Quegli elicotteri italiani nelle mani di Erdogan. Chi e perché glieli ha dati
I 59 elicotteri T129 Atak prodotti in Turchia su licenza italiana possono lanciare fino a 76 missili e sono già stati utilizzati nel 2018 contro i curdi
Siria, la Turchia e quegli elicotteri italiani contro i curdi
L’azienda italiana Leonardo ad aprile di quest’anno presentava all’esposizione internazionale Idef a Istanbul tutti i progetti militari attivi con la Turchia: la vetrina è terminata il 3 maggio, quando ancora non campeggiava sulle prime pagine dei giornali la questione del conflitto della Turchia contro i curdi in Siria.
Tra i principali progetti di Leonardo in Turchia ci sono gli elicotteri d’attacco AtakT129. Come già ampiamente raccontato da TPI in questo articolo del 10 ottobre scorso nel 2007 l’azienda di Stato AgustaWestland, poi confluita in Finmeccanica e oggi nota come Leonardo, aveva concesso all’azienda turca Tai (Turkish Aerospace Industries), una licenza di coproduzione degli elicotteri italiani AW 129 Mangusta.
Grazie a questa licenza la Turchia ha potuto produrre in casa l’elicottero T129 ATAK, una copia dell’elicottero da attacco italiano. Il contratto di licenza ammontava a oltre 1,2 miliardi di euro e gli elicotteri venivano realizzati completamente in Turchia, il “know-how” però era italiano. L’accordo fu reso noto dalla stessa Leonardo con un comunicato stampa che adesso è stato rimosso dal sito ma che è ancora visibile come url.
L’incasso dell’operazione avvenne attraverso una transazione della banca BNL, uno dei principali gruppi bancari italiani, che nel 2006 era passato sotto il controllo del gruppo francese BNP Paribas. Allora a denunciare il coinvolgimento della banca furono l’analista Giorgio Beretta di Opal Brescia e le organizzazioni per i diritti umani della Rete disarmo.
“Niente di strano” se non fosse che a gennaio del 2018 le forze curdo-siriane dell’Ypg hanno denunciato attraverso i social che questi tipi di aerei turchi sono stati utilizzati per i bombardamenti nell’operazione “Ramoscello d’ulivo” lanciata il 20 gennaio 2018 contro i curdi. Le denunce sono state raccolte e verificate da “euarms”, un progetto internazionale fondato da giornalisti investigativi di tutta Europa, che realizza inchieste sull’utilizzo di armi nel mondo.
Secondo questa ricostruzione gli elicotteri erano fabbricati in Turchia ma i sistemi computerizzati di comunicazione e navigazione sarebbero stati integrati dall’azienda italiana. Il frutto dell’inchiesta è stato reso pubblico anche attraverso un video, realizzato in collaborazione con il programma Report. Tra i primi a dare notizia dell’utilizzo dei T129 contro i curdi sono stati il giornalista Antonio Mazzeo.
La mancata risposta di Leonardo sulla licenza degli elicotteri
Leonardo non ha mai risposto alle domande che TPI le ha rivolto su questo tipo di elicotteri, e non ha fornito informazioni su quali siano le armi fornite alla Turchia dall’azienda.
La commessa degli elicotteri come allora raccontato da ilSole24ore l’ 11 settembre del 2007 fece schizzare il titolo di Finmeccanica del 2%. Uno studio del Centro studi delle forze armate italiane, patrocinato dal ministero della Difesa, fornisce ulteriori dettagli: “Il contratto con AgustaWestland è stato firmato nel settembre 2007 ed è entrato in vigore nel giugno 2008 attraverso la joint venture “ATAK team”. L’ordine prevedeva 59 elicotteri. Nove di questi elicotteri detti “T129A” sono equipaggiati con un cannone da 20 mm e hanno la possibilità di lanciare fino a 76 missili. Gli altri 50 elicotteri sono noti come “T129B” e sono equipaggiati con i missili turchi a guida laser “Roketsan Mizrak-U”.
Il primo volo di prova degli elicotteri turchi è avvenuto presso lo stesso stabilimento di AgustaWestland a Vergiate, in provincia di Varese, nel 2009. Il primo T-129 è stato consegnato al comando forze terrestri dell’Esercito turco nell’aprile del 2014 e a giugno gli elicotteri sono diventati operativi.
Turchia, armi italiane in Siria: l’accordo sugli elicotteri durante il governo Prodi
L’accordo del 2007 fu fatto durante il governo Prodi bis e già allora alcuni parlamentari di Rifondazione comunista presentarono un’interrogazione scritta al Senato rivolta al ministro degli Esteri D’Alema e a quello dell’Economia Padoa Schioppa: anche in quel periodo questa collaborazione militare con la Turchia risultava controversa.
Proprio a partire dall’autunno del 2007, il Governo turco, con il consenso del Parlamento, aveva dato il via libera alle proprie forze armate per colpire obiettivi del partito curdo del PKK in territorio iracheno, dando inizio a una pesante campagna militare, culminata con l’incursione su larga scala da parte dell’esercito turco in Iraq nel febbraio 2008.
L’allora amministratore Delegato di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini aveva festeggiato così la nuova partnership: “La scelta degli elicotteri AgustaWestland da parte della Turchia conferma l’elevata competitività dei nostri prodotti e le ottime relazioni industriali che esistono tra Italia e Turchia. Paese nel quale Finmeccanica è presente da molti anni in diversi settori. Questa scelta rinnova i rapporti di stima e amicizia reciproci e apre la strada a nuove interessanti opportunità di collaborazione tra i due Paesi”.
La posizione del governo sulle armi dell’Italia in Turchia
Il ministro degli Esteri Di Maio oggi 16 ottobre ha firmato l’atto interno alla Farnesina per bloccare l’export delle armi verso la Turchia e al contempo dovrebbe essere avviata un’istruttoria anche sui contratti già in essere. Gli attivisti per i diritti umani di Rete Disarmo non ritengono sufficiente questa misura perché prevede un lungo processo di indagine che escluderebbe di fatto il blocco nell’immediato.
Per quanto riguarda il ritiro immediato del contingente italiano Nato presente in Turchia con 130 soldati e 25 missili terra aria pronti al lancio di cui TPI ha trattato in un articolo del 14 ottobre, il governo dovrà discuterne in sede Nato e non intende per il momento procedere con una decisione autonoma. Nessun accenno invece alla questione degli elicotteri di Leonardo.
Intanto, il presidente della Turchia Erdogan ha annunciato con orgoglio di aver “ucciso 556 terroristi curdi” mentre l’osservatorio siriano per i diritti umani ha conteggiato che siano 70 i civili vittima del conflitto.