Si parla sempre meno di Siria, ma il governo di Assad massacra ancora i suoi civili
Nel Ghouta orientale la nuova offensiva del regime di Assad ha provocato la morte di 250 persone e il ferimenti di altre 1.200. Ecco cosa succede
Nel febbraio 2018 il bilancio dei morti e dei feriti tra i civili in Siria è tornato a crescere.
Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come
Nell’enclave di Ghouta, controllata dall’opposizione siriana, centinaia di persone sono state uccise o ferite negli ultimi giorni. Erano tre anni che non si assisteva a un simile bilancio di morti e feriti.
Quattro ospedali sono stati bombardati nella giornata di lunedì 19 febbraio nel Ghouta orientale, area assediata per anni dal governo di Bashar al-Assad e sottoposta a devastanti attacchi chimici.
“Siamo di fronte al massacro del 21esimo secolo”, ha detto un medico che vive nella zona. “Se il massacro degli anni ’90 fu Srebrenica, e i massacri degli anni ’80 furono Halabja e Sabra e Chatila, allora il Ghouta orientale è il massacro di questo secolo in questo momento”.
“Poco tempo fa un bambino venne da me che era blu in viso e respirava a malapena, aveva la bocca piena di sabbia. L’ho svuotata con le mie mani. Non penso che quello che facciamo sia in nessuno dei manuali di medicina. Un bambino ferito che respira con polmoni di sabbia. Hai un bambino di un anno, che hanno salvato dalle macerie e respira sabbia, e tu non sai chi sia”.
“Questa è una guerra? Non è una guerra. Si chiama massacro”, ha proseguito.
Dopo sette anni di guerra, con i relativi interventi da parte di potenze regionali e globali, la crisi umanitaria è aumentata invece di diminuire, poiché le forze leali al regime di Assad e i suoi sostenitori russi e iraniani cercano una vittoria militare assoluta invece di una soluzione politica negoziata.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il bilancio delle vittime è il più alto dall’attacco chimico del 2013 nel Ghouta orientale, che secondo gli attivisti ha ucciso circa 1.400 persone.
“A Ghouta siamo colpiti da attacchi aerei da più di cinque anni , non è una novità. Ma non abbiamo mai visto nulla di simile a quest’ultima escalation”.
Chi vive nel Ghouta orientale
Vari gruppi ribelli islamici controllano il Ghouta orientale, incluso Hayat Tahrir al-Sham, che prima di rinunciare ai legami con al Qaeda era noto come Jabhat al Nusra.
Le forniture mediche, già scarse a causa dei lunghi assedi, sono diventate praticamente impossibili da reperire.
Quasi 400mila persone vivono nel Ghouta orientale. Rappresentano il 94 per cento di tutti i siriani attualmente assediati, secondo le Nazioni Unite, e molti hanno un disperato bisogno di aiuti umanitari.
Gli attacchi nel Ghouta orientale nelle scorse settimane hanno provocato una protesta internazionale.
Le Nazioni Unite hanno ripetutamente chiesto la cessazione delle ostilità per consentire le consegne di aiuti umanitari e l’evacuazione di malati e feriti, ma al momento i convogli di aiuti non possono entrare nell’area.
Da quando l’Isis ha perso posizione, le forze siriane del presidente Assad, sostenute dalla Russia, stanno avanzando per riprendere il controllo delle roccaforti dei ribelli in paese.
L’offensiva nel Ghouta orientale si sta sviluppando parallelamente a una campagna nella provincia nord-occidentale di Idlib, un’altra cosiddetta zona di sicurezza che ospita più di un milione di sfollati interni.
I residenti dell’area sono convinti che ciò che sta succedendo sia simile all’offensiva del 2016 ad Aleppo, quando i ribelli e i militanti dell’ISIS vennero stati espulsi da un’offensiva governativa che ha ridotto gran parte della città in macerie.
Alcuni analisti sostengono che potrebbero essere uno dei peggiori attacchi nella storia della Siria, persino peggiore dell’assedio di Aleppo.
Il governo siriano e la Russia hanno intensificato una campagna aerea per sottomettere l’area dei ribelli e non è escluso un imminente attacco via terra.
I residenti dell’aerea hanno descritto gli eventi come un attacco a tutto campo contro civili e infrastrutture per costringere a una resa, una tattica usata nelle precedenti battaglie del conflitto in Siria. Il governo sostiene che ci siano pochi civili nella Ghouta orientale e che quelli che rimangono sono tenuti come scudi umani.