“Sentivo le grida disperate”: a TPI parla Antonio, sopravvissuto all’incendio nella Grenfell Tower | VIDEO
Antonio, sopravvissuto incendio Grenfell Tower, si racconta a TPI
“La notte del 14 giugno ero a letto, venni svegliato da una chiamata di mio figlio che rientrava da lavoro. Al telefono mi disse che la torre era in fiamme e dovevo lasciare subito l’appartamento. Lì per lì non sentivo nulla di strano, vidi che c’era del fumo anche nel mio appartamento. Subito dopo mio figlio mi mandò un messaggio con questa foto che lui aveva fatto della torre in fiamme. Provai a uscire due volte dalla mia abitazione, ma il fumo era così denso che non ci riuscì”.
Antonio Roncolato è uno dei sopravvissuti all’incendio che il 12 giugno 2017 è scoppiato in un appartamento della Grenfell Tower di Londra, causando la morte di 72 persone. Fu una delle tragedie peggiori di Londra e del Regno Unito, con il maggior numeri di morti registrato in decenni.
L’edificio era stato costruito intorno agli anni Settanta del Novecento, una palazzina adibita a uso popolare, per londinesi ma soprattutto stranieri.
Antonio ha 58 anni ed è originario della provincia di Padova. È immigrato nel Regno Unito da giovane e ora lavora a Londra in un albergo. Lo scorso anno Anna Ditta per TPI lo aveva intervistato in occasione del triste anniversario della tragedia.
Oggi, a Londra, lo abbiamo incontrato di persona per sapere se Antonio e gli altri sopravvissuti all’incendio, hanno finalmente ricevuto una sistemazione adeguata. Gli abbiamo chiesto come porta avanti la sua vita dopo un evento simile.
La notte del 14 giugno Antonio si trovava nel suo appartamento al decimo piano della Grenfell Tower, dove viveva da 27 anni.
“Cercai di mandare via il fumo come potevo, aprivo le finestre a est ed ovest. Aspettai, ero in contatto con i vigili del fuoco e con mio figlio che da giù monitorava. Sapevo che non potevo fare errori, che qualunque errore lo avrei pagato caro. Fui il penultimo inquilino a lasciare la torre. Alle sei del mattino i vigili mi scortarono fuori facendomi strada tra le fiamme e il fumo”.
“Ricordo le grida disperate delle persone che correvano per le scale, il fumo denso e nerissimo che avvolgeva ogni cosa. La paura che le fiamme presto sarebbero arrivate, il suono terribile degli allarmi antifumo. Temevo per la mia vita ma dovevo restare calmo. Quando intorno alle cinque e mezzo vidi le fiamme spuntare dalla finestra ebbi paura per davvero”.
Ma in quella terribile e lunghissima notte di fiamme, due giovani italiani persero la vita: Gloria Trevisan e Marco Gottardi, che vivevano al 23esimo piano. Per loro fu fatale restare nell’appartamento.
“Loro poveretti videro il fuoco arrivare e probabilmente gli fu detto di aspettare in casa. Non arrivò nessuno. È una cosa straziante, se uno pensa a loro, e alle famiglie di queste persone, c’è una ferita aperta che resterà aperta fino alle fine della loro vita”, commenta Antonio.
“Molti residenti morirono asfissiati perché non vennero soccorsi, i vigili del fuoco non riuscirono a entrare in molti appartamenti”, spiega Antonio.
L’incendio, principiato da un frigorifero difettoso, si propagò a causa dei materiali utilizzati per la copertura dell’edificio durante le varie ristrutturazioni che il palazzo aveva subito negli anni.
“Ogni comune ha a disposizione un budget per fare dei lavori. In questo caso sono stati fatti a risparmio. Questo è un quartiere molto ricco, con una riserva di centinaia di milioni, per restaurare la torre in modo sicuro sarebbe bastata una differenza di qualche centinaia di migliaia di sterline. L’inchiesta ha accertato che sono stati i pannelli di bassissima qualità a far propagare così in fretta le fiamme. Questo fa arrabbiare”.
Nell’intervista del 2018, avevamo lasciato Antonio in attesa di un appartamento. Dopo varie proposte, sia lui che il figlio hanno trovato l’abitazione adatta.
“Sono contentissimo dove sono adesso. Tutti i politici avevano detto che nel giro di pochi mesi ci avrebbero rialloggiato, è passato molto più tempo, ma praticamente tutti gli sfollati sono stati sistemati”.
“A volte non posso credere di essere stato in quell’inferno e ad essermi salvato. Sono stato graziato, fortunatissimo. Nell’uscire da lì, insieme ai vigili del fuoco, inciampai in un corpo di una persona morta, ci penso spesso. Fa soffrire”.
A breve, ci spiega Antonio, la torre verrà abbattuta. I rilievi sono stati fatti e presto questo scheletro verrà eliminato.
Ciò che resterà saranno i tanti simboli e doni che nel tempo sono stati lasciati ai suoi piedi, per ricordare chi non c’è più. Antonio, sopravvissuto all’incendio nella Grenfell Tower, non dimenticherà mai e ora ancora si batte per chiedere giustizia per quelle troppe morti.