Le forze governative dichiarano il fallimento della tregua in Siria
Secondo Staffan de Mistura, inviato dell'Onu per la Siria, Damasco non può dichiarare il fallimento della tregua, poiché solo Stati Uniti e Russia, possono dichiararlo
Le forze siriano hanno dichiarato che il cessate il fuoco è fallito e hanno detto che riprenderanno a combattere, per “continuare a svolgere i propri compiti nazionali nella lotta al terrorismo, al fine di riportare la sicurezza e la stabilità nel paese”.
Intanto Russia e Stati Uniti si sono incontrati a Ginevra per provare ad estendere la tregua, iniziata lo scorso 12 settembre. Secondo Staffan de Mistura, inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, il paese non ha alcun titolo per dichiarare il fallimento della tregua, dal momento che solo chi l’ha annunciata, ovvero Stati Uniti e Russia, può dichiararlo.
Il Segretario di stato Usa, John Kerry, ha detto che è troppo presto per dichiarare il fallimento del cessate il fuoco. Ha aggiunto poi che la fornitura di aiuti umanitari prevista dal piano non è ancora avvenuta del tutto. Ma sia l’esercito siriano che i ribelli si sono detti pronti a tornare sul campo di battaglia.
Damasco ha accusato i “gruppi terroristici”, ovvero tutti i gruppi ribelli secondo la definizione che ne dà il regime di Assad, di aver sfruttato la tregua per riarmarsi e di aver violato il cessate il fuoco almeno 300 volte.
Oggi un convoglio di aiuti con cibo, acqua e forniture igieniche, è arrivato nella città assediata di Talbiseh, nella provincia di Homs, secondo quanto riferisce la Croce rossa. Ma la maggior parte degli aiuti umanitari non sono ancora arrivati a destinazione, ovvero ai quartieri orientali di Aleppo nelle mani dei ribelli, dove 275mila civili sono bloccati senza accesso a cibo o medicine.
Il cessate il fuoco è il secondo negoziato da Washington e Mosca da quando la Russia è intervenuta nella guerra al fianco di Assad. Questa tregua potrebbe essere l’ultimo tentativo dell’amministrazione Obama di porre fine alla guerra in Siria prima della fine del mandato.
La situazione si era fatta tesa nel weekend scorso quando un raid aereo della coalizione guidata dagli Stati Uniti ha ucciso decine di soldati dell’esercito siriano nei pressi dell’aeroporto di Deir ez-Zor, in Siria, sabato 17 settembre 2016.
Le forze armate americane hanno interrotto il bombardamento, cui partecipavano anche jet australiani e britannici, su quella che ritenevano essere una postazione dell’Isis dopo che la Russia li ha informati che erano stati colpiti mezzi e soldati del governo siriano. Ma Damasco crede che l’attacco fosse intenzionale. L’incidente ha innescato un’accesa e aspra diatriba tra Washington e Mosca.
La seconda ha accusato gli americani di aver deliberatamente colpito le forze del presidente siriano per far naufragare l’accordo sul cessate il fuoco e ha convocato per la sera stessa una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.