Secondo un sondaggio, i giovani arabi ripudiano l’Isis
Circa la metà dei giovani intervistati vede nel sedicente Stato islamico la sfida più grande della regione, ma il califfato è il sintomo di un malessere diffuso
Secondo un sondaggio pubblicato martedì 12 aprile 2016, i giovani arabi vedono nell’Isis la più grande minaccia regionale, mentre alcuni ritengono che il successo del gruppo sia in parte dovuto alla scarsità di opportunità economiche e lavorative.
Il sondaggio, condotto dalla Asda’a Burson-Marsteller di Dubai, ha intervistato 3.500 ragazzi tra i 18 e i 24 anni di età in 16 paesi arabi, e mostra che circa la metà di loro teme la sfida posta alla regione dal sedicente Stato islamico, contro il 37 per cento degli intervistati nel 2015. Altre questioni come il conflitto israelo-palestinese e la mancanza di democrazia preoccupano molto meno.
Il 78 per cento degli intervistati ha anche dichiarato che non sosterrebbe l’Isis nemmeno se esso usasse meno violenza. Il 13 per cento ha dichiarato, al contrario, che potrebbe, mentre il 9 per cento ha detto che non lo sa.
Circa un quarto degli intervistati ritiene che gli alti tassi di disoccupazione tra i giovani giocano un ruolo chiave nel successo del califfato. Il mondo arabo, impantanato in reti corruzione e clientelismo, guerre e stagnazione politica, non è riuscito a creare abbastanza posti di lavoro per una popolazione giovane in crescita esponenziale.
Hassan Hassan, un analista citato nell’indagine, ha infatti detto che il malessere economico della regione ha aiutato l’Isis.
“Molte persone rifiutano Daesh per via delle sue tattiche estreme, ma rimane il fatto che il gruppo è in grado di sfruttare problemi che già esistono”, ha commentato Hassan. “Daesh è il sintomo di un malessere crescente che deve essere affrontato e curato, non il malessere stesso”.
Gli intervistati hanno anche dichiarato che tra le ragioni del consenso raccolto dal sedicente Stato islamico c’è la convinzione che la sua interpretazione dell’Islam si superiore e lo scontro tra le tradizioni sunnite e sciite.