Almeno 37 persone, tra cui cinque civili, sono rimaste uccise nel nord della Siria tra le milizie appoggiate dalla Turchia e le Forze democratiche siriane (Sdf) a maggioranza curda, sostenute dagli Stati Uniti. La denuncia arriva dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong con sede a Londra, secondo cui tra le vittime almeno 26 appartengono alle fila del sedicente Esercito nazionale siriano appoggiato da Ankara, 6 erano combattenti delle Sdf e 5 civili deceduti nei bombardamenti dell’Aviazione turca, che hanno provocato anche altri 14 feriti.
Alla fine di novembre le fazioni filo-turche riunite sotto il vessillo del sedicente Esercito nazionale siriano avevano lanciato un’offensiva contro le Forze democratiche siriane (Sdf) nello stesso periodo in cui cominciava la folgorante marcia su Damasco, durata solo 11 giorni, lanciata da una coalizione ribelle dominata dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Shaam, che ha rovesciato il regime ultra-cinquantennale degli Assad.
Da allora gli scontri non si sono mai fermati. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, “aspri combattimenti” sono tuttora in corso nella zona orientale della provincia di Aleppo e nella regione di Manbij, la città riconquistata a inizio dicembre dalle milizie appoggiate da Ankara, aiutate dall’aeronautica turca, che negli ultimi 29 giorni ha effettuato almeno 19 raid aerei contro le forze curde in Siria.
Gli scontri, secondo l’ong con sede a Londra, sono concentrati principalmente la diga di Tishrin, a circa 90 chilometri a est di Aleppo, e il ponte di Qarah Qawzaq, a 30 chilometri a sud-ovest di Kobané (in arabo Ayn al-Arab). Proprio qui, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, si sono registrate le vittimi civili degli scontri: almeno tre persone sono morte infatti nel bombardamento della diga e altre due sono decedute in un attacco aereo che ha colpito un garage nella città di Sarrin, a una decina di chilometri a sud-est di Qarah Qawzaq. “Si prevede che il bilancio delle vittime aumenterà, poiché gli attacchi hanno lasciato feriti altri 14 civili”, denuncia l’ong. Gli scontri cominciati a fine novembre, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, hanno provocato almeno 322 morti, compresi “30 civili, tra cui cinque donne e due bambini, 229 miliziani sostenuti dalla Turchia e 63 membri delle Sdf e delle formazioni militari affiliate”.
Ankara è in prima linea da anni contro le Forze democratiche siriane, appoggiate dagli Stati Uniti e dall’Europa nella lotta contro il sedicente Stato Islamico (Isis). La spina dorsale delle Sdf infatti è composta dalle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg), ritenuto dal governo turco nient’altro che il braccio siriano del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato un’organizzazione terroristica non solo dalla Turchia ma anche da Usa e Unione europea. Una contesa che mette a rischio la speranza di pace in Siria.