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Home » Esteri

Siria, il racconto dell’attivista: “A Idlib ci stiamo preparando al più grande attacco di Assad e Putin, mentre l’Onu resta a guardare”

Immagine di copertina
Un bambino in un campo profughi della provincia di Idlib, in Siria. Credit: Nazeer AL-KHATIB

La testimonianza di Hamad Al Ramadan, attivista di 33 anni che si trova a Idlib, in Siria, dove è in corso l'ultima offensiva della Russia e del regime siriano

Hamad Al Ramadan è un attivista siriano di 33 anni e si trova nel nord della Siria, vicino alla città di Idlib, dove ieri, 4 settembre, sono ricominciati gli attacchi aerei della Russia, alleata del regime siriano. siria idlib assad

Idlib, ritenuta l’ultima roccaforte dei ribelli, è la provincia in cui si sono radunati i profughi delle altre città distrutte dall’esercito siriano e dai suoi alleati. Proprio lì Bashar al-Assad intende lanciare una massiccia offensiva.

“Da ieri la situazione è molto difficile”, ha raccontato a TPI.it Hamad Al Ramadan. “Qui tutte le persone, civili, famiglie e bambini, non sanno come sarà la situazione nelle prossime ore o domani”.

“In qualsiasi momento il regime siriano, i loro alleati russi e le milizie iraniane lanceranno quello che chiamano ‘l’attacco finale su Idlib’. Ma qui si trovano oltre 4 milioni di civili”.

L’attivista descrive una situazione di massima incertezza e paura.

“Le persone sono spaventate. Sanno che nessuno bloccherà Assad quando scaglierà le sue forze contro i civili. E sanno già quale sarà la situazione quando inizierà l’attacco. Sarà lo stesso scenario che abbiamo visto nella Ghouta o ad Aleppo o a Daraa, Deir el-Zor e Palmira”.

Hamad racconta che ieri ci sono stati oltre 25 raid aerei russi e oltre 40 bombardamenti, che hanno provocato la morte di 18 civili, tra cui 5 bambini e 4 donne.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito Siria e Russia che una “pioggia di missili” su Idlib potrebbe causare un “massacro”.

Il leader turco ha ricordato che “lì vivono 3,5 milioni di persone”, e, in caso di attacco, ci sarebbe una nuova ondata di profughi verso la Turchia.

Ma l’avvertimento non è servito a fermare i raid russi, che secondo Hamad hanno preso di mira i civili, colpendo in particolare scuole e mercati.

“Nelle ultime 24 ore i bombardamenti non si sono fermati”, racconta l’attivista. “I raid russi sono stati di giorno, ma nella notte sono continuati i bombardamenti del regime e gli attacchi delle milizie iraniane nei villaggi tra Idlib e Latakia, cioè la zona a ovest di Idlib”.

Dalla città, racconta Hamad, non ci sono vie di fuga. E anche se ci fossero, secondo lui evacuare i civili non potrebbe essere la soluzione.

“Ci sono oltre 4 milioni di civili, e la maggior parte di loro sono sfollati provenienti da altre città che hanno sostenuto la rivoluzione: Ghouta, Aleppo, Raqqa, Daraa, Deir el-Zor, Palmira e altre”.

“Ora ci sarà l’ultimo e il più grande attacco. I civili sono spaventati perché sanno che i leader del mondo e le Nazioni Unite resteranno ancora una volta a guardare come Bashar al-Assad uccide i civili ogni giorno”.

“Nessuno gli dirà di fermarsi, nessuno gli chiederà perché uccide i civili”, dice Hamad. “Lo fa perché hanno supportato la rivoluzione”.

Hamad non esclude che possa esserci un attacco chimico del regime nei prossimi giorni.

“Assad, la Russia e l’Iran faranno di tutto per prendere il controllo di questa zona. Potrebbe esserci un attacco chimico. Lo hanno già fatto in passato”, ricorda.

Proprio la provincia di Idlib ad aprile 2017 è stata teatro di un attacco chimico del regime siriano che ha colpito la città siriana di Khan Sheikhoun (qui la mappa degli attacchi con armi chimiche in Siria).

In quell’occasione, il gas sarin ha ucciso circa cento persone, tra cui numerosi bambini.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto sapere che gli Usa risponderanno “rapidamente” se il presidente siriano Bashar al Assad userà nuovamente armi chimiche.

Intanto, per venerdì è prevista una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere dei raid russi su Idlib, come ha annunciato l’ambasciatore americano all’Onu, Nikki Haley.

Attualmente, racconta Hamad, ci sono servizi medici e cibo a Idlib. Ci sono anche molti campi per gli sfollati. “Non è la situazione ideale, ma arrivano anche aiuti dal confine turco”, dice.

Anche i Caschi Bianchi siriani si trovano nella zona. “Sono come angeli in Siria e provano a fare del loro meglio”, dice l’attivista. “Ma dopo, se ci sarà l’attacco, i primi obiettivi saranno proprio gli ospedali e le scuole”.

Nella zona ci sono anche piccoli gruppi di miliziani jihadisti del gruppo Fronte al-Nusra. “Controllano solo alcuni villaggi a est di Idlib, non tutta la zona come sostiene Assad”, precisa Hamad.

“Evacuare i civili non è la soluzione”, ribadisce. “Prima di tutto non ci sono altri posti dove tutte queste persone possano andare. E poi questi civili sono già stati sfollati da altre città. L’unica soluzione è che qualcuno fermi questa azione criminale di Assad, Putin e Rouhani”.

“Un ultimo messaggio da tutti i civili qui a Idlib e dai loro bambini”, vuole concludere Hamad. “Tutte le persone che vogliono aiutare i civili e proteggere l’umanità in Siria e a Idlib: fermate queste azioni criminali di Assad e Putin. Dite loro di fermare questi attacchi contro i civili. Qualcuno dovrebbe punirli per tutti i civili che hanno ucciso e le città che hanno distrutto. Questo è il messaggio da tutta la popolazione civile di Idlib”.

Leggi anche: Siria, armi chimiche: come funzionano e come difendersi da un attacco
Leggi anche: Io, sopravvissuto a un attacco chimico in Siria, vi racconto cosa si prova
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