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Home » Esteri

Siria: il ministro della Difesa Guerini conferma il ritiro dei missili italiani presenti in Turchia nell’ambito della missione Nato

Immagine di copertina
Un veicolo militare italiano per il lancio dei missili Samp T

Il ritiro della missione era previsto entro il 31 dicembre ma molti parlamentari hanno richiesto un ritiro immediato

Siria: Italia conferma il ritiro missili in Turchia nell’ambito della missione Nato

Il ministro della Difesa Guerini a margine della riunione ministeriale della Nato di oggi 24 ottobre ha confermato il rientro entro il 31 dicembre della batteria antimissile italiana Samp-T impiegata nella base di Kahramanmaras, in Turchia, nell’ambito della missione Nato “Active Fence”. L’annuncio non è esattamente una novità e il ritiro era già previsto entro questa data prima ancora che scoppiasse il conflitto in Siria. La questione chiave era piuttosto se il ritiro potesse diventare immediato e di fatto l’annuncio sembra smentire questa ipotesi.

Come, infatti, ampiamente documentato da TPI in un articolo del 14 ottobre al momento nella base militare di “Gazi Kislaşi” di Kahramanmaraş, in territorio turco, sono presenti 130 soldati italiani e 25 mezzi terrestri che includono batterie di missili SAMP-T terra aria per fare da scudo protettivo a “eventuali lanci di missili dalla Siria”, come confermato dalle informazioni sull’operazione presenti sul sito del ministero della Difesa.

Il costo stimato della missione peri il 2019 è di 12.756.907 milioni di euro, mentre nel 2018 era pari a 8.438.295 milioni di euro. L’operazione a maggio è stata approvata e rinnovata dal consiglio dei Ministri per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2019 e andrà avanti ancora alcuni mesi. Dal 2012 ad oggi vi hanno partecipato a rotazione 5 partner Nato: Italia Spagna, Olanda, Germania e Stati Uniti.

L’ipocrisia del governo italiano: blocca l’export di armi verso la Turchia ma tiene in piedi la missione Nato “per difendere Ankara dagli attacchi siriani”

La missione scade formalmente il 31 dicembre, finora erano giunte notizie solo relativamente al ritiro del contingente ma non era chiaro se anche le batterie di missili sarebbero state fatte rientrare. L’impiego della batteria, iniziato nel 2016, era stato autorizzato dal Parlamento per tutto il 2019 e alla luce dell’attacco contro i curdi in Siria deciso dal presidente turco Erdogan, l’operazione assume caratteri controversi perché è appunto pensata solo in difesa della Turchia. Molti parlamentari hanno chiesto di non attendere il 31 dicembre e di avviare un ritiro immediato delle forze nato italiane ma su questo punto per il momento non ci sono state risposte.

L’intervista di TPI alla deputata Pd Lia Quartapelle: “Chiederemo il ritiro del contingente Nato dalla Turchia, ma siamo aperti al suo ingresso nell’Unione europea”

Quartapelle insieme ad altri parlamentari di Leu, Pd, Italia Viva e M5S il 16 ottobre ha presentato una risoluzione alla Commissione Affari Esteri che è stata approvata dalla maggioranza e che impegna il governo “a promuovere in sede Nato l’immediato avvio di una riflessione complessiva su una sospensione dell’Operazione Active Fence valutando la possibilità di anticipare le procedure di dismissione operativa della batteria italiana”. L’occasione di una discussione al riguardo dovrebbe essere proprio il consiglio ministeriale Nato di oggi 24 ottobre al quale sta prendendo parte anche il ministro della Difesa Guerini.

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