono vittime italiane. Nonostante ciò, erano molti i turisti italiani in vacanza in Sri Lanka nel periodo pasquale. Per tanti, dunque, la vacanza si è trasformata in un incubo, per fortuna finito bene.
Al rientro in Italia, alcuni degli italiani che erano in Sri Lanka hanno rilasciato alcune dichiarazioni all’agenzia Ansa. “Eravamo in albergo a Negombo – ha raccontato Nunzia Simoncini, di Roma, che era insieme alla nipote – città a maggioranza cristiana distante una quarantina di chilometri da Colombo e a circa 4 chilometri da San Sebastiano, una delle chiese oggetto degli attacchi esplosivi. Sul momento non avevamo capito cosa fosse accaduto. Lo abbiamo capito solo in un secondo momento seguendo i notiziari e navigando su internet”.
“Subito dopo – ha continuato la donna – ci è stato quindi ordinato di non uscire assolutamente dall’hotel dove, per questo, siamo rimaste chiuse per due giorni“. A causa del coprifuoco, ha concluso, “sono state interrotte tutte le linee di comunicazione messaggistica, come Facebook”.
La donna, che ha spiegato che sarebbe dovuta tornare il 26 aprile ma che alla fine ha anticipato il rientro, ha raccontato anche che il paese è in preda a un vero e proprio stato di confusione: “Ciò che è avvenuto ha lasciato tutti sgomenti. In quei momenti regnava molta confusione e agitazione e ancor più agitati erano i nostri amici e parenti in Italia che in qualche modo abbiamo poi provveduto a tranquillizzare”.