Sri Lanka, trovata una fossa comune con almeno 230 corpi: “È la più grande mai scavata”
La fossa comune si trova in una zona abitata principalmente dalla minoranza Tamil. Durante la guerra civile era stata occupata da militari ed era diventata uno dei teatri più sanguinosi delle battaglie tra ribelli delle Tigri Tamil e l'esercito regolare del paese
Nel nord-ovest dello Sri Lanka, in una fossa comune a Mannar, sono stati trovati almeno 230 corpi: è il più alto numero di resti umani mai ritrovati nel paese, ferito da una guerra civile che durata quasi 30 anni. Secondo Raj Somadeva, il professore archeologo forense dell’università di Kelaniya che si sta occupando di seguire gli scavi, “si tratta della più grande fosse comune mai scavata”.
La condizione delle ossa rende difficile l’identificazione degli scheletri, dei quali non si conoscono né le cause della morte né i nomi delle vittime.
La fossa comune, scoperta casualmente da un’impresa edile che stava effettuando alcuni scavi per la costruzione di un edificio, si trova in una zona abitata principalmente dalla minoranza Tamil. Durante la guerra civile, che si è conclusa nel 2009, era stata occupata da militari ed era diventata uno dei teatri più sanguinosi delle battaglie tra ribelli delle Tigri Tamil e l’esercito regolare del paese.
Nella fossa sono stati trovati anche resti di ceramiche, stoviglie, oggetti metallici e gioielli indossati dalle vittime.
La prima fossa comune era stata trovata nel 2014 nell’area del tempio indù di Thiruketheeswaram.
Secondo alcuni attivisti, dalla fine della guerra civile, che ha provocato almeno 100mila morti, mancano all’appello almeno 20mila persone.
La guerra civile ha visto fronteggiarsi l’esercito srilankese e le Tigri Tamil, un’organizzazione di etnia tamil che rivendicava la creazione di uno stato indipendente nel nord e nell’est dello Sri Lanka.
Un accordo è stato raggiunto solo nel 2009 quando, terminata una durissima repressione ordinata dal presidente Mahinda Rajapaksa, le Tigri sono state sconfitte dall’esercito nazionale. Da allora, anche grazie alla mediazione del Consiglio per i diritti umani dell’ONU, è iniziato un lungo e complesso processo di riconciliazione.