La Marina argentina ha confermato un’esplosione nei pressi del sottomarino scomparso
Durante una conferenza stampa il portavoce della Marina militare argentina Balbi ha dichiarato che è stata registrata "un'anomalia idro-acustica" che potrebbe provenire dall'Ara San Juan
Sono emersi nuovi particolari sul sottomarino argentino scomparso lo scorso 15 novembre nell’Atlantico del Sud con 44 persone a bordo.
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La Marina militare argentina ha confermato che tre ore dopo l’ultimo contatto, avvenuto alle 10:31 ora locale del 15 novembre scorso, è stata registrata una forte esplosione nei pressi dell’ultima posizione confermata dell’AARA San Juan.
Inizialmente Enrique Balbi, portavoce della Marina militare argentina, si era limitato a fare riferimento a una “anomalia idro-acustica, un rumore” proveniente dal sottomarino.
Durante una conferenza stampa il portavoce ha spiegato che il rumore sarebbe stato rilevato il 15 novembre, intorno alle 11 del mattino ora locale, circa 30 miglia a nord dal punto dal quale il San Juan si era messo in contatto per l’ultima volta con il comando della Marina, quattro ore prima.
Lo stesso giorno, il personale del sottomarino aveva reso noto, nell’ultima comunicazione alla base navale di Mar del Plata, di avere avuto una serie di problemi con le batterie elettriche dell’unità che potrebbero essere sfociati in un vero e proprio cortocircuito.
I giornalisti hanno poi chiesto al portavoce Balbi se il rumore identificato fosse un’esplosione: “Non abbiamo informazioni al riguardo e non formuliamo nessuna congettura”, ha risposto l’uomo.
“In base a questo nuovo indizio”, ha aggiunto il portavoce, “si sta procedendo a un nuovo monitoraggio dell’area dalla quale proverrebbe il rumore, seguendo lo stesso modello di ‘triplo controllo’ usato in precedenza”.
Il triplo controllo prevede:
- Utilizzo di sonar attivi e passivi, in dotazione alle unità navali argentine;
- Immagini termiche, rilevate da aerei americani
- Monitoraggio di possibili anomalie magnetiche, a carico di un aereo antisommergibili brasiliano, che sorvola le zone interessate a bassa quota.
Già il 19 novembre erano cominciati ad emergere dettagli più chiari sulla misteriosa scomparsa, mentre nella giornata di lunedì 20 novembre era stato reso noto che i sette tentativi di chiamate satellitari registrati tra le 10 del mattino e le 3 del pomeriggio di sabato non provenivano dal sommergibile come comunicato in precedenza.
Il governo ha smentito così le indiscrezioni rivelate dal ministro della difesa riguardo i tentativi di entrare in contatto con i 44 membri dell’equipaggio a bordo, che non ha lanciato ancora alcun segnale da quando sono state perse le comunicazioni radio.
Il portavoce della marina, Enrique Balbi, ha riferito che l’area di perquisizione al largo delle coste meridionali del paese è stata raddoppiata dal momento che le preoccupazioni sul destino del sottomarino e del suo equipaggio sono cresciute.
“Non stiamo sottovalutando nessuna ipotesi”, ha detto Balbi, aggiungendo che le possibili motivazioni della scomparsa del sottomarino includono “un problema con le comunicazioni” o altri problemi tecnici riguardanti il carburante.
Cosa sappiamo finora
La marina argentina ha perso il contatto radio con l’AARA San Juan mercoledì 15 novembre 2017, ossia quando è stata registrata l’ultima trasmissione programmata. Il sottomarino si trovava in viaggio dal porto di Ushuaia alla base navale di Mar del Plata, 400 chilometri a Sud di Buenos Aires.
Stanno partecipando al team di ricerca internazionale anche Stati Uniti e Regno Unito. Anche il Sudafrica, il Brasile e altri paesi sudamericani hanno offerto il proprio aiuto.
Le Isole Falkland hanno rilasciato una dichiarazione, sostenendo l’Argentina nella sua ricerca. “Comprendiamo che il governo britannico ha offerto l’assistenza delle forze armate britanniche nella ricerca e che ha aderito a uno sforzo internazionale che comprende anche gli Stati Uniti. Il governo delle isole Falkland estende la sua sincera speranza che il sottomarino sia trovato rapidamente “, si legge nella dichiarazione.
“A questo punto della missione di ricerca e salvataggio non possiamo scartare alcuna ipotesi”, ha detto il capo della base navale Mar del Plata, Gabriel González. “Non siamo stati in grado di localizzare il sottomarino in superficie, è per questo che stiamo dando priorità alla ricerca del sottomarino in acque profonde, nell’ipotesi che sia affondato”, ha detto González sabato.
“Una ricerca subacquea è molto più complicata perché richiede l’uso di più tecnologie tra cui il sonar”, ha aggiunto l’ufficiale.
La ricerca è stata resa ancora più complicata da una tempesta con onde fino a 10 metri di altezza.
Tra i 44 membri dell’equipaggio c’è il primo ufficiale donna argentino, la trentacinquenne Eliana Krawzyck.
Finora è stato setacciato l’80 per cento della superficie del mare in cui si riteneva che il sottomarino potesse essere scomparso.
L’area di ricerca si estende per oltre 300 chilometri, 430 chilometri al largo della costa meridionale della provincia di Chubut.
Nella ricerca sono stati impiegati numerosi mezzi, tra cui aerei e navi provviste di sonar.