La sonda Schiaparelli non trasmette segnali
Avrebbe dovuto raggiungere la superficie di Marte ieri pomeriggio, ma circa 50 secondi prima dell'orario previsto per l'atterraggio il segnale della sonda è scomparso
L’atterraggio della sonda Schiaparelli sulla superficie di Marte, nell’ambito della missione ExoMars volta a scoprire se c’è vita sul pianeta, era previsto per le 16:48 del 19 ottobre.
Tuttavia, circa 50 secondi prima dell’orario stabilito per il contatto della sonda con la superficie del pianeta, il suo segnale radio è stato perso. Gli scienziati non hanno dunque la certezza che l’atterraggio sia avvenuto in modo sicuro, e la sonda potrebbe anche essersi schiantata.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, i razzi propulsori che avrebbero dovuto rallentare l’atterraggio della sonda si sono accesi per un lasso di tempo più breve di quello previsto.
La sonda si è inserita correttamente nell’orbita intorno a Marte, a un’altezza di circa 121 chilometri e con una velocità di 21mila chilometri orari.
Uno scudo termico ha protetto il lander dal calore generato dall’attrito durante il passaggio nell’atmosfera del pianeta. Quando è arrivato a 11 chilometri dal suolo, si è aperto un paracadute che in soli 40 secondi ha rallentato la velocità di discesa da 1.700 a 250 chilometri orari.
A quel punto sarebbero dovuti entrare in azione i razzi che avrebbero assicurato l’ulteriore frenata della sonda, guidandola sulla superficie del pianeta rosso. Come detto, rimangono dubbi circa il fatto che questa seconda parte dell’operazione sia avvenuta con successo.
L’Italia ha un ruolo di primo piano nella missione. L’Associazione spaziale italiana (Asi) è il principale finanziatore, con un contributo di 350 milioni di euro, mentre i gruppi Finmeccanica e Thales Alenia Space Italia sono i partner principali e i responsabili della fase progettuale.
Scopo della missione, organizzata dalle agenzie spaziali di Europa (Esa) e Russia (Roscosmos), è capire se il metano rilevato nell’atmosfera del pianeta rosso sia prodotto da microbi o abbia origine geologica.
La presenza dell’idrocarburo su Marte ha un grande interesse scientifico, in quanto i raggi ultravioletti provenienti dal sole hanno la capacità di consumare la riserva di metano presente nell’atmosfera marziana in poche centinaia di anni, il che suggerisce che ci sia una continua fonte di rinnovamento sul pianeta.
Gli scienziati vogliono dunque scoprire da dove provenga il gas. Una prospettiva affascinante è che possa avere un’origine biologica, visto che la maggior parte del metano nell’atmosfera terrestre è prodotto appunto da microbi.