Spagna, i migranti nascosti nei materassi per passare il confine con il Marocco
Confine tra Marocco e Spagna. Un’auto, una delle tante, ferma alla frontiera per i controlli di routine. Sul tettuccio ci sono due materassi, legati e incellofanati.
Qualcosa però non torna: gli agenti fermano il veicolo, tolgono il cellofan e scoprono che due migranti sono nascosti nei materassi a cui era stata tolta l’imbottitura interna.
Il conducente, una volta scoperto il nascondiglio, si è dato alla fuga in Marocco, mentre la Guardia civile spagnola ha preso in custodia i due migranti.
Il video che mostra l’operazione alla frontiera è stato registrato da Jon Inarritu, un senatore del partito separatista basco EH Bildu: il filmato ha avuto migliaia di visualizzazioni.
“Finché non ci sono vie sicure per richiedere asilo, situazioni come questa continueranno a verificarsi nel confine meridionale dell’Europa”, ha commentato il senatore basco.
L’uso di materassi per nascondere gli immigrati potrebbe essere un nuovo modus operandi delle mafie che trafficano con gli immigrati..
Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), più di 6mila migranti sono arrivati a Melilla e nella vicina enclave di Ceuta in Spagna nel 2018.
La Spagna ha superato l’Italia per numero di migranti, tanto da mettere in difficoltà il sistema di accoglienza spagnolo soprattutto nel sud del paese.
Nel 2018 si è registrato un record di arrivi sulle coste spagnole: 57.250 persone sono infatti riuscite a raggiungere la Spagna dopo aver attraversato il Mediterraneo, secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM).
La cifra supera di gran lunga le voci registrate durante la crisi del 2006. Secondo l’OIM, 769 migranti sono morti o sono stati dati per dispersi lungo la rotta occidentale del Mediterraneo, più del triplo che nel 2017, quando 223 persone persero la vita mentre cercavano di arrivare in Spagna.
Sea Watch – Intanto le navi di Sea Watch e Sea Eye sono ancora in mare. A bordo, rispettivamente, 32 e 17 persone in attesa ormai da nove giorni, “in condizioni proibitive”, di un porto sicuro in cui sbarcare.