Siria, 16 bambini uccisi da raid russi a Idlib
In Ghouta i bombardamenti siriani provocano 56 morti, tra cui 14 bambini
Almeno 20 civili, tra cui 16 bambini, sono rimasti uccisi il 21 marzo 2018 a Idlib, nel nord-ovest della Siria. Lo ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani.
E anche in Ghouta orientale, alla periferia est di Damasco, si è registrata l’ennesima strage. Secondo quanto riferito dai Caschi bianchi, gli uomini e le donne della Siryan Civil Defence, un’organizzazione fondata nel 2013 per aiutare le vittime del conflitto siriano, 56 civili, tra cui almeno 14 bambini sono morti in seguito a una serie di bombardamenti condotti dalle forze fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad.
A Idlib i raid hanno colpito il villaggio di Kafar Batikh, in un’area rurale della provincia.
In precedenza, i Caschi bianchi avevano denunciato l’attacco parlando di 13 vittime in totale. L’ong siriana attribuisce la responsabilità del raid all’aviazione russa.
Secondo quanto riportato, l’attacco aereo ha ucciso i bambini mentre fuggivano dalla scuola in cui stavano seguendo le lezioni.
Già il 20 marzo altri raid aerei russi avevano colpito un campo per sfollati interni nella città di Has, a sud ovest della località di Maarat al-Nuaman, nel sud della provincia di Idlib, uccidendo 10 civili e ferendone altri 17.
Il governatorato di Idlib è una delle zone di de-escalation stabilite da Siria, Russia e Iran durante il processo di pace di Astana ed è vietato condurre attacchi aerei in quest’area.
La zona è controllata dal movimento armato islamico ribelle Hayat Tahrir al-Shaam, composto in parte da ex combattenti del ramo siriano di al-Qaeda, ed è la più grande area che non è sotto il controllo del regime né di gruppi armati ribelli finanziati dall’Occidente.
In Ghouta ad essere presa di mira è stata invece la città di Douma, la più estesa dell’enclave ribelle ormai riconquistata all’80 per cento dal regime siriano.
Il 20 marzo un altro attacco aereo aveva condotto dall’aviazione siriana sulla città di Arbn aveva provocato la morte di decine di civili, tra cui 15 bambini. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, tre missili avevano colpito una scuola, facendola crollare su un sotterraneo usato come rifugio.
La Ghouta orientale dal 18 febbraio 2018 è bersaglio della potente offensiva delle forze fedeli ad Assad, che hanno ucciso finora quasi 1.500 civili, tra cui oltre 300 bambini.
Il 18 marzo 2018, a un mese esatto dall’inizio dell’offensiva, il presidente Assad ha visitato per la prima volta la Ghouta, congratulandosi con le proprie truppe per aver “salvato Damasco”, bersaglio di proiettili e razzi sparati dalla roccaforte ribelle negli ultimi mesi.
La scorsa settimana il governo siriano e la Russia, suo alleato, da una parte, e gli insorti, dall’altra, hanno concordato grazie alla mediazione delle Nazioni Unite di consentire una massiccia evacuazione di civili dall’enclave.
In pochi giorni oltre 70mila persone sono fuggite dai territori ancora controllati dai ribelli.
Secondo il ministero russo della Difesa, le proporzioni dell’evacuazione sono maggiori: solo ieri, 19 marzo 2018, Mosca ha calcolato oltre 80mila persone che hanno lasciato la zona sotto assedio.
Quattromila civili sono fuggiti soltanto dalla sacca di resistenza a sud della Ghouta orientale, controllata dal gruppo armato Faylaq al-Rahman.
Questo settore “è in attesa dell’annuncio di un accordo tra i ribelli di Faylaq al-Rahman e la Russia, riguardante l’evacuazione dei ribelli nel nord della Siria”.
Il portavoce del gruppo Wael Alwane ha riferito di “colloqui” con una delegazione dell’Onu, sottolineando che “sono in corso i preparativi per negoziati seri per garantire la sicurezza e la protezione dei civili”.