Spagna, un sogno di nome Marinaleda: l’ultima oasi del comunismo è a rischio
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Non c’è un consiglio comunale e nemmeno la polizia. Tutti hanno una casa e la disoccupazione è sotto la media nazionale. Nella località andalusa decidono tutto i cittadini, ma dopo 44 anni il sindaco Gordillo si ritira e il modello socialista rischia di tramontare
Il 28 maggio, la Spagna intera sarà chiamata alle urne per il primo dei due grandi appuntamenti elettorali di quest’anno. Il “28M” Si vota per il rinnovo dei parlamenti regionali e per tutti i Municipi. A differenza dell’Italia, in cui si procede a scaglioni, la Spagna chiama alle urne tutti i cittadini della penisola iberica e delle sue isole. Lo fa dal 1979, anno in cui si celebrarono le prime elezioni generali, regionali e comunali con la nuova Costituzione democratica.
Sono passati 44 anni e migliaia di sindaci si sono succeduti nelle oltre ottomila municipalità del Paese. Una strettissima minoranza di “primi cittadini” della prima ora (democratica) ha vinto una elezione dopo l’altra, arrivando fino a dieci rielezioni. Il 28 maggio qualcuno potrà cercare la dodicesima vittoria di seguito. Tra questi, però, mancherà il sindaco più iconico di tutti. Non ci sarà “L’alcalde” che ha generato i maggiori contrasti, tra chi sosteneva la sua idea di utopia e chi, invece, lo demonizzava.
Oasi rivoluzionaria
Il New York Times parlò di Marinaleda come di un’oasi comunista. Qui a detenere la vara (il bastone del sindaco) dal ’79 è Juan Manuel Sánchez Gordillo. Nato ad Aguadulce in provincia di Sevilla, Gordillo – attualmente 74enne, classe 1949 – divenne sindaco della cittadina di Marinaleda con la sua Cut (Candidatura Unitaria de Trabajadores) e rivoluzionò una cittadina affamata e destinata all’oblio per via del fenomeno dello spopolamento rurale.
In primis, cambia radicalmente il processo decisionale e soppianta il consiglio comunale per quella che è una vera e propria assemblea popolare, dove chiunque può partecipare, dire la sua sulle questioni da affrontare – anche il Bilancio – e, tutti insieme, decidere sulle azioni da intraprendere. All’assemblea popolare si è aggiunto un Senato popolare, formato da 70 persone e rappresentante, ognuno, una strada del municipio. Gordillo, in una storica intervista al Diario de Sevilla del 2009, ricordava di come scoprì, molto presto, che «la neutralità del potere è una grossa bugia e che con il pezzettino di potere che avevamo conquistato arrivando al Municipio dovevamo essere chiaramente e sfacciatamente a favore dei più deboli, dei più poveri e degli sfruttati».
Gordillo comincia così una lunga, lunghissima fase di lotta contro il potere e rivoluziona la cittadina. Marinaleda basa la sua economia sull’agricoltura e i suoi terreni sono nelle mani di pochi latifondisti: il 2 per cento della popolazione detiene il 50 per cento delle terre coltivabili. Il sindaco Gordillo, con l’appoggio della cittadinanza e del sindacato dei lavoratori del campo (Soc), avvia il processo di occupazione delle terre dei latifondisti, scontrandosi con tutti gli apparati del potere statale, uscendone sempre vincitore (nonostante abbia, pendenti, ancora quaranta capi d’imputazione). Questo processo continuo di espropriazione raggiunge il suo punto più algido, nel 1991, quando il Comune di Marinaleda ottiene la concessione di dodicimila ettari di terreno appartenenti al Duca della Casata degli Infantado. Questo terreno, conosciuto come l’Humoso, diventa l’epicentro economico e produttivo di Marinaleda, dando lavoro a oltre 400 persone (sui 2.800 residenti) attraverso la grande cooperativa sociale Humar.
Nel corso degli anni, tra espropriazioni e disincentivi sempre più marcati, l’imprenditoria privata è praticamente sparita. A Marinaleda, oggigiorno, ci sono due farmacie, tre bar e un ristorante. L’ultima impresa cacciata via è l’azienda agricola Los Lugares, che si è trasferita nella vicina cittadina di El Rubio. È sparita anche la polizia – un costo ritenuto superfluo, considerata la bassissima incidenza di reati nel municipio andaluso – mentre sono fiorite le attività gratuite dei cittadini in quelle che vengono denominate le “domeniche rosse”, dove chiunque può dare il proprio contributo nello svolgimento delle attività di pubblica utilità. Tra queste, rientra anche l’organizzazione di feste. Secondo Gordillo, affinché un processo sovversivo o rivoluzionario sia autentico, deve essere carico di generosità. L’uguaglianza e la condivisione diventano elementi imprescindibili per mantenere un sistema che fa di tutto per dare tutto, a tutti, nelle stesse parti. Si parla, in sostanza, di quello che il sociologo Robert Putnam definì come “capitale sociale”.
Zone d’ombra e futuro incerto
Nonostante la mancanza del settore privato, Marinaleda presenta un tasso di disoccupazione costantemente inferiore a quello nazionale. A febbraio 2023, la disoccupazione a Marinaleda si ferma leggermente al di sopra del 9 per cento. Il dato nazionale, invece, si attesta al 12,8 per cento. Nell’intera Regione, stando all’ultima rilevazione trimestrale, si arrivava al 19 per cento. In virtù dei valori che governano la cittadina, anche lo stipendio è uguale per tutti. Si ricevono all’incirca 50 euro per 6 ore e mezzo di lavoro (corrispondente alla giornata di lavoro di un jornalero).
Oltre ai risultati sull’occupazione, l’alcalde di Marinaleda può fregiarsi dell’altro grande obiettivo raggiunto e mantenuto nel tempo: l’abitazione gratuita. Gordillo ricordava che «Marinaleda si incarica di tutto: terreno, forniture, strade. L’inquilino non paga nulla e leviamo di torno tutti gli intermediari. Qui non si specula sulla casa». Sembra uno slogan ma, a conti fatti, la quasi totalità degli abitanti di Marinaleda paga mediamente 15 euro al mese. In compenso, la casa rimane di proprietà del Comune, per evitare possibili processi speculativi. Si tratta di uno dei progetti di abitazioni sociali più ambiziosi mai realizzati e che, insieme, allo spirito quasi zapatista della popolazione locale, hanno forgiato la leggenda di Gordillo e di Marinaleda.
Rimangono, come in ogni utopia, delle zone d’ombra. Gordillo è stato accusato a più riprese di aver generato la più fitta delle trame di clientelismo attraverso la «vendita del lavoro», considerando che l’obiettivo della Humar è quello di creare quanti più posti di lavoro possibile. Secondo un suo storico collaboratore, Marinaleda si è convertita in un regime e la gente di qui si è abituata ai suoi vantaggi e svantaggi. E ancora, negli ultimi anni i giovani di Marinaleda hanno avviato coltivazioni di marijuana in gran quantità per potersi permettere uno stile di vita più vicino a quello del Paese. In mancanza di polizia e con il beneplacito dell’Amministrazione, l’odore d’erba pervade il pueblo, specialmente nei mesi caldi. E molti sostengono che, a Marinaleda, o si è con lui o è meglio fare le valigie.
Il 28 maggio, per la prima volta dal 1979, gli abitanti di Marinaleda non vedranno il cognome “Sánchez Gordillo” sulla papeleta. E nessuno crede che l’erede designato Sergio Gómez, qualora dovesse vincere, possa davvero seguire alla lettera i dettami del suo mentore. Forse sarà la fine del sogno. Ma come ricordava il sindaco Gordillo, citando “El Che” Guevara, «L’utopia è necessaria. Dobbiamo essere realisti e pretendere l’impossibile».