Nel 2024 la spesa militare europea è stata superiore del 58% rispetto a quella della Russia

Il fact-checking dell'Osservatorio CPI dell'Università Cattolica diretto da Carlo Cottarelli
Nel 2024 la spesa militare a livello europeo è stata superiore del 58% rispetto a quella russa: 730 miliardi di dollari internazionali contro 462 miliardi. Lo ha calcolato l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
L’istituto diretto dall’economista Carlo Cottarelli ha pubblicato nei giorni scorsi sul proprio sito un articolo di fact checking che confuta uno studio dell’International Institute for Strategic Studies (IISS) – diffuso il 12 febbraio e rilanciato da diversi media internazionali – secondo cui lo scorso anno la spesa militare della Russia a tassi di cambio correnti sarebbe stata leggermente superiore a quella sostenuta dal resto d’Europa (inclusi anche Stati che non sono membri dell’Unione europea e/o della Nato).
Stando all’IISS, in particolare, nel 2024 il Paese guidato da Vladimir Putin ha speso 461,6 miliardi contro i 457,3 miliardi degli altri Stati europei.
Il think tank londinese è giunto a questa conclusione dopo complessi calcoli volti a equalizzare il potere d’acquisto tra Russia e Stati Uniti, in modo da poter paragonare valori espressi in rubli con valori espressi in dollari internazionali.
Tuttavia nell’articolo dell’Osservatorio CPI – firmato dallo stesso Cottarelli insieme ad Alessio Capacci e Carlo Cignarella – si osserva che in quel calcolo sono stati commessi due errori.
Il primo errore consiste nel fatto che l’IISS ha fatto riferimento a due diverse definizioni di spesa militare: una, più ampia, utilizzata solitamente dalla Nato, su cui si sono basati i calcoli per la Russia; e un’altra, più ristretta, utilizzata come criterio per gli altri Paesi europei.
Il secondo errore è stato commesso nel valutare la spesa russa a tassi di cambio PPP (ovvero a parità di potere d’acquisto) mentre quella europea è stata espressa in dollari correnti. Ciò – fa notare l’Osservatorio CPI – ha portato a sottovalutare la spesa europea, perché il livello dei prezzi in Europa è più basso di quello statunitense per un importo significativo (anche se non così significativo come nel caso della Russia): anche i dati per l’Europa, quindi, avrebbero dovuto essere convertiti a tassi di cambio PPP.
Correggendo questi due errori, nel 2024 la spesa militare europea secondo la definizione della Nato, a tassi di cambio PPP, risulta di 730 miliardi di dollari internazionali.
Come anticipato sopra, la spesa europea qui considerata comprende tutti i Paesi del continente inteso in senso geografico esclusa la Russia: sono inclusi anche i quattro che non fanno parte né della Nato né dell’Ue (Serbia, Bosnia, Kosovo e Svizzera) e che dunque non sarebbero tenuti a rispondere militarmente a un attacco russo. Peraltro, anche escludendo questi Paesi, la spesa militare di tutti gli Stati membri o dell’Ue o della Nato (o di entrambe) risulta ampiamente superiore a quella russa: 719 miliardi di dollari internazionali (il 56% in più di quella sostenuta da Mosca).
Per i soli Paesi membri dell’Ue (e quindi escludendo Regno Unito, Turchia e Norvegia), la spesa militare è stata di 547,5 miliardi di dollari internazionali, comunque più elevata di quella russa del 18,6%.
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L’Osservatorio CPI sottolinea inoltre che “la spesa militare russa è in buona parte destinata a rimpiazzare le ingenti perdite sul campo di mezzi e munizioni sostenute dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina”: di conseguenza “nel 2024 l’aumento degli arsenali russi è stato ben inferiore a quello suggerito dalla sua spesa militare”, mentre “la spesa europea non viene erosa da attività belliche e quindi va interamente, per la componente relativa agli armamenti, a incrementare le capacità di difesa”.
“Il significativo margine a favore della spesa europea per la difesa rispetto a quella russa esistente nel 2024 suggerisce cautela nel concludere che sia necessario un forte aumento della spesa militare in Europa”, rimarca ancora l’Osservatorio diretto da Carlo Cottarelli: “Qualche aumento potrebbe essere considerato, soprattutto nei Paesi ancora sotto il 2% del Pil come l’Italia; ma l’aumento di spesa europea necessario per mantenere invariato il vantaggio del 2024 rispetto alla Russia, considerando l’aumento previsto per quest’ultima nel 2025, è contenuto”.
In ogni caso, concludono gli economisti dell’Osservatorio CPI, “è prioritario risolvere almeno due problemi che riducono l’efficienza della spesa militare nell’Ue. Il primo è l’inadeguato coordinamento tra le forze armate dei 27 Paesi membri. Il secondo è che, in gran parte dei Paesi Ue, la spesa militare è sbilanciata verso quella per il personale rispetto agli investimenti in armamenti e le spese di esercizio”.