Spagna, bocciata la fiducia a Sanchez: Podemos si astiene
"I socialisti ci hanno offerto appena un ministero e mezzo", polemizza Podemos
Spagna, bocciata la fiducia a Sanchez: Podemos si astiene
In Spagna bocciata la fiducia a per un possibile governo guidato dal leader del partito socialista Pedro Sanchez. 124 voti a favore, 155 contrari e 67 astensioni.
Podemos ha deciso di astenersi e i socialisti non sono riusciti a ottenere la maggioranza relativa necessaria a formare il governo. Si astengono anche i repubblicani di Erc e il Partito nazionale basco (Pnv). Contrari invece il Partito Popolare di centro-desta, i liberali di Ciudadanos e i dissidenti di Vox.
Durante la discussione prima del voto il leader di Podemos Pablo Iglesias ha spiegato le motivazioni della decisione del suo gruppo: “Con i nostri 42 seggi il minimo che meritiamo è un po’ di rispetto. Abbiamo accettato molte rinunce ma chiediamo che ci siano lasciate alcune competenze chiave (…). Il mio gruppo ha deciso di astenersi e di tenderle la mano signor Sanchez, così avremo il tempo per negoziare un accordo di governo in cui ci sia rispetto reciproco. Siamo in tempo a salvare questa coalizione”. L’astensione ha impedito a Sanchez di ottenere il ruolo di premier.
Sanchez perde per la seconda volta. Il 23 luglio il politico socialista non aveva ottenuto la fiducia nelle votazioni per la maggioranza assoluta. Anche in quell’occasione Podemos si era astenuto.
Il braccio di ferro nei giorni scorsi
Nei giorni scorsi il partito di Pablo Iglesias aveva affermato di voler proseguire le negoziazioni per un accordo, ma ieri, 24 luglio, la tensione è di nuovo salita alle stelle. I socialisti hanno offerto al possibile alleato “appena un ministero e mezzo”, riferisce Ione Belarra Urteaga di Podemos, membro del Congresso dei Deputati della Spagna dal 2016. L’offerta prevedeva infatti la vicepresidenza degli Affari sociali e i ministeri di Casa ed Economia Sociale, Sanità ed Uguaglianza.
In mattinata è arrivata una contro-proposta del partito “viola” di Podemos che come condizione per un accordo chiedeva la presidenza del ministero del Lavoro “Abbiamo fatto tante rinunce per trovare un compromesso ma chiediamo che ci siano lasciate almeno alcune competenze: competenze per garantire che questo paese abbia un’educazione gratuita, competenze per assicurare che le famiglie in condizioni di povertà ricevano gli aiuti necessari, competenze per assicurare l’uguaglianza retributiva tra uomini e donne e il salario, altrimenti rinunceremmo ad una politica attiva in questo Paese” ha affermato Iglesias al parlamento.
Ma i socialisti non hanno accettato. Si allontana dunque la possibilità di dare un governo alla Spagna. Adesso partiranno altri due mesi di negoziazioni per un nuovo accordo. Nel caso non si arrivasse all’intesa il re sarà costretto a sciogliere le Camere e a indire nuove elezioni.
Sanchez, che ha vinto il maggior numero di seggi nelle elezioni di aprile ha dovuto affrontare tre mesi di colloqui di coalizione con gli esponenti di Podemos, visti come possibili alleati dei socialisti di centrosinistra.
Il 23 luglio al primo voto le astensioni sono state 52, i voti contrari 170, mentre quelli favorevoli sono stati soltanto 124.